:: Karoline Fantasma appare a Fabio Nardi. Cura Claudio Di Scalzo |
Nel gorgo, Fabio, che fu mio - dice Karoline - avrei voluto ci fossi per vedermi inabissare Mi stupivo di come si levigano in fretta le ossa, e come smaniose nella macabra danza riproducano nel tempo senza tempo un'intera iconografia. A loro manca la resina, scricchiolano come rami piegati dall'implacabile borea, nella stagione del sonno. E da ogni pertugio d'irrazionalità, da ogni breccia metafisica fan penetrare il ticchettìo sordo della loro musica. Certo, vago ad altezze ove quando giunge, se giunge, essa è appena eco: non sono rimasta là sotto, se è questo che vuoi sapere. Ma nel tempo senza tempo i ricordi son sciolto presente, e futuro condensato per riti ancora da scoprire. Mi sentirai a volte, e ti parlerò - pensa alla comodità di un fantasma ciarliero che puoi definire, come Beethoven, l’Amata Immortale - che dai luoghi che ami, dalle rocce tragiche e candide d’Engadina facendomi accompagnare dall'Allegro moderato nel Concerto N. 4 per corno di Mozart. Terrò aperto per loro quel pertugio, perché l'altro levigato, tragico bianco danzi per te la mia memoria; scandiranno col loro meccanismo il tempo che è nel tempo, eserciteranno sul tuo corpo la forza che t'aiuterà, ti darà peso. Quanto andrò narrandoti - se capirò che m’aspetti se non ti spaventi e impari da quanto ti dico – lo raccoglierò a fatica raccolto sui fondali, evaporando flutti attorno alle Lofoten; e ciò anche per recuperare quelle pagine che non ebbi tempo di scrivere, con il cui inchiostro s'è tinto di piombo qualche flutto del Mare del Nord. Ricordati che quanto vai cercando non può essere Romanzo, bensì Preghiera: mentre ti libererai del racconto solito sul Tragico che mi riguardò sui riflessi che in te ebbe ed ha, essa renderà me orazione silenziosa dei giorni e delle notti sulle notti che vivemmo assieme. Ci assolverà. La salvezza non è meta ma processo; e non ha mai fine. |