:: L’Indagatore dell’Incubo pittorico. Il caso del cipresso spezzato col dente nel muro sigillato. Laforgue Böcklin De Chirico. |
JULES LAFORGUE LAMENTO DEI PINI ALTI IN VILLA ABBANDONATA a Baden Ner tempo intiero ir sole-mio torvo l’altrieri brumoso-tignoso à impreato, e lo ventu s’è smesso sortanto ner mattino, epperò eccoquì laggiù dai ‘olli ci guarda l’occhio sacrato che intende sbaraglià mucchi di bitume!
-Oimmena stroppiato ventilato in danze di diamanti, anco rosa, m’avete ingaboiato ; e di siuro non nacqui di sette mesi per sta’ robba.
-Ir burrascoso alito fino ar mattino pieno non si smorza. Oimmena este percussioni di tosse del postumo caos abbellito,
-Prati e boschi venduti! Chissà in che numero che servili, impilavano miei guanti, a mucchi, nell’ora, presente, delle argenterie-rie a mìa!
-Diradando le panciute bituminose ar piè der cielo che in erezione strisciano sospinte da scuri Miserere!
-Ridacchiando, a braccia ignude tra i frutti cangiano dita ai loro anelli; come le nostre plaghe-piaghe d’appartenenza nottate per loro vaghe!
-Oimmena! Questi assedi tossicchianti der caos postumo, sgoliamoci come Memnone, il sole vien filtrato,
-e il sottoscritto, io Lafo sto in esto crudo letto che si sporge in stanza d’arbergo, mesta ‘amera, solitario, sballonzòlato ner mezzo agli accigliati venti, a nuvembrata.
-E ‘onsolando dai ghiacci spifferi oscuri Miserere, della nuvolaglia fuggente lontan schiuma asciugaraglia.
-Ehi poetessa Berta con palpebre esperte di lillà, tu che ir Padreterno pregavi ch’io tornassi qua, in Provincia glocale, sposata sei omai, e chissà laggiù che fotti-fai?
-Memnoni misto lenoni, ventriloquiamo-web! L’astro vien pixellato e rieccolo, der tutto autentio, esumarsi!
-Oh oh oh ! Che vento pinoso! Dico addio al sonno; Diomio, fino ad esto punto son malato-assai! Oh oh oh! La solerte finestra esposta al tornato bòn sòle, a Baden.
-Rompe le dighe! Sovra i terreni arati sfumacchianti! Santo sacramento! E Labarum delle Nox Irae!
-E, solo in tutto e per tutto nel tutto, a Montmartre me ne vaggo in quinta classe, fra non molto, lontano da mi’-pà da mi’-mà che sotterrati son stesi in Alsazia.
JULES LAFORGUE À Bade. Tout hier, le soleil a boudé dans ses brumes, -Ah ! Vous m'avez trop, trop vanné, -Le vent jusqu'au matin n'a pas décoléré. -Prés et bois vendus ! Que de gens, -Délayant en ciels bas ces paquets de bitume -Elles, coudes nus dans les fruits, -Oh! Ces quintes de toux d'un chaos bien posthume, -Et moi, je suis dans ce lit cru -Qui, consolant des vents les noirs misérérés, -Berthe aux sages yeux de lilas, -Memnons, ventriloquons ! Le cher astre a filtré -Oh ! Quel vent ! Adieu tout sommeil ; -Il rompt ses digues ! Vers les grands labours qui fument ! -Et bientôt, seul, je m'en irai,
Quest’azzardosa traduzione da il Laforgue dei “Compianti”, ritrovata con altre, in quaderni incassati, da Sara Cardellino, risalenti a metà anni Ottanta, ricostruisce un tassello per il personaggio “L’INDAGATORE DELL’INCUBO PITTORICO”. Pari pari nel titolo, ma solo nel titolo, preso da Dylan Dog di Tiziano Sclavi. Il quale, come raccontato nell’indagine sul triangolo “Gauguin Madelaine ed Emile Bernard” (a breve sull’Olandese Volante antologia) si ficca in investigazioni pericolose per la sua salute mentale, l’equilibrio, rischiando parecchio in agguati da parte di fantasmi mostri presenze poco disposte a rivelare segreti e misteri legati alla pittura impastata con parole che sospinsero protagonisti al tragico all’eroicomico anco a buffonerie commedianti da nascondere. Da non rivelare tantomeno ad un “investigatore” decisamente in cerca di guai.
In questa poesia di Laforgue m’interessò il paesaggio, evocato con pini, e la villa abbandonata. Per collegarla all’indagine che andavo compiendo sui pini e soprattutto i cipressi che i pittori tedeschi come Schirmer e Böcklin avevano introdotto nei loro dipinti. Sostituendo nei miti classici e greci evocati le piante a chioma rotonda con questi svettanti esemplari. Come fa nei dipinti "Cipressi" e "Presso Tivoli", 1840, Johann Wilhelm Schirmer; Arnold Böcklin con “Rovina di una villa sul mare” II, 1864; come fa De Chirico ne “La partenza degli Argonauti” dipinto del 1909. Mi dedicai da giovine, anche con l’Indagatore dell’Incubo pittorico a indagini sulla “Grecità” che nel mistero si sa e non a tutti si dà. Per certo non l’agguantano chi, anche oggi, pensano che per scrivere sul mito greco, si necessiti o di abitare in Grecia o di calcarne la mitologia in spropositati poemi. Con parentele fino all’imitazione con i poeti nazionali novecenteschi greci. Corbelleria. La porta d’accesso è quella ideata-scoperta da Savinio De Chirico Boeklin fino alle performance di Joseph Beuys Luigi Ontani e Salvo. Sulla scia, Boeklin e De Chirico, dei pittori tedeschi in Italia come i Deutsch Romer e i Nazareni ottocenteschi. Io sono capitato su questa pista, come Indagatore, per una vicenda attinente alla mia biografia. Vissuta da adolescente. Avevamo a Vecchiano, davanti al cascinale, un cipresso alto e svettante. Un filo legava il tronco alla facciata della casa per stenderci i panni. Una notte di burrasca un fulmine colpi il filo di ferro. Spezzò il tronco all’albero e finì per colpire le mura. Provocando boato buco fumante tra pietre. Il mattino dopo tra la calce le schegge apparve un dente lì murato. Di chi era quel dente molare? A cosa rimandava? Chi l’aveva estratto o trovato o rimandante ad altra persona perché lì l’aveva fissato affinché mai nessuno ne sapesse la presenza? Questa indagine con i dipinti e i suoi esiti l’ho narrata a Sara Cardellino. Diventata Misteriosa Dama R con Laforgue. Si è spaventata ma era curiosa come una bimba. Tornavamo nel cascinale al fòo der ‘amino, a notte, a marzo 2020, in qualche atmosfera paesana di Fucini o nordica alla Theodor Storm. Il finale non glielo ò rivelato. Non lo scrissi. Forse lo reinvento. Perché l’Indagine la proseguo. E le soluzioni dei casi, per l’Indagatore dell’incubo pittorico, non sono mai univoche. Troppo forte, in quelle notti, averla accanto mentre potevo essere quello che sono al meglio: e cioè narratore orale, come ir mi’ babbo ‘ome ir mi nonno. Tornavino utili le scarpinate per musei in Italia e all’estero. E Laforgue tradotto alla mi’ maniera è diventato fondamentale, con le evocate brume, per risolvere, o almeno avvicinare di più, il “caso” del dente murato nella facciata nella mi’ ‘asa, di siuro evocante fatto brumoso scuro gotico. E il cipresso spezzato dar fulmine coi cipressi dei pittori utili per distrìa ner mito greco paesano in metafisia e surrealtà cotanto mistero. Ir ‘Ardellino è ripartita, per Venezia, con nella bauliera i mi’ dipinti di pini e cipressi e la piccola tela dove interpreta la misteriosa Dama R che dopo giorni brumosi, der virusse, sta nel giallo portafortuna però meditabonda sul pericolo che ancora incombe.
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