:: Accio e Cardellino: Sulla Fotografia in posa che qualcosa di bello cova. Dittico. |
Clikka Sulle foto 2010 sul perché non ci son foto assieme di Accio e Cardellino sull'OV Accio e Cardellino SULLA FOTOGRAFIA IN POSA CHE QUALCOSA DI BELLO COVA. DITTICO. Con Sara, fotografandola, compresi paesaggi e interni e città ove transitò transita abitò abita, sentii sentivo ho sentito sento che Claudio Di Scalzo e Fabio Nardi si riunivano si riuniscono in solo fotografo: ortonimo e doppio eteronimo: nella firma di Accio. Tutto procedeva a meraviglia nei primi tre anni quando Sara Esserino stava modella consenziente e rapinata davanti all’obiettivo; le complicazioni in materia di sua disponibilità alla fotografia son giunte col suo ritorno dal 9 aprile 2017 (e ciò porterà allo sviluppo vastissimo di ritrattistica disegno pittura del suo volto in fuga dal click digitale, l’opera per lei ci guadagna in ogni caso): scopro che la sua negazione rasenta l’iconoclastia. O quantomeno impone lacerti frammenti quasi indistinguibili del volto corpo. Che per fortuna poi s’è allentata perché l’ho calata in ripetizioni-citazioni da film espressionista o in foto evocanti dipinti. In maniera più ampia di quanto feci nel 2010. E molto in foto con didascalie ironiche gentilmente scherzose. Come nella fotografia del lampione a Trieste, gennaio 2020. (Clikka: Sara Cardellino visione rivelata dal lampione triestino) Foto punto di svolta, una delle poche nel colore. Anche per i paesaggi cielo-mare dal Molo Audace a Trieste calcanti dipinti di grandi pittori dell’action painting. Altro punto di svolta. (clikka: Tradurre audacemente... ) Restiamo all’ironia in fotografia. Prendendo il dittico del 2017 giugno. “Diva In bianco e nero rivela il fianco vero. Nella metà collima come classico e romantico in rima”. La fotografia nasce dalla vocazione di Sara Cardellino, a volte, quando ne ha fantasia, di mettersi in posa seminuda o vestita. Gioca con me sapendo che m’attira come il miele l’orso grigio con l’obiettivo Leica puntato che la lecca. Siccome le guardavo il seno mentre indossava l’abito nero attillato non pensando affatto alla fotografia lei si mise lembo sul volto pendendo il capo all’indietro: l’inquadratura cambiava: sono abbastanza gotico-romantica? chiese: adesso i seni non spaventano un poco? Cosa faccio pensai: scatto la foto o le cingo i fianchi? Scattai la foto. Togliendosi la maschera nera dal viso, Sara, sorridente aggiunse: posso anche vestirmi nel bianco neoclassico hollywoodiano. Così fece spogliandosi rimanendo in slip e rivestita mettendosi in posa. Scattai ancora. A colpo sicuro. “Se le riunisci dividile a metà e accoppiale”. Disse seria. “Nascondimi”. Nasceva grazie a modella e sue scelte un’opera fotografica che diventava la nostra biografia di un giorno estivo. Nessuna donna, a parte Karoline Knabberchen, può essere per me come lei. Anch’io feci l’ironico. In materia di accoppiamento post-fotografia. Chiedendo se ci accoppiavamo sul letto di camera. La risposta di Sara Cardellino fu all’altezza della sua proverbiale ironia adatta ad Accio. -Siccome sei ingordo, in questo caso del mio corpo in foto, hai scelto di fotografarmi. Se mi baciavi i seni prima di fasciarli nel nero mi sarei concessa. Ma son state più importante le foto artistiche. Dunque dovrai aspettare, ingordo, magari stanotte nel bianco lunare adatto a che il vestito pallido cada sui piedi. Ecco cosa c’è in cornice alla foto. Per me, per Sara Cardellino che lo fonda, è più importante questo gioco esistenziale del risultato estetico. Che germina nel nostro rapporto di vita. Molte volte quando siamo assieme che manco ci facciamo caso che potrebbe valere altra estetica. Però lei dandomi la possibilità di essere così artista, che non mercifica in alcun ruolo d’autore il tutto del legame, rispetta il mio essere fino a collimarci. Base ciò del nostro amore. Quando accade questa intesa su molte fotografie stendo pure frammenti teorici per uso interno. Nardi fotografo ha pure questo mestiere per Accio.
DIVA IN POSA NEL DOPPIO POETICA SCOVA La foto “Diva In bianco e nero rivela il fianco vero. Nella metà collima come classico e romantico in rima” rimanda alla scelta di inventare FOTO-MOTTO DI SPIRITO come Foto Facile Diario estenuandosi nel manierismo fornito dalla storia dell’arte del costume dell’immaginario filmico. La fotografia in dittico parte dalla realtà usando modelli iconici di pose pittoriche e divistiche o semplicemente velate d’un certo eros da serie televisiva; e permette all’occhio - di chi guarda dopo il fotografo - l’entrata nella metafora dell’estenuato mito romantico-neoclassico potendo uscire da due porte. Il dittico conduce alla semplice rivelazione su come funziona il linguaggio se manierato, nel Duemila, in atteggiamento divistico in posa calcante immaginario abusato. L’originalità del dittico può nascere, meglio la sua utilità, a seconda dello spazio dove verrà posto. Dando altro lustro all’immaginazione. Se volto coperto nero seni esposti sarà esposto in una cantina che guarda il pelo dell’acqua lagunare o nella soffitta mansarda ben illuminata da vetri che possono illudere financo i piccioni sulle tegole... la missione fotografica cambia. Sara Cardellino il dittico incorniciato lo tiene in luce sui tetti veneziani. Per me è lo stesso. Se l’abbraccio e stringo i seni gotici da me preferiti sto zitto appunto come un piccione: al massimo tubo tubo e mòvo mòvo le ali ‘ontento. |