:: Claudio Di Scalzo detto Accio: Come intendo la Traduzione. A Sara Cardellino. Con apparizione della traduttrice Robert Ford |
COME INTENDO LA TRADUZIONE A SARA CARDELLINO CON APPARIZIONE DELLA TRADUTTRICE ROBERT FORD
PREFAZIONE ALLA FEBBRAIETTA-DISDETTA SITUAZIONE Guaio capita ad un tratto nel febbraio 2024, quando Sara Cardellino s’incuriosisce su come mi dedicai-dedico alla traduzione. Ha ritrovato una poesia tradotta per lei nell’ottobre 2011 di Alfred De Musset. Evitai di dargliela per l’aria fredda che tirava anticipante (clikka) separazione novembrina. Mi sembrò troppo esplicita canzonatoria con me-uccello migrante; in realtà non volevo per niente al mondo migrar; da lei usignola nel nido confortevole. Assieme ha ritrovato due ritratti: "Usignola cantante De Musset migrante"; "Usignola nel nido canterina". Perché mi definisci “Traduttore”, Sara? Mi sento come, rima oscena, protettore della puttana poesia in casa a ore. Di mestiere illustro traduco per i clienti, lettori?, i servizi le qualità di bei corpi. Alcuni freschi e sodi altri segnati dal tempo ma sempre in grado di dar godimento, insomma, mi scusi Barthes, “Piacere”. Penso di cavarmela accussì: gravissimo errore. Claudio, diventa serio, e rispondi a quanto ti chiedo. Anche se riveli legami con altre donne non sarò gelosa. Giuro!
1 Ti prendo in parola. Alla “traduzione” presi a dedicarmici perché Margherita Stein era traduttrice, e traduceva in italiano dal tedesco dall’inglese dal francese. Il nostro rapporto è continuato negli anni, su questo. Alcune sue traduzioni, anche in prosa, sono sull’annuario Tellus. Iniziai a pubblicarle nel 2005. Le ritengo di alto spessore. Buchner, Hoffman, Hölderlin, Eichendorff, Hofmannsthal, Grillparzer, Trakl, Kafka, Mörike, Mallarmé, Rimbaud, Corbière, Coleridge ecc. Stein “traduceva”, con me, sculture di donne velate: come quella di Raffaele Monti a Chatsworth House, vicino a Bakewell a sua volta vicino a Manchester (nostro viaggio in Gran Bretagna nel 1978); come quella di “Sara o la personificazione del lutto” a Udine nella Chiesa di San Giovanni Apostolo. Sull’annuario Tellus 30 il suo “Estate con poesia non tradotta da versi non scritti” e “Fotografie tradotte mentalmente per non realizzarle”. Ciò s’intrecciava al mio mestiere di fotografo. Tradurre diventava un’avventura nelle varie forme estetiche. Esaltante. Poi io ho proseguito. Ma lei mi fu maestra. Per la teologia-filosofia-paesaggio Fabio Nardi e Claudio Di Scalzo appresero mestiere di tradurre da Karoline Knabberchen (1959-1984). Meglio non ci pensi, a lei, son passati quarant’anni da che è morta, sennò ancora m’ammutolisco. Basilare la frequentazione di Antonio Tabucchi traduttore dal portoghese. Che io non conosco. Le conversazioni che avemmo sul tradurre. Iniziò traducendo i surrealisti. La regola, sua ironica, per tradurre bisogna non solo conoscere la lingua da declinare ma anche molto e bene e in maniera altrettanto superlativa l’italiano: la sua retorica stilistica storia della lingua e tanta grammatica perfetta. Inutile aggiunga qualcosa sul panorama odierno dei traduttori e traduttrici in materia di conoscenza della grammatica italiana. Sara, non mi sono mai sentito Traduttore, tanto da rivendicarne ruolo o mestiere. Anche perché troppo diversa e sovversiva la mia prassi, probabilmente pure scema. Né ho cercato, e avrei potuto farlo a fine Settanta Ottanta del ‘900, di avere rapporti scambi con riviste di traduttori e men che meno dal Duemila sul web con siti e blog dedicati alla traduzione. La poesia di Alfred De Musset tradotta nel 2011, "Sonnet à la même (Madame M. N.)", serve perfettamente a sintetizzare come traduco. Quando lessi le poesie di Harry Martinson, “Le Erbe nella Thule”, la sua prefazione, nei tipi Einaudi, ed era il 1977, mi diede il destro al quale son rimasto fedele. Sull’idea-prassi della Traduzione non c’è mai stata attenzione verso Martinson. Da parte dei traduttori ieri e oggi. Ma per me fu una Illuminazione. Però di ciò me ne infischio. Importante che 'OME TRADùO s'intrecci alla figura che on line mi ritagliai di STRAPAESANO TELEMATICO (Sulla "Rivista dei Libri" in polemica con Fausto Cudini, fine anni novanta. Non possiedo la rivista l'ho persa) in risposta al critico cattedratico perché secondo lui io scrivendo "Vecchiano, un paese. Lettere a Antonio Tabucchi", 1997, Feltrinelli, emulavo i deprecabili Malaparte Maccari e compagnia contro il Cosmopolitismo. Si necessitava invece, lo tentai con il portale TELLUSfolio, di riunire il Locale e Globale, GLOCALE, a partire dalla politica economia con accanto l'estetica. Su Tellusfolio e Tellus e poi sull'Olandese Volante son stato-sono ancora Strapaesano Telematico. “Per quanto riguarda il significato di poeta di poesia desidero innanzi tutto precisare che per me entrambi sono e restano REGIONALI” (...) Voglio dire che le traduzioni si devono intendere come un compromesso tra due regionalismi (...) Martinson prosegue scrivendo che la poesia da tradurre non può diventare cosmopolita. Inutile portare nella propria lingua, tradotti, i vasi di Samo o nottole di Atene. E questo per i tanti grecisti all’italiana devoti a Bellezza arcaica del mito più ridicoli, e pompati, a volte del Monti in Mongolfiera. Si può tradurre certo ma il regionalismo dell’altra lingua che sia la svedese o la greca è arduo coglierla. In questa difficoltà presi a tradurre poesie dal francese, metti Laforgue o Corbière usando anche il vernacolo pisano-lucchese ed echi di altri dialetti e ogni artifizio linguistico anche sperimentaleperò preso dalla tradizione. Stravolgendo con “rettificazioni Duchamp” l’originale. Poi la poesia regionale così tradotta spesso l’affidavo-affido all’illustrazione disegno pittura fumetto fotografia.
2 Impeti passionalità esagerazioni lamentosità nascoste polluzioni furono-sono di CHATEAUBRIAND VIGNY DE MUSSET HUGO in ritardo D’AUREVILLY e lo facevano da maestri. Fondavano un Canone. Oggi, 2014, in rete social, poeti e non poeti scrivono come se la critica rivoluzionaria di BAUDELAIRE al “Carneval Caricatural”; di RIMBAUD barbaro al “Padiglione letterario” declamante nelle Illuminazioni "saldi"; di LAUTRÉAMONT dall’inconscio birillo brillo; di FLAUBERT a Mme Bovary illusa su versi romantici mielosi con dolcificante erotico... non fosse mai esistita. Spesso la poesia si declina in versificazione “rosa” con scagliette di maledettismo alla PITIGRILLI coca-fascio. O, al contrario, somigliante a caricatura grottesca ma pensandola sublime, caricando la traduzione di enfasi iperletteraria enfiata (in ciò si specializzò la ROBERT FORD e a nulla valse che me-JESSE ACCIO JAMES l’avvertisse che il banditismo letterario non può essere tanto lucidato e gonfio. “Manco la Mongolfiera di VINCENZO l’era ‘osì... cara Robert Ford) soprattutto in materia di traduzione dal greco dai miti dai poeti greci novecenteschi. In citazione da seduta spiritica onanista convinti d'aver sol loro traducente vista. La mia Traduzione... non somiglia all’elenco odierno web ricordato. E quando si caricaturizza con l’umorismo il testo cicatrizza. Complice l'illustrazioe. È il caso di “Usignola occhio su e giù nel nido” e di “Crine di Alfred De Musset et et et senza fine”
Accio
Quando l’uccello migrante lancia casuale strid’io nello iorno piovigginoso verso la perduta abitazione là sur fondo bosco tra fiori, nel nido di foglie-paglie, stà a risponne l’usignola quando le gira di cantallo.
Accussì vo paragonar ir richiamo che fo verso ir core vostro che l’intende, e s’adatta lingua cor-corrente a mìa. Incantesimo tenero et malincònio-conio ner petto mi frullaste.
Usignolata bèla foste? Sì sìì tanto bòna e bella modulaste ir rimpianto inquieto + tedio. Anco-mì, forse che si forse che no, avea lo coraccio scassato.
Amar senza mira gliè un po’ Mattìa = Fato. Chi sospingerà verso me-migrante té usignola i fiori d’Ofelia dal loco a noi ignoto duve l’onde-tempo l’ànno sospinti?
ALFRED DE MUSSET (1810 - 1857) SONNET À LA MÊME (MADAME M. N.) Quand, par un jour de pluie, un oiseau de passage
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