:: CDS: Lettera a Ugo Sentito e Karoline ascoltando Schumann. |
Claudio Di Scalzo LETTERA A UGO SENTITO E KAROLINE (ascoltando il concerto in la min. op. 54 per pianoforte di Schumann)
Schumann cerca in Beethoven il “programma nascosto”, nei giorni in cui fulminato dal lutto per la paralisi al dito la sua carriera di virtuoso s’inabissa nella catastrofe. (Bisogna cercare l’ispirazione poetica che sta dietro al suono, la narrazione che sta accosta a ogni movimento, metti nel concerto per pianoforte e orchestra in La minore op. 54, affidarsi al tempo lungo della veglia e del sonno commisti, come sonnambulo che sfiori mura di giardini fioriti a maggio con buganville rampicanti, stando nel febbraio dell’ultimo gelo). Interpretare nel vento nella polvere dell’epoca che viviamo come la creazione bussi ai borghi saccheggiati dei generi per addivenire - ah Karoline quanti anni son passati! da quando per te iniziai a scrivere, ed eri morta da pochi mesi appena - alla sintesi del naturale fiammante virato nel sovrannaturale. Comunicare con ogni fibra del proprio essere con i morti e i vivi amati per ricevere da loro una forma, un romanzo, un poema - un frammento? - venendo riconosciuti epperciò salvati dal caos come nuove foglie che si strappano con la forza della gemma dal brullo contorto febbraio.
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Cara Ugo Sentito, ascoltare, anche mentre ti scrivo accade, il concerto per piano di Schumann, m'influenzò per pensare, iniziare di Karoline Knabberchen il Canzoniere. La presenza di canzonieri di grandi maestri sembravano informarmi ch’era folle proseguire il genere; prove e costruzione, come accade in Schumann, dei diversi movimenti, che erano libri, si susseguirono nei tempi lunghi. Anche solitudine esasperante, mi riguardò, forse me l'imposi, nel tentativo di nominare nuvola dopo nuvola quelle passate sull’acqua che inghiottì la mia Karoline e quelle ancora più subdole che con precisione di rasoio dicevano della perdita a ogni anniversario. Trascolorando nere.
Come il concerto di Schumann il Canzoniere di Karoline Knabberchen è monotematico: il tema principale del viaggio col suo drammatico esito funge da raccordo tra diversi libri-movimenti, con il nucleo originario dell’amore - dialettico? - tra un fotografo pisano e un'elvetica poetessa, conduce a espansioni, trasfigurazioni, con fughe nel fantastico, nelle digressioni, nel simbolo. Al posto del pianoforte la voce narrante di Karoline con ripiegamenti avanti e indietro per offrire al fidanzato Nardi l'accompagnamento con il fiato-fiati sommessi, al Destino la bacchetta orchestrale sull'intreccio di caos e ordine. Certi brani in poesia confidenziale son mutuati quasi dal lied che pure permea il secondo movimento del concerto schumanniano. L’innocenza degli innamorati nel bianco e grigio della filosofia traversa città e campagne verso la Norvegia. Il finale del Canzoniere della ranocchietta s’accosta alla sonata, nel gioco ritmico-metrico della ballata del poema tragico. Vitalismo disperato del fotografo e cadenza della scelta suicida, secondo i principi della sonata, bitematismo, in Karoline Knabberchen. Conclusione. Corpo che affonda con tutte le sue parole nell’acqua come la rondine che prende di mira il granaio col petto perché non vuole più viaggiare. Tanta acqua nessuna sete. Tanto cibo nessuna fame. Fine.
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