:: Accio e Sara Cardellino: Autoritratto Ritratti con proverbi vernacoli. |
(Venezia, 16 giugno 2020) - Sara ha con me, Pinocchio in grigio, discretamente bugiardo e ancora capace di ficcarsi in guai, pure ingenuo rispetto a ogni ferinità furba di volpi e gatti, essendo un po’ scemo (e la mia vicenda nel reale in rete l’ha dimostrato ampiamente, dice lei severa) si veste, per rima e postura da Fatina Cardellina Turchina porgendomi consigli e redarguendomi per rendere “carne” un minimo intelligente quanto è “legno”: cioè la zucca! E gentilmente - ciò mi garba tanto, dice che se ricordo Pinocchio, il còre l’ò sempre avuto di carne non certo di leccio o castagno - mi consiglia evidenziando i "difetti" che mi trascino dietro o quanto potrei fare diversamente. A questo punto, s’è destino che dall’amore seme, ricavi polpa di frutti - poi che abbian sostanza o siano asprigni che maturino o restino verdi che caschino a tèra o stiano sul ramo frondoso questo è altro discorso - ò pensato stamani - e rivelare il Vernaolo a Venezia è già qualcosa di straniante a parte la “V” in comune - di pitturare con proverbi vernacoli toschi autoritratti: per ir Pinocchio sessantenne ch’à scollinato i 65 e per la Fatina Cardellina più giòvanina: a volte pure Grillo parlante dialetto veneto da schiaccià col martello del nervoso. Sia detto. Iniziamo.
1 A SCAPP’ E FUGGI. Svolgere qualcosa in “fretta e furia, velocemente”. Ampliando compiere azioni senza impegnarsi più di tanto senza dedicargli troppo tempo: anche evitando con costanza un progetto finalizzato a qualcosa di tangibile che poi dia senso all’insieme. Qui Cardellino si riferisce alla mia scelta di operare in generi temi letterari brevi seppure in continuazione e in immagini pitturate e fotografate ma realizzate velocemente. Da una vita. Non è un caso afferma, ti manchi il romanzo vasto e un ciclo pittorico che sia definito concluso. Tutto continua rapidamente realizzato in racconti brevi aforismi poesia diario frammenti parola-immagine, dipinti tecnica mista a migliaia ma oli su tela grande qualche centinaio - ci vuol tempo neh! - dunque carta cartoni piccole tele. E poi fotografie basta un clik però mai accorpate in serie stampate. In cicli definiti temi volti paesaggio realismo surreale. Tutto disperso nel Kaos! A scapp’ e fuggi. La traduco. Mi dico monologante in interiore. Mentre seduto sul divano di sala, ove sto beato col mi’ fumetto di Zagor, prima che iniziasse l’analisi: con lei dietro le mie spalle, in cucina (ove non vòle entri a portar parapiglia pisana sui cibi veneti, e poi il campanilista son’io!), manco fosse Freud cuciniera. Mi arrostisce le orecchie. Sara... fo ir tutto a scapp’ e fuggi però gl’è ven’uo bene istesso. Non credi? Ma se son fatto ‘osì è segno che la Lotta Continua in esta mànera. Il tuo è un “estremismo malattia infantile del comunismo estetico”, Lotta Continua che porta alla rovina, rima; ti rispondo parafrasando il tuo Lenin, la rivoluzione necessita di logica. Hai inteso Accio? Eccome se ò inteso. Forse m’aspetta il “ritorno all’ordine” classicista? Al sistema dopo le vocazioni irrazionalistiche scioppenauer kikkegardiane facendomi hegeliano? La pittura ad olio da cavalletto che dura anno mesi invece che ore e giorni con acrilico acquarello china? Alla foto meditata in ciclo rappresentata invece di scatti alla Scapp’ e Fuggi? O più prosaicamente, lasciare il Paese del Balocchi, dove rischio sempre di diventare Ciuco, per accettare gli inviti della Fatina Cardellina che assai più giovine più di me ha però più saggezza in cucina e nelle arti?
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