:: Claudio Di Scalzo: Karoline con Kierkegaard a Bruxelles 1 |
Claudio Di Scalzo KAROLINE CON KIERKEGAARD a BRUXELLES I BISCOTTI SPECULOOS (all'Eglise St-Jacques)
Dita nel vento dell’eticità piega agli angoli del Quartier Royale. Moto immaginale dello sguardo sui marmi dell’Eglise St-Jacques. Ogni scrimolo di sillaba filosofica vo cercando: sulle ciglia funi e fumi di gaufres per l’amico Kierkegaard. Se Schelling e Victor Eremita si fossero seduti su questi scalini neoclassici tra bottiglie vuote di birra Duvel si sarebbero intesi, ne sono certa. Berlino in quel novembre 1841 verso l’anno novo non era adatta. Quando ripartì?, nel febbraio 1842. Prima, idealmente, festeggiò solitario con biscotti speculoos il San Valentino per la rimpianta Regina Olsen. Annuisci intenerito!, ehi Fabio! possibile sia tanto grullo da credere a queste invenzioni!, secondo te allora c’era la festa che addobba la data agli zuccherosi discendenti di Peynet? I biscotti speculoos, molto reali e poco speculativi, però esistono. Ne sono ghiotta. Ah, non aggiungere altro sul mio speculoos preferito!
In questa chiesa ricalcata sopra un tempio neoclassico (la navata circolare nella sua misurata certezza a botte s’illustra con motivi floreali nei mulinelli di sorgivi pistilli alati) veniva la nobiltà settecentesca a pregare e rimirare e annusare l’aria pulita negata al volgo nella Città Bassa.
Sören Aabye, ultimo di sette figli, si sarebbe seduto sull’ultimo scalino in alto e avrebbe rimirato i garretti del cavallo di Goffredo di Buglione al centro di Place Royale e l’asta della sua bandiera nel refolo asprigno di questo febbraio 1984.
Il piacere e l’eticità, il profumo dei biscotti nel vento e il trotto faticoso del dovere etico. Pensa Karoline nella stremante filosofia da passeggio e passaggio col fidanzato fotografo verso le fontane gelide del Parc de Bruxelles. Stridore del regno esistenziale estetico che si smusa, uso il vernaholo del mio distratto cavaliere reflex, con la marmorea buccia dell’etica. Nessuna sintesi dialettica può accadere tra questi momenti dell’esistenza, se vengono ridotti a concetti, come pretendeva Hegel, scrisse Kierkegaard: lo impara a sue spese, ma lieta della scoperta, la K svizzera, che si divertirà a spiegarla a un dispiaciuto hegeliano con la Nikon in mano. L’esistenza è irriducibile al concetto, non è possibile alcuna mediabilità delle contraddizioni, intendi tu nel grandangolo avvitato?, proprie dell’esistenza, mie e tue, attraverso i concetti. Bruciore soave della scoperta filosofia a me adatta, accoglila con me Fabio, cerchiamo la vertigine speculativa narrante nella magnificenza del piacere la sua estraneità per renderci esistenze singolari in cerca della nostra possibilità. La scelta è affidata alla libertà dell’individuo, è possibile se la scegli. Aut-Aut. Frutto dell’atto mentre i corpi di crociati e infedeli scorrono non visti, ma io li vedo, sotto al cavallo dell’eroe statuario, e il vento di febbraietto corto e maledetto per freddo e gelo s’addolcisce al fremito dei biscotti nelle vetrine che annunciano l’esistenza per comprendere la realtà.
-Vieni qui Fabio che voglio baciarti. -E’ una tua libera scelta singolare e pratica? -Scemo, scemo… riduci a manualistica la mia filosofia. -A Speculoos, semmai. -Ti amo. Sei tutto il mio possibile.
CAPODANNO A VECCHIANO 1 Ho scritto la notte dell’ultimo giorno e primo dell’anno “Biscotti speculoos” (prima parte del quartetto "Karoline Con Kierkegaard a Bruxelles) per un suggerimento involontario di mia madre, la mi’ mamma Nada. Che è una narratrice orale, anche scherzosa: un po’ in italiano e con espressioni che rimandano a similitudini e metafore da “limpido rivo” pascoliano. Cenando e chiacchierando, io e lei, da soli, nella casa di Vecchiano, ha rammentato di quand’ero giovane e io l’ho sospinta verso gli anni universitari e post laurea. Perché la storia di me escluso dal premio della banca perché scrissi la poesia sulla cicala invece che sulla giudiziosa formica me l’aveva raccontata l’anno prima e ho ritenuto saggio evitare che parlasse di politica con me militante, negli anni Settanta, di Lotta Continua. Meglio stare nel 1979 e giù di lì. Allora, siccome con le forme preziose ereditate da nonna Messinella stavamo facendo i cealini, o cicalini all’anice, sul foo del ‘amino, ha rammentato quella bella ragazza svizzera che la facevi tribolare e lei ti faceva tribolare te, e che c’eri innamorato come un gatto selvatio per la gatta di razza, e che morì giovanina per un brutto male dio la tenga vicino a sé come un angiolo!, alla Nada non ho mai detto la verità sul suicidio, Carolina, a me piace chiamalla con la nostra C, quell’anno per le per le feste, e mi riordo ch’era il 1979 perché t’eri laureato nel giugno, stette qui ospite e mentre preparavo la pasta dei cealini disse che lei avrebbe preparato dei dolci d’un paese lontano, dove poi andasti assieme, che non era nemmeno il suo, e che non riordo quale, erano biscotti con lo zenzero fatti con formine natalizie che s’era portata dietro. E te, mi riordo, per non fammi ingelosì mangiavi un biscotto de sua e uno de mia. Senza sbagliar di ‘onto. Volevi bene a tu’ ma’ e alla fidanzata in modo uguale. Mi garbò tanto questa gentilezza e pensai per voi un futuro felice che purtroppo non c’è stato. E non mi voglio ‘ommove tanto figliolo perché ciò il core col baipass ma una preghiera dilla a anno novo per quella graziosa ragazza nata tra i monti perché come pronunciava bene lei il tu nome e soprannome non è più riuscito ‘osì a niuna. Ho seguito l’invito della Nada, che cucì in quel dicembre un bellissima gonna plissettata per Karoline Knabberchen, e assieme alla preghiera ho scritto anche questo racconto in versi, in quattro parti. Con cui apro al 2015. Il miracolo di ricevere l’amore di due donne, tra la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo, si è allora realizzato per il povero scrittore di Vecchiano, parente alla lontana di un Povero Musicante viennese, e sono stato felice.
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