:: Claudio Di Scalzo: Web e Covid-19. Con "Bisbiglio e Vespero" di Giovanni Boine. Foto di Sara Cardellino. Riflessione finale sui Fantasmi sui Morti. |
-Questa è la prima e unica volta che scrivo sul COVID 19 che ricade sul Web. -Quanto ritengo, FONDANTE, per me dopo lunga esperienza on line con blog siti portali giornalistici ideati - VENTI ANNI pari pari - che va a finire (come mia prassi varcati i 20 anni e di ciò non sono affatto fiero: ritengo il tempo dato alla Rete TEMPO BUTTATO VIA! Inutile. Che mi ha ingarbugliato - fatto soffrì in maniera-scema! - i sentimenti fondamentali di Amore Comunismo Famiglia Figli Amicizia. Maledetto-mé idiota da picchià la testa ner-muro) nei modi che ho usato finora (iniziai nel 2000) è che il Web, i social, rendono tutto banale in scadenza inutile per la lotta di classe e se rivolto a sentimenti virtù vizi altrettanto inutile. Quindi rientra in ciò sia se scrivo di Comunismo come di Cultura come di Amore. Anche il Romanzo Transmoderno “ACCIO e CARDELLINO” rientra in questa inutilità che vien reso scontato per quante invenzioni stilistiche e nei segni possa ideare. Se pubblicato a stampa (sarebbe lo stesso) esposto in mostre, pure in importanti gallerie, stessa sorte! -Del destino della Parola scritta anche di Fede e Religiosa pronunciata custodita se ne resero conto i poeti crepuscolari degli anni dieci così come il poeta e saggista GIOVANNI BOINE (1887-1917). In genere c’era qualcosa di aristocratico in questa critica alla poesia alla letteratura: a volte di borghese al cubo quando non reazionario. Gli unici, secondo me, che non corrono questo pericolo sono FLAUBERT che raccoglie lo SCIOCCHEZZAIO il DIZIONARIO DEI LUOGHI COMUNI definendo l’epoca sua della BÊTISE-STRONZATA e che rende protagonisti della cultura Bouvard et Pécuchet due scrivani idioti; BAUDELAIRE che coniò il SALON CARICATURAL; PALAZZESCHI con l’Uomo di Fumo e CHI SONO?; DUCHAMP con gli oggetti trovati. -Oggi vale casomai la narrazione che nel social nel web non appare. Quella orale. Metti di chi sperimenta disgregazione male da pandemia. Che se vuole diventare trasformarsi, Dialettica neh, deve trovare altri Strumenti di Produzione per smontare combattere il Mezzo di Produzione capitalistico. Tentare almeno. Per questo nessuno dei pensatori poeti autori in circolazione serve a qualcosa. -Certamente se uno è MARQUEZ GADDA JOYCE MONTALE CÈLINE CAMUS KAFKA YOURCENAR SILVIA PLATH AMELIA ROSSELLI CAPRONI potrebbe tentare di darci la rappresentazione della Pandemia. Vedete in giro simili nomi? Ma se non ci sono potrebbe pure essere un effetto distruttivo della vita sui social e on line per chi si dedica all'estetica. -Chi sul web rilancia il pensatore di turno sul COVID-19 per insultarlo o per glorificarlo o per commentarlo seriamente rientra nella LEGGE FUNARi. Due parti a litigare (lo fa anche BONOLIS) e nel mezzo Pubblicità guadagni per la multinazionale proprietaria del social. - in calce BISBIGLIO E VESPERO di un autore come GIOVANNI BOINE. C’è la constatazione che tutte le parole sono inutili, logorate, insensate da pronunciare. BOINE era un “Rivoluzionario conservatore”. Quanto ho scritto su questo autore è stato perfettamente inutile. E purtroppo pubblicato (Alla idiozia di scriverne quella ancor più grave e irrimediabile di scrivere sui DISCORSI MILITARI e semi-inediti, dandone stampa su carta, con altra persona, perché on line, nei rimandi, ciò mi lega a chi fa un uso sciocco banale sfrontato strumentale di questo autore in cornice idiota para-accademica). Salvo forse i disegni e dipinti e se magari ai suoi FRANTUMI accosto quanto vado raccogliendo di testimonianze tra anziani, assieme a fedeli della CARITAS (la CHIESA che segue FRANCESCO PAPA) e a compagni che intendono il Comunismo come dialogo (non con intellettuali sparsa sabbia-web) ma con chi fa la fila agli ambulatori. Ci vo per mi-mà la NADA.
– E che vuoi dire? È tutto detto ormai. – Andiamo accanto per la sera queti, zitti, come in una culla di bontà. – Però questo non dire mai, fa groppo, amico! C’è non so che intoppo, dentro, che non lascia dire. – Perché, se dici, è un po’ un ubriacamento. Uno si spende con facilità; ma poi nel vuoto ripunge il tormento. – Oh se lo so! Si soffre allora di profanazione… Le cose fonde non si posson dire. Non c’è che dire le inutilità. – E già: non si può dire la disperazione! Si dice, si ride infine si fa ciò che agli altri più cale: gai si gira attorno all’essenziale buio. – Oh amico! e questo è il male atroce della solitudine in mezzo agli uomini. – Che insopportabile soffrire essere sempre come agli altri cale, ma non poter scordare, non poter mai dire! – E dunque ormai che vuoi tu dire? È detto tutto. – Andiamo queti per la sera accanto, in questa zitta culla di bontà.
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