:: Accio fotografo: Sara sul Bastione di San Colombano rende il tempo arcano. Foto fiaba 2010/2020 |
(13 Luglio 2010) - Ritrovo, tornato da Trieste-Venezia a Vecchiano, nelle soffitte del cascinale, un pacco di stampe fotografiche. Nel 2010 ancora fotografavo, testardo, episodicamente, con la reflex tradizionale. Con la mia antica Nikon FM2. Rullino e sviluppo in camera oscura. Se mi fossi affidato completamente alla digitale, come pure facevo, una di queste immagini, pendente nel lampione ringhiera, che riguarda Sara Esserino-Cardellino a Lucca, sul Bastione di San Colombano, nel luglio 2010, dieci anni fa, non l’avrei tra le mani. Allora fotografavo a caso, in fretta, luoghi con assenza di persone, sia sconosciute, sia a me legate in amicizia amore. Scattavo sapendo di sfocature, immagini senza attrattiva, senza pensarle. Avevo alto nervoso per il rifiuto di Sara a farsi ritrarre, se non dietro complesse trattative o furti non rivelati e se scoperti perdonati a caro prezzo. Ma come sempre mi accade, il dato biografico di coppia (come non ricordare Fabio Nardi con Karoline Knabberchen riguardo alla foto alla parola!), mi suggerisce, mi suggeriva, mi suggerì sviluppi estetici, che stamani, nello studio in questo luglio 2020, conto di afferrarne echi. Giunsi alla convinzione che certi luoghi "fotografati, casualmente", sono come specchi destinati ad impolverarsi, consegnati all’oblio. Che chissà se mai torneranno a dire qualcosa nel loro riflesso a chi li catturò. La fotografia può rappresentare nitida o sfocata assenza di persona, di ogni soggetto, proprio perché questa assenza, metti al culmine di una salita di scalini che porta alle Mura di Lucca, al Bastione di San Colombano alberato, è il soggetto attivo occultato dell’immagine, sottratto al campo dell’inquadratura, e può tornare rivedendo la fotografia come racconto possibile. La sorpresa è stata, stamani, scoprire, dieci anni dopo, che in realtà Sara c’è. Minuscola. In alto. Coi capelli raccolti in treccia. Faceva caldo sicuramente. E se ricordo giusto giorni dopo se li tagliò a caschetto contro la calura. Consegnandosi non alla fotografia bensì ai dipinti a fumetto o espressionisti. Che poi è diventato il suo volto canonico in molte avventure disegnate e scritte. La foto in questione torna dal Tempo Consumato colma lo iato decennale diventa palcoscenico di erbe piante figura di donna sfuggente. La fotografia che possiamo chiamarla “Salita di donna nel luglio 2010 conclusasi nel luglio 2020 sul Bastione di San Colombano” è una forma di ricomposizione simbolica della vita. Il punto focale il legame d’amore tra la donna e il suo fotografo. Ella non volendo nella foto apparire, eppure c’è, rende la sua presenza ancora più decisiva e inconsumabile nel tempo che si somma.Allora sara Esserino, oggi, Sara Cardellino. Forse questa fotografia è anche una fiaba.
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