:: Karoline Knabberchen: Notizie dalla diga. Da Tellus 24/25. 29° anniversario della morte. |
Dal “Canzoniere di Karoline Knabberchen” Libro Quinto - “Compasso olandese” Annuario Tellus 24/25 “Scritture celesti. Poesie in cerca di Dio”, 2003, Morbegno.
Karoline Knabberchen
(Mulini che trascorrono, violando la pavidità dell’orizzonte, l’esclusione dall’intelaiatura della contemporaneità. Sembrano l’unico squarcio nella membrana di una pianura senza l’esilità del sogno.)
Gentile signora che oggi chiamo mamma, l’imponente massa di cemento, lunga circa trenta chilometri, gettata tra la Frisia e l’Olanda Settentrionale per dividere dal Mare del Nord il bacino dell’Ijssel Meer, ospita un’alta torre che sorge sul fianco rivolto verso le acque racchiuse e domate. Miglior punto panoramico non esiste da dove osservare l’impatto delle noci scagliate nelle onde per ricondurmi alla paura di un Dio che mi chiede - in questi momenti - di riscattare la tastiera del mio corpo nella vertigine - e tu sai quale - del pentimento gratuito. Convertirsi dal passato svelenendo l’estasi di mentire sul proprio compromesso con il peccato. Da questo spiazzo sull’incoerenza dei flutti mi diletta la noia che blocca il serpente incantatore dell’alta marea. Il pensiero di Fabio vicino è l’ultima parvenza chiara prima del buio dell’amnesia. E la tosse convulsa m’appare come la risacca dove frangermi. Creo la mia insensibilità giorno per giorno. Anche le dighe tornano utili. Quando ho riaperto gli occhi, sul suo mento, una larva di coleottero, impone di riconsegnarmi all’estuario silente del ribrezzo. Ho dovuto ferirgli il viso con le nocche della mano. (Immobile mi faccio colpire senza pronunciare verbo). Si è fatto picchiare senza pronunciare parola. Intanto mi porgeva la mesta ciotola del suo sorriso comprensivo. (Cerco di tranquillizzarla con un sorriso di complicità). Queste notizie trattale con la dovuta comprensione rispetto alla tua severità di sempre. Tienile sulle ginocchia come semenza d’ossidiana che taglia l’esperienza dei polsi piegati a croce sul bacino da dove, un giorno sì proprio un giorno, emersi piccolo incendio di pianto. Tua figlia Karoline, tua sgocciolatura.
Lo guardava sorpresa come se stesse sul punto di svelare una menzogna intuita, ma preoccupata nello stesso tempo di darlo a vedere. Poi Karoline prese a sminuzzare la minuta della lettera a sua madre con le narici che fremevano per la tensione della sfida.
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