:: Claudio Di Scalzo: Pierre Cochereau in Saint-Séverin. Canzoniere di KK ( |
Claudio Di Scalzo PIERRE COCHEREAU IN SAINT-SÉVERIN (dal "Canzoniere di Karoline Knabberchen")
-Fabio! C’è Cocherau seduto sulla panca a lato! -E chi è?!... quell’anziano signore elegante? -Ah, dimenticavo che d’interpreti della musica d’organo, ne conosci zero! -Sono tenuto a studiarla e ascoltarla? -Sì sì sì!... per le improvvisazioni che Cochereau compie su Bach, per come “tradisce” lo spartito passando dagli effetti virtuosistici alle complessità ascetiche contrappuntistiche,… non è questa la “cellula” anche dell’arte e scrittura post-moderna?, mischiare Topolino con Nietzsche e Gericault. -… non sta suonando però. Che fa? prega! -Se notassi qualcosa in più delle vetrate di Bazaine! avresti capito che a breve ascolterà un suo giovane protetto all’organo della chiesa, che fra l’altro è uno dei migliori di Francia… -Allora che facciamo? Andiamo via... -No!, grullo!, ascoltiamo, è un dono, un’occasione unica… -Lo fotografo?!… -Lascia stare la Nikon perdio!, non rovinare tutto!,… ecco! Ascolta la Passacaglia in do minore 582 di Bach… -Fò si che tutto mi barbaglia mentre a essa mi dò… -Incorreggibile!, accostati a me, tienimi stretta…
(vecchia stampa ritoccata azzurrina con scanner per togliere segni e cupezza)
Lentezza pastosa dell’ostinato basso di otto battute sopra cellula d’eloquente nocciolo in rapporto alla polpa divina - Bach dilata un edificio sonoro che a stento le colonne fiammeggianti di Saint-Severin reggono - Passacaglia in do minore BWV 582 barbaglia la fronte ricciuta all’insù di Fabio - ricompongono ogni frattura intrappolata nella lingua quotidiana nostra i ritmi cangianti dell’organo - è la regolarità ternaria l’architrave d’ogni complessa e drammatica vestigia numerica del suono - rimpicciolita confusa nel solido collo del fidanzato, ci strofino i capelli, il battito della parvenza levigata tenerezza - intanto il basso fondamentale insaziabile azzurro si trasforma nel thema fugatum da una voce all’altra - i contrasti s’arricchiscono a vicenda - vicenda anche la mia nell’orecchio intimo a contatto con il baratro sfavillante d’ogni vita appetto all’eterno - calami fuoco incessante dell’amore nell’incontro con il seme cangiante della biografia come accade nella passacaglia di Bach che nei controsoggetti contrastanti rivela perfetta misura degli accadimenti - L’organo di Sant-Séverin suonato dall’allievo di un maestro trasmette l’incessante opacità invasa dal colore vigile della verità, perché non potrei io guidata dal suono metafisico di Dio usare uno spartito salvifico?
FN - Vetrate di Bazaine
La carezza al mento del maestro per l’allievo prediletto asseconda ogni sacralità circonfusa nell’antica chiesa. Ma se Fabio dice che fotografando col teleobbiettivo l’evento, di tale complicità, ne sarebbe venuta fuori la testimonianza vitale di come l’anzianità complice e geniale si riversa nella giovinezza, forse ha ogni ragione; e io ho sbagliato a impedirgli di scattare quanto ha intuito. La fotografia vale per tutti, il mio accostarmi a questa dialettica tra maestro e allievo alle prese con un Bach a Weimar nel 1710 circa, vale solo per me. Allora non è vano emulare la metafisica se resta diario e basta?
|