:: Margherita Stein - Claudio Di Scalzo: Cercarsi come svolarsi. 1978 |
Me stessa in un corpo dove come in un castello in decadenza a salvarsi sarà soltanto la cantina con qualche sala di tortura. L’intento di uno come Stirner fu quello di riconoscersi estraneo alla vita per incidere la scorza di un libro dove noi potessimo incidere soltanto date di nascita e morte. Bagliore della necessità di noi stessi piuma che appartiene sempre a un altro corpo in volo via da noi stessi. Filosofia reliquia unica.
Ai testi sulfurei di Margherita Stein accosto, sono reo?, fotografia suo corpo fotocopiata pittata. “Siamo fotoaccoppiati ma soltanto io, donna e rivoluzionaria anarchica individualista, esco dalla vita quotidiana, infischiandomene, anche degli amplessi, con più coraggio: figurarsi dei libri”. Ascolto. Cosa posso aggiungere? Qualcosa magari sulla tecnica, del riproducibile, che non è l’indicibile, alla Bat-bat-aille, dell’erotismo. La fotocopia mi coinvolge a modificarla dalla fotografia perché carta leggera. Che s’increspa sotto al colore che assorbe qualsiasi azzardo, anche quello di rendere Margherita amante orba festante. Con il vantaggio che la fotocopia muta rapidamente il colore a grumi sparso su di essa. Dando possibilità di più scatti. E se esposta in ombra in luce offre ulteriore modellato. Non intercetto il fato ma il divertimento è assicurato. Ovvio che la riflessione-frammento della Stein a me non riuscirebbe né pensarla né scriverla. Ho il cervello peso piuma, Margherita. Ride la filosofa cresciuta tra Lucca e Monaco. Intanto che la sua scrittura, “Ti ricordi…” la poso nella barchetta estiva. |