:: Sara Cardellino: Culto misterico del Canzoniere di Karoline Knabberchen. E perché la Robert Ford lo scempia



Karoline Knabberchen (1979-1984)  in Val di Serchio. Foto Fabio Nardi





Sara Cardellino

CULTO MISTERICO DEL CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN
 

E perché la Robert Ford  lo scempia







CDS/Fabio Nardi: "Mattonella fondale Lofoten con KK" - Luglio 2010


                                                                                                                         
 

Claudio Di Scalzo/Fabio Nardi... leggo i tuoi scritti sull'Olandese Volante dedicati a Karoline Knabberchen, "vedo" oltre le fotografie i disegni dipinti e quanto è andato, d'immagini, perduto nel rogo che ne fece la madre Gerda Zweifel in Engadina a Guarda; mi si rivela pure come sia stata usata dalla Robert Ford per la sua vanesia carriera poetica la tragedia di Karoline. Robert Ford donna reale trasfigurata nel personaggio western alla quale scioccamente consentisti di sostituirmi sull'OV ma su ciò non insisto perché non seguendoti nel 2011 ho mia responsabilità sul Male che ti è capitato accanto fino al 9 gennaio 2017; e, questa mia lettura, compresi gli inediti mai pubblicati dell'Angelo Svizzero, mi sospinge a proporti un'interpretazione, sottilmente metafisica, dell’opera nel suo insieme, dedicata alla suicida alle Lofoten che nell’agosto del 1984, il 20, scelse di scomparire nell'oceano.  

Prendo le mosse dalla considerazione semplice, la più significativa, per non perderci all’interno d'una letteratura tanto vasta, non è esagerato definirla labirinto, che chi entra nel CKK (userò anch’io da adesso in poi questa sigla) deve riconoscere che l’Entrata e l’Uscita sono nel cuore dell’Autore (ch'è doppio, Claudio Autore e Fabio, personaggio) – e lì è custodita la tomba di Karoline in acqua che fu in pietra che non esiste. Lì risiede la Salvezza che l’autore va cercando da decenni - invisibile perché sepolta dentro di lui - che soltanto la donna amata potrà indicargli. Quindi, il CKK è stato scritto per una sola lettrice: colei cui è affidato questo compito.

Si rivela da qui il CKK come un culto misterico, dove l’autore costruisce intorno alla propria vita un labirinto di parole (per proteggersi e da cui essere tratto in salvo). Lo edifica senza un piano preciso, senza neppure porvi attenzione o consapevolezza. Ci mette quanto del proprio essere ancora vive nella partecipazione di un amore che è – deve essere – misura dell’Eterno.

 


CDS/Fabio Nardi: "Mattonella fondale Lofoten" - Luglio 2010



 

Da quando mi sono avvicinata al CKK, dopo averti incontrato nel Maggio 2009, l’ho fatto usando la sapienza antica, quella dei culti misterici. Per due motivi.

Il primo. Dinnanzi a questa costruzione, che l’autore mi ha indicato con quanto stampato su rivista (col contagocce) e sull'Annuario Tellus, con quanto affidato all'Olandese Volante, con quanto nascosto nel cascinale vecchianese, dalla cantina alla soffitta in quaderni carte pc smessi (un vero labirinto di scrittura e segni!)… egli stesso non ha messo a punto una mappa grazie alla quale districarsi nel complesso di immagini, significanti e significati che si rincorrono in senso circolare (di tempo e spazio).

Il secondo. La figura del labirinto (di figura reale  e personaggio che vi entra) mi è stata suggerita anche dall’esperienza-azioni della Robert Ford che navigando sull'Olandese Volante leggendo quanto pubblicato su carta ha tentato di impossessarsi del Canzoniere di Karoline Knabberchen come fa l'averla che entra in un nido non suo e scempia chi lo abita e lo condisce di spine. L’agguato a Jesse Accio James da parte della codarda Robert Ford, il 9 gennaio 2017, è pure un agguato all’opera dove compaiono scritti della Knabberchen e dell'autore in doppia veste. 

A questo punto mi sono chiesta perché? Perché questa calcolata e insensata violenza verso il destino tragico di Karoline Knabberchen e di chi la amò?

L’autore, per tutta una serie di eventi che neppure lui conosce fino in fondo, ha creato una mitologia, fondato un culto per il lettore, attraverso cui il dato personale si dilata, fino a comprendere il singolo come parte di un universale, fino a donare al lettore la possibilità di una sua personale interpretazione del proprio esistere.

E poi c’è dell’altro. Ovvero il "come" si esce dal CKK, dopo esservi penetrati? La Robert Ford che vi è entrata, si accosta all’autore innamorandosi (anche) del racconto ch’egli fa di sé stesso nel CKK. Ma il CKK (ricordiamocelo!) è stato scritto per una sola lettrice. Tutta l’immensa opera è impregnata di questa volontà che, per quanto inconsapevolmente, agisce su autore e lettore.

Entrando nel Canzoniere di KK ci si imbeve di questa volontà… Cosa succede a questo punto? Ad una mente fragile e distorta come la Rober Ford?

Che la lettrice, la donna al servizio della Legge Poetica Pinkerton, ha messo in scena la propria interpretazione di questa volontà, usando la propria diversa evoluzione interpretativa, e spirituale. E non a caso i culti misterici erano appannaggio di iniziati: per i grossi pericoli cui sarebbe potuto incorrere il neofita, colui il cui animo non si fosse trovato in condizione di purezza al momento della (auto)rivelazione.

La donna Robert Ford si figurerà per sempre accosta – a volte in modo pazzoide degenerato nelle classiche figure che ogni buon manuale di psicoanalisi contempla – a Fabio Nardi e sopravanzandolo all’Autore, e desidererà essere per lui/loro due l’amore unico ed eterno, manifestazione anche di diabolico camuffamento.

Essa, però, tradirà l’idea d’amore e tradirà se stessa. Entrando non-pura in un culto misterico, si scatena ahimè sciagura sulla propria persona, sulla propria anima.

Il fatto è che la donna Robert Ford non arriva mai ad amare il creatore dell’opera, ma rimane invece imprigionata dentro l’opera – e raggiunge la forma che è rovesciamento dell’amore. Ovvero l'Odio. Il Male al posto del Bene.

Quindi, tornando all’inizio del percorso: chi entra nel CKK, deve sapere che entrata e uscita coincidono con il cuore dell’autore. Che bisogna entrarci in purezza anche letteraria. Cioè capaci di intenderne i rimandi. La Robert Ford in ciò è di un'ignoranza abissale! In cerca perenne di qualche ermeneutica alta che vari amanti-fidanzati-critici possono darle. Non escludo che l'odio verso te Claudio Jesse Accio James si sia scatenato perché non le desti alcuna filosofia per comporre il testo e addivenire ad una riconosciuta carriera. i Pinkerton assoldandola gliela forniranno. In seguito scoprendola inutilizzabile rinnegherà pure loro. In ciò la sua maledizione inquieta e inutile. 

Tornando a me, Sara Cardellino, potresti chiedermi "come" penso io di applicare l’antica sapienza?, come farò ad uscire dal Labirinto del Canzoniere di KK? (poiché è chiaro che vi sono dentro!)

Ebbene, lo farò seguendo con il palmo della mano la superficie del muro, senza mai staccarlo per tutta le sua lunghezza. E la mano su cosa poggia? Sulla biografia di Fabio Nardi; su quella dell’Autore; su quella di Karoline Knabberchen.

Ecco cosa ho sentito dalla voce dell’Autore, e che riporto, parola per parola: e chi mi legge capirà che su questa confessione ho elaborato il mio stato di donna che ama, dopo Karoline Knabberchen, non Fabio Nardi bensì Claudio detto Accio.

“Io ho scritto tutto e costruito tutta questa follia per una sola lettrice, che mi amasse per salvarmi anche da come stavo pensando l’amore, che sapevo portato allo scacco poiché ero anch’io dentro un labirinto. Allora la tomba della donna amata l’ho sepolta al suo centro, e lì ho atteso che Karoline tornasse o arrivasse, per sciogliere la mia e la sua prigionia.

Una sola lettrice, un solo amore, una sola salvezza in due.

Chi, amando un uomo simile (la sua scrittura, la sua vita… in sintesi il suo mistero, la sua religione, la sua mistica follia) ha proseguito lì dove pensava ch’egli fosse, e non avendo forza sufficiente, o una mappa adatta, o una disposizione altrettanto forte da rischiare la morte, ha deciso ad un certo punto di rivalersi contro parti del Canzoniere di KK, ne è rimasto intrappolato al suo interno. Si distrugge per uscire. Ma in questo modo i muri si ripiegano addosso in modo enigmatico, e la trappola è la propria incapacità di giudizio, non già le parole che la narrano.”

La mano che ho messo sul petto di Fabio Nardi è il palmo che percorre il labirinto, di Claudio Di Scalzo autore.

Leggendo quest’opera ho capito in questa estate dov’è la tomba (per me vuota!), dov’è il custode, dove il luogo in cui autore e personaggio sono la stessa persona – che a tutti non possono che apparire separati.

E la tomba è vuota perché io sono l’unica lettrice che l’autore attendeva: sono accanto a Karoline Knabberchen nella lettura; personaggio e donna reale, che amando come Knabberchen e Nardi si amarono, posso chiedere a Claudio Di scalzo di sciogliere il labirinto organizzando i vari libri in opera conclusa.