:: Vicente Blasco Ibáñez: Napoli, I - A Cura CDS |
CDS: Vicente Blasco Ibáñez a Napoli ritratto un po' Totò con l'orescchi sguanciato - Luglio 2013
Vicente Blasco Ibáñez LA CITTÀ DEL CANTO
(1896)
Napoli è la vera Italia; quell’Italia che tutti abbiamo visto in cromolitografia, nei panorami nelle operette e nei roamanzi, con la sua allegria invidiabile, la sua vita all’aria aperta, il suo ambiente poetico ed il suo amore ai divertimenti…
Con mezzo milione d’abitanti e occupando più terreno di qualsiasi altra città d’Italia, è, realmente la popolazione peggio repartita e d’aspetto più originale che ci possa essere. Ci sono rioni interi occupati da grandi palazzi, dove risiedono i privilegiati che da tutte le parti d’Europa vengono qui in cerca della bellezza del golfo, di un sole sempre ardente e di un clima africano; e presso alle abitazioni signorili, agglomerazioni di bugigattoli infetti, meandri di vicoli, dove pullula una popolazione sudicia, lacera, ma allegra, che non pensa ad altro che a fuggire da lavori continui, e che con due soldi di maccheroni ed una romanza per frutta, va meglio di un orologio.
C’è molto di spagnolo in questo popolo napoletano, davanti ai cui originali costumi rimane stupefatta la gente del nord. Non invano ha dominato qui la Spagna durante due secoli. Ed anche oggi, come ricordo del suo passaggio, rimangono statue e le opere di Carlo III, e il nome Toledo, applicato alla via principale di Napoli, all’arteria dove affluisce tutta la corrente della vita cittadina.
Per un popolo come questo, che si diverte senza darsi troppi pensieri, che per il suo amore istintivo verso la tradizione seguita ad essere superstizioso e sbrindellato come i suoi antenati, il progresso e i cambiamenti politici della patria sono rimedi che operano molto lentamente. L'unità d'Italia, che tanto energicamente ha fatto sentire i suoi effetti politici nella Penisola, un po' ha influito anche qui, ma si può dire che sia all'inizio del suo compito. Non esiste più la popolazione nomade dei lazzaroni, che dormiva per le strade e si moltiplicava, senza che i figli conoscessero altra casa paterna... Ma è ancora lo stesso popolo bruno e tumultuoso che invece di parlare canta e che si ubriaca allegramente; e a chi gli dà un soldo lo chiama salutandolo con un riverente eccellenza e illustrissimo. E' sempre lo stesso popolo che fa il chilo nei passeggi pubblici e per le strade; che sopportò con pazienza tutte le invasioni e le tirannie; eterno servo dei francesi, degli spagnoli e degli austriaci, complice nelle leggerezze della regina Giovanna e del dispotismo imbecille e brutale degli ultimi Borboni napoletani; e in cambio, per dimostrare che quello che gli manca non è il coraggio, fa alle coltellate tutte le notti per le questioni più insignificanti, insanguinando il giorno dopo le cronache dei giornali.
Impressioni italiane di Scrittori Spagnoli (1860-1910)
Lanciano-Carabba Editore
…CONTINUA
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A VALENCIA
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Vicente Blasco Ibáñez
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