:: Karoline Knabberchen: Punto d'arrivo? Ultima Fermata. Da Filosofia da Baita. Febbraio 1983 |
Karoline Knabberchen PUNTO D’ARRIVO?
A volte medito, per puro gusto del paradosso, di recensire filosofi improvvisati di strada, che non scrivono libri che biascicano loro meditazioni negli incontri casuali dedicandole ad avventori di luoghi pubblici compresi gli orinatoi; costretta da questa vocazione ad aggirarmi in trattorie bar moderni pub; forse visitare filosofi carcerati che la chiusa acceca sul mondo come gli uccelli da richiamo; in conclusione aggirarmi presso un'umanità perduta. È roba irrecensibile questa? Sarebbe la degna conclusione del mio gioco "Marca Schiller", eh già, la prorompente bellezza della teoria schilleriana, dell’Arte come prassi svincolata dalla Legge Morale vivendo Libertà; scrisse proprio così, controllate se non vi fidate; assimilabile alla Libertà Divina però non “seria”: senza alcuna remunerazione, manco di fama carriera, per svagarmi con le “apparenze” della vita ai margini. Unica mia variante è che non potrei svincolarmi dal "Bisogno" fisico, consigliato sempre da Schiller, perché amo uno di questi filosofi ciancianti vernacolo seppure studi all’Università di Pisa. Sta scadendo l’affitto alla vocazione di studiosa della filosofia che un giorno versai. Lungo questo viottolo che porta al mare. Dimentico anche il pianto assieme ad Agostino. Ci sono sagome da sala operatoria nel paesaggio marino in giro. Stordita ascrivo quanto mi resta del linguaggio all’esercitazione obbligatoria di chiedere mangiare o bere o il tuo sesso. (Febbraio 1983)
ULTIMA FERMATA 1 Trovato lo spazio ove curo nevrosi d’immaginata realtà vivo trauma dell’avventura sapendo il finale
2 Sulle labbra in equilibrio dinamico frase citazione da Fichte evoca il guizzo d’esorcismo (domestico riscatto filosofico) della resurrezione come larva
3 Dall’ultimo Schelling inedito accolgo rivelati passi strascicati nella sera vecchianese. L’amante (in Val di Serchio nato) fotografa laddove la vita si riflette senza rivelare quanto Male Dio sparse sulla Terra avendolo in sé.
4 Febbraio è il mese dove il poco sole sui pavimenti malmessi d’un cascinale suggerisce quanto è Peccato quanto è Grazia che insidia la Scelta. Questo val per me Kierkegaard: convulso aliare di palpebre sugli occhi sfatti dalla notte.
5 Il Caso nell’amore è ingordo. non ha alcuna estetica da seguire. Anche se fosse hegeliano a rovesciarlo con Marx non c’è dialettica materialista che salvi dal dolore dell’abbandono dalla pericolosità del colpo di fulmine. E più il Caso non si sazia col soggetto più sussurra carnose meraviglie ed echi da grumi di armonie sugli scogli.
6 La scienza m’avverte con misure inoppugnabili che l’orizzonte è curvo. Mi viene incontro (dalla linea marina?) un limo d’inconscia umiliazione risacca che sgromma residua dialettica. Anche l’orizzonte del Bello di Schiller come Natura formata desiderosa di donare con cultura e arte sviluppo morale sembra vada dritto allo scopo estetico
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