:: Sara Cardellino: Io bella addormentata, Tu con gli occhi chiusi. La tragedia di Lalo di Karoline Knabberchen... |
SARA CARDELLINO (La tragedia di Lalo e di Karoline Knabberchen negli eventi legati all’olandese volante del gennaio 2017….) Mi offri un ruolo salvifico nella tua vicenda recente. Perché ho risposto alla tua richiesta di aiuto rammentando “Il Patto” che avevo assieme a te firmato. CLIKKA: (“Sono in pericolo Sara, ho bisogno di te”). Sono giunta a Vecchiano la Domenica delle Palme. Tua madre era in ospedale e rischiava di morire. Tu stavi morendo in altra maniera. La tua morte non era dovuta a problemi estetici, non te ne importa niente, ma se ti conosco, a come le due tragedie della tua vita, la morte della poetessa svizzera Karoline Knabberchen per suicidio (20 AGOSTO 1984, Lofoten) e di tuo padre Lalo sotto a un albero al Campo della Barra in Val di Serchio (12 giugno 1995), che hanno segnato il tuo essere, erano state sconfessate, buttate in un canto, come esperienze estetiche alle quali la persona a cui le avevi affidate - per custodire come aveva richiesto files e dattiloscritti - non prestava più interesse. Aveva scoperto altri interessi letterari. Pronta addirittura a cambiare nomi e luoghi e tempi pur di farli collimare con la teoria estetica alla quale si era consegnata. Ma per te l’OLandese Volante i generi in essi dispiegati, le stesse vicende della donna con cui lo inventasti, non erano letteratura erano la vita reale.
Qui nasce il tuo dolore, sgomento, le grinfie mortali sul tuo capo. Ti sei sentito tradito nelle fondamenta del tuo vissuto. Su questi eventi tu hai costruito la tua esperienza nelle arti. Io lo so! Non avresti potuto che soffrire scoprendo che erano state un esercizio letterario per la persona a cui le avevi affidate in cura. E non avendone ricavato un libro da pubblicare. Si cercavano altre esperienze.
Da Karoline Knabberchen hai imparato che è il sacro che vale non l’estetica. Da tuo padre che il capitalismo va combattuto nella produzione di parole e scritti fino a negare un uso come merce della creatività. Due posizioni estreme. Quasi folli. Nessuna persona è tenuta a seguire la tua prassi. Ma chi un tempo le riconobbe come adatte anche a se stessa, alla sua biografia, con i personaggi della sua famiglia triestina, doveva dirti perché non lo erano più. Guardandoti negli occhi. Non penso tu esageri se ti sei sentito un Jesse James. Del resto sei vissuto di queste mitologie western, dei Corsari di Salgari, dei Moschettieri di Dumas, del Melodramma di Puccini e Wagner. Di scrittori come Jack London di poeti come Majakovskij. Di Donne come Jeanne Hèbuterne. Mi hai dato il nome di Sara Cardellino. Dopo che portai dal 2009 fino al novembre 2011 (quando ci separammo a Villa macoltenta sul Brenta) quello di Sara Esserino. Stavo entrando per la seconda volta nel tuo cuore e tu altrettanto nel mio. Ti ho scritto, recentemente ricorrendo a Federigo Tozzi, che ben conosci avendo anche dipinto e illustrato i suoi romanzi, per dirti che in questi sei anni, con L’Olandese Volante e verso quanto c’era attorno allo scafo, diciamo così, sei stato “Con gli occhi chiusi”. Hai voluto “vedere” ciò che non c’era! Quando è arrivato il Male, la verità col suo disincanto, ti sei aggrappato allora al Cancello Verde di casa tua, a Vecchiano, e da lì, mi hai cercata. Voglio confessarti, oggi, dato che scrivi che seguirai i miei suggerimenti per lasciare al suo destino questa triste vicenda di sei anni di Olandese Volante nei suoi esiti ad inizio anno, che se tu sei stato “Con gli occhi chiusi” io son stata “La bella addormentata”. Siamo pari. Per questo siamo assieme per la seconda e decisiva volta. Mi hai sempre detto che tu sei “scemo”, bien!, lo sono anch’io, “scema”. Mi sono convinta, e tu forse lo sai prima di me, che il bello, l’amore assoluto, deve essere per metà scemo, folle, inaudito. A questo punto la tua scelta scema di non pubblicare libri, di non esporre dipinti, prende senso. La tua scemenza è premiata, gli occhi sono riaperti, e puoi vedermi. Io svegliarmi, un po’ sublime un po’ scema, perché t’aspettavo. Che tu giungessi a risvegliarmi.
Ti dedico “La Bella addormentata" di Ciaikovskij. Il balletto del maestro russo è un miracolo di forma e contenuto. La “Bella addormentata”, secondo me ancor più del “Lago dei cigni”, raggiunge un equilibrio tra le esigenze coreografiche e il tessuto musicale che rasenta la perfezione. Il collegamento dei temi principali con la suadente melodia caratterizzante la Fata dei Lillà con il dirompente grottesco quasi scherzo della perfida Carabosse, grazie all’arte della variazione e alla genialità delle combinazioni strumentali, in cui eccelle Ciakovskij, porta l’orchestra a diventare duttile armonica suggestiva come la migliore fioritura primaverile può esserlo. Ti ricordo che nel 2009 ci conoscemmo a fine maggio e nuovamente nella primavera di quest’anno siamo tornati a intrecciarci. Possiamo riconoscerci, mentre tu vieni a svegliarmi, trovando la strada con gli occhi aperti (Sara Cardellino è convinta che la mia vita in estetica sull'Olandese Volante, negli ultimi sei anni, sia stata "Con gli occhi chiusi", come nel romanzo di Federigo Tozzi per il protagonista Pietro. E per questo m'invita a cessare questo modo di vivere per dedicarmi fondamentalmente ad altro. Sono convinto abbia ragione. Così farò! NdC), nella danza ritmica definita come il walzer dei paggi e delle fanciulle, con gli ingressi “obbligato” dei clarinetti, dei fagotti, del corno inglese e dell’arpa. Possiamo accettare e benedire i ritmi sincopati e le frasi irregolari, perché ciò offre a noi due la guida più sicura intendendo ogni strumento che ci libera dal passato e, il valore, concertatore di Ciaikovskij, sempre per le nostre biografie. Le sonorità nelle varie sezioni, il timbro corrusco e possente degli ottoni russi, il calibro del quintetto d’archi, le filigrane dei flauti la raffinatezza delle arpe, la personalità complice dei legni… tutto ti conduce a me. Al bacio che mi darai con le parole che mi risveglieranno: Sara ho bisogno d’aiuto!
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