:: Claudio Di Scalzo: Schumann a Marinella |
(Marinella di Sarzana, 20 luglio 2011) - Cara Ermina del Soglio Giusto... le piogge recenti a luglio parlano e sparlano alle mie orecchie con suoni scarsamente decifrabili. Marinella sembra attiri spostati dal mondo tedesco in abbondanza. Nel palazzo dove risiedo è arrivato Schumann. Passa giornate sulla spiaggia con l’orecchio alla conchiglia. Come stesse sulla riva della sua mente melodica. Mi convinco che a passargli gusci e conchiglie sono personaggi della tempra di Florestano, Maestro Raro, Eusebio. Il romanticismo gli danza negli occhi come la ghiaia nel fiume Magra. Ci parlo al mattino. Noi due siamo colpevoli, mi ha detto, tu per le parole che ti stanno cercando dalla Grecia d’Iperione, dal fertile mondo, fino a qui tra le auto parcheggiate sul lungomare, fra l’altro molte sono tedesche, le più belle; e io colpevole, potrei non esserlo?, per i suoni che mi entrano nelle orecchie come comparse e invece sono l’Assoluto del Bello. Il Reno, signor Friedrich H. mi ha respinto. Sughero son tornato a galla, mi ha detto. E se mi butto in acqua qui a Marinella il bagnino mi ripesca. Allora chiedo alle conchiglie come si sta sul fondo e m’accontento. Capisci or dunque che la nostra conversazione è discretamente atipica anche per due tedeschi sul lembo dove comincia la Ligura e ci lascia la Toscana con Carrara e i suoi marmi? Ho una teoria stravagante. Per noi due, cara Erminia del Soglio Giusto ed è la seguente: io e Schumann siamo uomini creati dal sogno e come copia veniamo dati al reale. Tu puoi toccarmi, baciarmi, amarmi nel corpo e nello spirito - come Clara fa con S. - ma il meglio di me è quanto sta nel sogno. Parola scritta compresa, suoni compresi per il mio sfortunato mattarello di Carnaval che considero un fratello. In me è stata dolorosa l’occupazione della nascita. E’ chiaro a luglio. E l’opera che sapeva questo segreto si è comportata con me di conseguenza - affidandosi ad amici, che mi considerano matto ed al falegname Zimmer - imponendo che venisse cancellata. Ed era il meglio. Se Schumann lo ricoverano, come credo accadrà presto, agli infermieri detterà la sua migliore sinfonia, sulla Quinta stagione che non esiste né a Marinella né lì dove sei tu, ma i medici e gli infermieri, non la trascriveranno. E resterà un corpo dolente e piagato che urla, come di me dopo la vacanza di luglio, il mio silenzio da una finestra dove guardo fuori. Ma lo sai Erminia che ho una casa a Vecchino che guarda una magnolia e poi un noce e poi un cancello verde? Pensi basti per essere poeta del silenzio!? Certo che basta! Però la conchiglia di Schumann me la faccio regalare è troppo musicale e dal suo carnevale ogni scherzo vale riceverò anche quello di provare ancora amore e insieme ricordando quanto Zimmer mi disperse della mia opera capire che non potrò accoglierlo senza ambasce. Te lo confesso. Te lo scrivo. Ma non ti preoccupare. Se vieni a trovarmi, in questo mare italiano, staremo assieme come a Lipsia, ma dovrò tener memoria del “conto” delle perdite sulla mia vita. E tra questi ci sono versi e canti che mi davano l’euforia di riconoscermi. E che ora non ho più. E anche Schumann non ha più certe sue sonate mattoidi. Ma lui non se ne rende conto e io sì. Siamo due matti diversi. Ma amici. Edifichiamo assieme il nostro esilio da tutti con la stessa nudità cerebrale - Porgo i miei saluti più leggeri passando tra uno schizzo e l'altro... Friedrich Hoelderlin |