:: Karoline Knabberchen: Sacra Famiglia mi piglia. 1979


Karoline Knabberchen in camera - 1983 - Foto Fabio Nardi




Karoline Knabberchen (1959-1984)

SACRA FAMIGLIA MI PIGLIA

da "FILOSOFIA DA BAITA" - 1979

 

La Sacra Famiglia, Madonna Maria e Giuseppe, non tentò di addomesticare l'impulso diverso di Gesù applicando verso cotanto Figlio, che ne fondava la familiare sacralità e diversità, una accettata - dalla comunità istituzione politica - ortopedia comportamentale; rifiutò di reprimere gli elementi irriducibili della sua personalità traccianti, in definitiva, la via della Croce.

Si comportarono invece, come sappiamo, dai Vangeli, in tutt'altra maniera. Essi, con estrema discrezione, si ritrassero davanti al nuovo e fecero agio, a Gesù, consentendogli cioè di espandersi e di perseguire quel determinato compimento che conosciamo.

Il cristianesimo, al contrario, istituendosi come religione confessionale impone rigide norme di Verità, il rispetto del dogma, l'accettazione del canone; la considerazione di certi libri come verità perenne la promulgazione di decisioni autoritarie in materia di Verità. Il fatto cioè che esso si presenti non solo come religione escatologica, ma pure come religione confessionale, indica, in assoluto, l'adozione del dovere di conformarsi a norme come criterio di appartenenza.

ATOMIZZANDOMI
La madre ha un figlio anche incorporeo. Epifania dei disegni di Dio. Al massimo piuma lasciata in falegnameria da angelo distratto. Allargo la piaga della mia fuga dal dogma cattolico. Non entro, stabilmente, in questa comunità. Né in quella calvinista dimidiante ruolo di Madonna e Giuseppe. Divento atomo di fede che spero bruci il libro devozionale di mia nonna. Quello a lato senza latino di mia madre annerisca.

 


Karoline Knabberchen
(Guarda Engadina Svizzera 1959
- 1984 Isola di Austvågøy Lofoten Norvegia)





 

Nota sconsolata

Fabio Nardi, mio fidanzato, legge quanto scrivo, conserva fogli dattiloscritti manoscritti con solerzia, sapendo che li smarrirei o distruggerei. Apprezzo questa sua custodia, anche se non so per cosa e perché. A volte partecipa ponendoci titoli che rivelano la sua superficialità umoristica, come in questo caso, che ci stanno, lo rivela il da me imparato proverbio pisano: “come il cavolo a merenda”. Sono sempre ad un passo, dall’incavolarmi, poi questa declinazione mi fa sorridere, e lo perdono, perché le mie riflessioni, so, che turbano il valente ex chierichetto cattolico di Don Gino Barzacchini. Perché tra escatologia e confessionalità, fino a quando non mi ha incontrato, non è che ponesse tanta distinzione.