:: Karoline Knabberchen: Schelling notturno sulla semplice frase dell'amico diurno di Fabio. 39° della morte. |
A cosa pensi Karoline, mi chiedi?, sul balcone vecchianese dopo avermi, lo so, fotografato. A Schelling perché il tuo amico, in piazza, oggi pomeriggio, ammalato, mi ha detto: “A Dio non credo. Forse mòio di esto malaccio che m’à preso, e ci sta, è la natura; po’ avello ‘oncepito est’esito che sta giusto anco a Dio; ma siccome è stato cheto e senza move un dito vedendo chi di persone con la guèra ne ha fatto morì milioni e gliè impotente verso chi uccide e sparge ir male, nun posso credici: in Dio. Meglio morì e che sia finito tutto. Che nun ci sia niente e tornà ar niente”. Ecco il problema del Male, Fabio. In sintesi. Il tuo amico ex di Lotta Continua, non pentito, lo dice fiero, traduce qualcosa alla quale filosofia e teologia, devono risposta. Inutile la scaltra, la considero umoristica sul tragico, scappatoia teologica ebraica, del Dio che si assenta. Schelling ha preso di petto, a muso duro, diresti, da tòsco, la questione nella sue “Ricerche Filosofiche sull’essenza della libertà umana” del 1809. Dopo l’hanno liquidato come “nuova gnosi”. Ma se sto qui sveglia sul terrazzo del cascinale è perché secondo me lui la questione l’ha posta in parte risolta. Devo soltanto approfondire come l’Esistenzialismo cristiano di Marcel e prima Kierkegaard hanno considerato il Male. Son sveglia per questo. Se vuoi ti riassumo, pastiglia contro il tuo sonno, Schelling. Vuoi? Ridi ridi appena chiudi un occhio ti schiaffeggio. Vuoi ti racconti a letto. Va bene cedo! Dio nella creazione donandosi come vita e amore agli esseri umani si è “autoalienato” dal suo fondamento originario di Dio nel momento che si è fatto persona, Cristo. Rendendo il mondo finito ha dovuto creare il Male che diviene natura oscura abissale nel Dio stesso: pertanto il male esiste non per carenze disinteresse assenza di dio ma dal contrasto creatosi nella stessa divinità. Questo contrasto è, però, necessario, perché l’amore divino si manifesti e indichi pure il suo superamento all’uomo. Tenebra e amore luce coesistono nell’umano in precario equilibrio. Qui la risposta per noi due e anche per il tuo amico ammalato sulla natura del male su chi lo usa. Adesso, Fabio, stringimi che tremo seppure sia giugno!
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