:: Fabio Nardi: Notte Oscura in Luce di Karoline Knabberchen alle Lofoten. Ti Amo e sarĂ per sempre! - La Rivelazione del Male - I giorni della caccia al Falco - Bruckner con Dahl e il cagnolino di Ilaria del Carretto per KK alle Lofoten |
SAN GIOVANNI DELLA CROCE STROFE DELL'ANIMA 1. In una notte oscura, con ansie, dal mio amor tutta infiammata, oh, sorte fortunata!, uscii, né fui notata, stando la mia casa al sonno abbandonata. 2. Al buio e più sicura, per la segreta scala, travestita, oh, sorte fortunata!, al buio e ben celata, stando la mia casa al sonno abbandonata. 3. Nella gioiosa notte, in segreto, senza esser veduta, senza veder cosa, né altra luce o guida avea fuor quella che in cuor mi ardea. 4. E questa mi guidava, più sicura del sole a mezzogiorno, là dove mi aspettava chi ben io conoscea, in un luogo ove nessuno si vedea. 5. Notte che mi guidasti, oh, notte più dell'alba compiacente! Oh, notte che riunisti l'Amato con l'amata, amata nell'Amato trasformata! 6. Sul mio petto fiorito, che intatto sol per lui tenea serbato, là si posò addormentato ed io lo accarezzavo, e la chioma dei cedri ei ventilava. 7. La brezza d'alte cime, allor che i suoi capelli discioglievo, con la sua mano leggera il collo mio feriva e tutti i sensi mie in estasi rapiva. 8. Là giacqui, mi dimenticai, il volto sull'Amato reclinai, tutto finì e posai, lasciando ogni pensier tra i gigli perdersi obliato.
Fabio Nardi LA NOTTE OSCURA E IN LUCE DI KAROLINE KNABBERCHEN
I La fuga dalla mia condizione terrestre avverrà in mare. Nell’intermittente muto concedersi a me della notte. Cercherò la luce divina nella combusta occasione del mio corpo con l’acqua. Se non accadrà sarò morta invano. Ma si muore sempre invano senza l’amore assoluto. Il mio arde per l’uomo che sul mare è nato ed è venuto a cercarmi tra le montagne d’Engadina. In questo agosto, sull’oceano, distante dai monti, dal mare accogliente di Pisa, distante dall’uomo che dorme tenendomi per mano, ne sono scivolata via come un’ondina, ardo per Cristo nell’acqua. Da lui vado con due amori che diventano uno. Nel nostro reincontro saremo felici, Fabio; vado nell’acqua perché anche tu dovrai bere un oceano di dolore in notte oscura prima della luce finale. Sii fedele alla tua Ranocchietta. Giuramelo sull’acqua inscalfibile, nostra chiesa, dove sono partita. Io avevo solo te sulla terra. Ti amo e sarà per sempre. Sia questa la tua poesia più alta come lo è la mia. Ti amo e sarà per sempre. L’amore che non si consuma come non si può consumare l’oceano e le galassie che vi si specchiano. L’immensità in una promessa che stava tutta nella mano che ti posai sul petto a Lucca. Tutta nell’impronta del tuo petto agitato. Ti amo e sarà per sempre. L’uomo, è giunto a notte fonda, sulla Marina di Vecchiano, lascia i sandali in auto, e cammina scalzo sulla sabbia. Ha passeggiato come intontito tra le genti di Viareggio. Solo tra quella folla giubilante giugno. Anche per uscire qualche ora dalla camera di una madre ammalata e dolorante nel cuore vecchio tenuto in vita dagli anticoagulanti. Ma è stato un errore. Si è sentito uno straccio. In aggiunta a quanti lustravano vetrine e i-Phone colmi di app. Allora è fuggito sulla spiaggia del suo mare. Entra in acqua vestito. La secca sa che dura quasi un chilometro. Cammina nell’acqua fresca fino a dove gli sciaborda sul collo. E lì prega per Karoline Knabberchen. Se facesse un passo a bocca aperta l’inghiottirebbe la notte oscura. Ma rimarrebbe oscura. Pensa. Ed è allora che trova il racconto delle ultime ore della sua amata, il rimando a San Giovanni della Croce, mistico da lei accolto in totale dedizione, che ha reso il suo viaggio nella luce.
Fabio sei te?, ascolti musica a quest’ora? – Si mamma. Ma tienila bassa che voglio dormire ancora un pochino. Con questo caldo soffoco. Domani vai al mare Fabio a farti una nuotata. Tanto nel mattino viene mia cugina ad assistermi. Lo farò mamma. E’ bella questa musica, chi la suona? L’ha scritta un compositore che si chiama Goffredo Petrassi. E l’ha dedicata alla notte. Ascolta sempre cose belle, il mio Fabio, che Cristo ti benedica. Sono le ultime parole di Elvira, sarta ammalata, prima di assopirsi ancora.
II Anima nell’oscuro groviglio tenebrosa sonorità che cerca luminosità nella rima del Vangelo, nei timbri reali bui poi spirito d’atmosfera angelica dell’irreale tangibile di nome Karoline - Oltre la dolorante fuga dal male - suono sovra ogni parte invisibile del corpo annegato. Viaggio lungo lo sguardo perenne all’amore nella linea alta della fede, filo sonoro lasciato all’amato fidanzato. Perché nel pianto trovi suo canto. Goffredo Petrassi - Noche Oscura per coro e orchestra - (1950)
PERSONAGGI PRINCIPALI DEL "CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN" KAROLINE KNABBERCHEN Poetessa svizzera che studia filosofia all’università di Pisa e che si suicida venticinquenne alle Lofoten il 20 agosto 1984 FABIO NARDI Fidanzato vecchianese di KK e artista dalla vena eclettica LIBERTARIO NARDI Babbo sempre evocato senza tomba fissa ELVIRA SPINELLI Madre di Fabio, sarta in ogni luogo apprensiva ETEOCLE SPINELLI Nonna di Fabio ANDRI KNABBERCHEN Padre dei pomeriggi in barca GERDA ZWEIFEL Madre severa, signora degli incubi RUT ZWEIFEL Nonna dei garofani rosa UGO SENTITO Filosofo misteriosofico
PIANO DELL'OPERA
Libro-Introduzione "Le età dell'angelo svizzero Karoline Knabberchen"
Del “Canzoniere di Karoline Knabberchen” in trentasette sono stati pubblicati pochi estratti da “La freccia di sabbia”, “Quaderno illustrato vecchianese”, “Viaggio intorno a un volto”, “Cardiodramma”, soprattutto sulla rivista poi annuario Tellus, e sporadicamente in mostre collettive di poesia visuale negli anni Ottanta. CDS cura il racconto illustrato in versi e prosa e fotografia: "Karoline e il fotografo" -
IL MALE ENTRATO IN QUANTO SCRISSI IN QUANTO CUSTODITO PER QUARANTA ANNI Alla vigilia del giugno, sfoglio la "Quinta del sordo" di Goya. La sua casa con "pitture nere". 1819. Piccola casa sulle rive del Manzanarre. Anch'io ho la mia "Quinta dello Scalzo". E la devo affrescare come ultima avventura. Tutte le scritture e pitture e fotografate vicende, che ho sparse nelle diverse case e biografie abitate, so che devo, nuovamente, collegarle. Altrimenti tutto andrà perduto senza che ne capisca il disegno complessivo prima di morire. Alcune vicende cupe dal 9 gennaio al 10 febbraio 2017, che chiamo "giorni della caccia al Falco", viranti sulla mia romanzata biografia hanno, infatti, scempiato, divelto, cancellato, le piste che avevo ideato per stare dentro questa opera, con a culmine il Canzoniere di Karoline Knabberchen. Sono una quarantina di libri. Come se a scrivere tutto ciò e a illustrarlo fossero state DIECI persone non una! Ora devo reinventare tutti i collegamenti. Perché quanto ho scritto-dipinto-fotografato era è il mio viaggio preparatorio prima della morte e dopo. Ma è anche un Mandala innervato dal Cristianesimo: le persone care a me legate Karoline e Lalo e il Pazzo hanno bisogno di questo percorso dove io li proteggo nel loro viaggio nell'oltretomba. Il loro viaggio è il mio. Ma tutto quanto ho scritto, è stato scempiato, perché ho commesso follia di dispiegare questa mappa sul tavolo degli ultimi anni, di rivelarla, di pubblicarne e leggerne delle parti - convinto di trasmettere Religione e Comunismo - e così si è creato il Kaos in questa mappa. Esso ha divelto segnali e certezze. Il Male è entrato in quest'opera, sterminata, nascosta per 40 anni. il Male (che non è riconducibile a persone bensì a prassi diffuse nell'epoca, sorta di letterarietà fatua commista a feticistica alienazione per l'oggetto libro) essendo superficiale anche se si ammanta di teoresi, ha insidiato la Chiesa eterodossa romanzesca del Canzoniere di Karoline Knabberchen facendogli correre il rischio di essere ridotto a bazaar dove fare esperienza per migliorare competenze poetiche. Come in qualsiasi ambiente poematico in rete e su carta stampata. Ciò l'ho avvertito come futile volgarità! verso la drammatica vicenda di Karoline K. e nei dannati "giorni della caccia al Falco" (Clikka: Olandese Falco ferito) subito come brutto sfregio.
Le fondamenta della Religione del Comunismo a cui mi sono affidato, nel romanzo che lo presiedono, hanno conosciuto la voce del Tradimento. A causa della mia sventatezza. Di cui mi prendo ogni responsabilità perché non avrei mai dovuto pubblicarne in rete e su rivista neppure un brano. Né a poeti distanti da me perché devoti alla carriera letteraria tradizionale farne confidenza. Ora devo rimediare. Se ne avrò forze e il tempo. Sennò sono perduto io e chi è legato a me da morto.
Il paese delle Lofoten si chiama Å – Si pronuncia O – piccolo paese di pescatori alle Lofoten con merluzzo all’aria ad essiccare e nel locale museo a rivelare tutte le fasi del prezioso prodotto. Che diventa stoccafisso. Ultima parola dell’alfabeto norvegese mentre nel nostro è la prima, Fabio, non ti sembra singolare questo paese? Se ricordo questi frammenti di conversazione, non posso non tremare vedendo la nave affondata tra gli scogli, che dipinse Johann Christian Clausen Dahl, e che ora vede me disperato seduto sulla roccia, salvatosi, con il cagnolino di Jacopo della Quercia che annichilito e fradicio aspetta fiducioso la sua padrona Karoline-Ilaria. Che annegata non potrà più giungere.
All’inizio mi fa uno strano effetto l’esecuzione dell’inno di ringraziamento di Bruckner alla Trinità, odo distintamente infatti il TE DEUM, mentre dal sacro ho ricevuto questo dramma dell’annegamento per suicidio della mia fidanzata; e che ancora stravolge la mia persona che vive scissa nell’agosto 1984 e oggi nell’estate 2017. Forse per questa condizione posso affidarmi al Ringraziamento cristiano. Per quanto in questi mesi primi dell’anno ho capito di me e del mistero di Karoline Knabberchen. Se non fosse possibile un nostro nuovo incontro, dopo la mia morte, non avrei accanto il cagnolino di Jacopo della Quercia per Ilaria del Carretto che da Lucca, in San Martino, è venuto fin qui. A consolarmi per allora e per l’oggi, dove sulla spiaggia ascolto la coralità imponente del Te Deum, vasta come l’oceano, mossa da un martellante ostinato degli archi. Coralità che divido con le correnti vorticose, con le fioriture d’agosto, con la spiaggia resa mite dalla Corrente del Golfo, con i pescatori di merluzzo oggi tutti tecnologia e pescherecci colmi di antenne telematiche, col sale sparso, coi merluzzi ad essiccare, con le casette di legno coloratissime,… perché provo giubilo e desiderio di lodare la Trinità.
Quando s’alza TE ERGO QUAESUMUS ed il tenore s’abbandona a una lunga effusione canora, tanto espressiva e penetrante, anche i miei occhi dallo scoglio dove sono naufrago vedono che la navicella di Karoline Knabberchen non è più uno scafo spezzato, ma di nuovo galleggia, e sembra volenterosa di ripartire da lì dove avvenne ogni frattura. Si sviluppa l’AETERNA FAC. Torna il clima d’apertura e il coro declama il testo con tutta la sua imponenza. L’oceano che la nave ancora in galleggiamento affronterà ne è il corrispettivo liquido. Mi commuovo a questa scoperta. Col SALVUM FAC si sviluppa simmetricamente canto e suono, come ritorno al secondo episodio del Te Deum. Protagonista il tenore che espande la sua voce in tono sommesso e supplice. Sollevo il cagnolino in alto perché se Karoline è al timone possa vederlo. Esserne rallegrata che lui è con me salvo.
Il fragore del mare con la sua schiuma sembra volermi intontire le orecchie. Ma poi sono come liberato dal suono PER SINGULOS DIES. Strabiliante perorazione corale – l’elenco che ho steso del paesaggio di Å mi chiede di operare un gesto simbolico fondante. Ma quale? Quando ascolto il MISERERE NOSTRI tanto implorante e adatto alla tragedia mia e di Karoline Knabberchen allora intuisco cosa devo fare, qui, su questo scoglio nel 1984 e poi oggi. Ma per averne le forze non devo distrarmi dall’IN TE, DOMINE, SPERAVI.
Il quartetto dei solisti dà il via all’episodio. Il soprano si concede al tema altamente espressivo ideato da Bruckner, che riprende l’adagio della Settima Sinfonia. Quanto era movimento in questa sinfonia si trasfonde mirabilmente nel Te Deum. Quanto era dolore inesausto nel 1984 sullo scoglio dipinto da Dahl si ritrova, nel mio affidarmi fiducioso al disegno del Cristo, sullo scoglio del maggio che vivo. Il finale è una cattedrale di suoni sulla roccia, ma vedo che la navicella, ora, ha ancora vele tese candide. Il contrappunto e i passaggi armonici si sciolgono nel tripudio verso Dio. E io lancio il cagnolino sulla navicella in partenza. Lo vedo scodinzolare felice sulla prua che punta alla fuga dagli scogli. Karoline non vista da me lo raccoglierà. E io potrò finalmente sorridere nel luogo del Dramma che ha modellato la mia vita e ringraziare un pittore romantico e un candido geniale compositore.
PERSONAGGI PRINCIPALI DEL "CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN"
KAROLINE KNABBERCHEN Poetessa svizzera che studia filosofia all’università di Pisa e che si suicida venticinquenne alle Lofoten il 20 agosto 1984 FABIO NARDI Fidanzato vecchianese di KK e artista dalla vena eclettica LIBERTARIO NARDI Babbo sempre evocato senza tomba fissa ELVIRA SPINELLI Madre di Fabio, sarta in ogni luogo apprensiva ETEOCLE SPINELLI Nonna di Fabio ANDRI KNABBERCHEN Padre dei pomeriggi in barca GERDA ZWEIFEL Madre severa, signora degli incubi RUT ZWEIFEL Nonna dei garofani rosa UGO SENTITO Filosofo misteriosofico
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