:: Claudio Di Scalzo: Karoline con Kierkegaard a Bruxelles 3

 

 

 Claudio Di Scalzo

KAROLINE CON KIERKEGAARD A BRUXELLES 3

Karoline e la Dama col collier 

Ecco “La dame au collier jaune, La dama col collier”, molto estetica, dice Fabio che mi fa da guida ai Musées Royaux des Beaux-Arts, dipinta dal pittore fauve Rik Wouters, impressionato dal post-impressionismo fauve dei francesi. Aggiunge faceto. Puoi lasciarmi sola un attimo che devo dialogare con questa dama?, rispondo. Di malavoglia s’allontana. Vado in barca sulla “Seine alla Grand-Jatte” e se trovo altra damina tu t’attàcche! complice Seuratte. Lo fulmino nervosissima. Quando agisce così lo graffierei. Non capisce le mie esigenze metafisiche! Che rimandano al dialogo con l’opera di Kierkegaard. Dagli scalini dell’Eglise St-Jacques alle Marionettes de Toone ho preso a scandire in me la scissione e come superarla. Il collier i suoi grani gialli, l’annoiata indifferenza di questa Dama mi spingono a riflettere sul “concetto dell’angoscia” che porta la vita estetica.

 

          Incrocio pensieri di chi mi guarda

          con astigmatica precisione (collier compreso

          intuiti seni caldi) m’affermo presenza ove il colore

          cade a caso spatolato - questo conosco del tempo

          a me concesso nella simil-eternità che lo spazio moltiplica

          nell'io albergante distanze smarginate logore

          dal sentimento estetico. Se c’è un’ultima stazione

          ai grani che nessuno può sfilar dal filo perché rotolino

          sul pavimento del museo oltre la cornice che m’imprigiona

          come saperlo? Tu che mi guardi per ultima qui di passaggio

          fuoco contro fuoco di petti angosciati sai dirmi! lo sai?!

          come rovesciare i termini di questa illusoria dialettica?

          Voglio si conchiuda la cifra febbrile in questo febbraio

          nella venatura d’altra distanza

          che dall’esilio nel colore puro mi tragga

          (e)

                         ove è santo il chiaroscuro che rovescio attende

                         senza scissione conduca.

 

                         Ascolto la Dama col collier nel mattutino smarrimento

                         quanto si frange nella balbuzie (anche spaventata) dell’urgenza

                         evoca la logica timida sulle mie labbra dell’Uomo di Copenaghen.

 

                                                 Se permetti Karoline lascio il lobo dell’orecchio

                                                 per scivolare come fermaglio sul colletto della tua camicia

                                                 e ascoltare, turbato come no!, una discepola svizzera illustrare

                                                 alla signora dipinta Il concetto dell’angoscia che scrissi nel 1844.

  

La dialettica non può conciliare i movimenti, alternativi, dell’esistenza, Dama col Collier, anche se i tuoi grani si sfilassero rotolando sul pavimento in cerca di antitesi e sintesi in altri concetti, una negazione puramente logica non porta ad alcuna alterità reale rispetto a quanto viene negato, perché rimane nel concetto stesso. Il movimento dialettico è solo apparente, inutile, non crea alternative di vita. Se si dialetticizza la vita estetica, dovrò spiegarlo anche a Fabio!, cara Dama col collier intero e sperato sciolto, si rimane sempre dentro la medesima forma, non si crea alcun diveniente. Un po’ come la tecnica  a spatola, coprente i precedenti colori, che virtuosisticamente il suo pittore, Dama col Collier, Rik Wouters usa. La forma rimane la stessa ancorché perfezionata. Intende? Intenderà Fabio? Le scelte non sono logicizzabili sono esclusivamente possibilità. Al sentimento della possibilità apre l’angoscia. Lei prova noia o angoscia Dama col Collier? E la possibilità essendo un impulso di libertà che afferra, non iscrivibile in una totalità che gli dia senso, questo impulso non ha alcuna garanzia  e certezza di realizzazione. Da qui l’angoscia. Perché anch’io sono tentata di rifiutare questa libertà senza certezza. Mi trovo dinanzi al vuoto. Temo di sfracellarmi. Scopro che il collier se rotola oltre il quadro non troverà un’altra disposizione. Semplicemente i grani raggiungeranno dispersi angoli o saranno gettati via. Inutili. Per uscire da questa angoscia che è inseparabile dall’impulso alla libertà, l’unica via è la Fede, che ponendo il soggetto, me, e lei Dama col collier che mi fa da specchio stamani, oltre la scissione.

Se permette, Dama Karoline, ranocchia saltellante, le pungo, affettuosamente, col mio bastone da passeggio, gli zigomi accalorati; prenda questa azione come due piccoli buffeti alla più adorabile interprete che mi sia capitato di conoscere. E dopo rassicuri la Dama. Che si tenga il collier integro, tanto più che completa un bel dipinto, in tutto il suo estetico abbaglio. 

 

 

 

 

NOTA FONDAMENTALE

“Karoline e la Dama col collier ai Musées Royaux des Beaux-Arts”, è la terza parte, da me scritta, la notte di capodanno, dopo “KK all’Eglise St-Jacques-sur-Coudenberg” e “Colore e Tremore con Kierkegaard al Théâtre Marionettes de Toone di Bruxelles”. In questa parte ambientata ai musei di Bruxelles si rende ancor più manifesto che la protagonista spirituale, filosofica, dell’opera tutta è Karoline Knabberchen. Lo è come personaggio con Fabio Nardi e lo fu come donna reale con l’autore. Il dramma dello scrittore fu, ed è, non aver inteso, quanto gli veniva proposto oltre ogni estetica e vita ancorché etica. 

 

... CONTINUA