:: Claudio Di Scalzo: Boine spasmo agitato e calmo. Poesia mistica e materialista da banco. 17 maggio 2020 103° anniversario della morte di Giovanni Boine |
La vista sulle parole del poeta Giovanni Boine (Finale Marina, 12 settembre 1887 – Porto Maurizio, 16 maggio 1917) può consegnarcela l’Immagine. Parole come opera raccolta come opera dispersa come malattia come medicina da scontare. Oggi ognuno ha il farmacista accanto e la propria medicina on line. Pur’io che qui scrivo. Boine è un luogo, Porto Maurizio oggi Imperia, l’oggi di Imperia per vedere le parole di Boine è più importante di quella di ieri. Il “posto”, dove si sta a ogni costo, libero e sottoposto, sano malato da gennaio ad agosto. Il corpo di Boine vive lo spasmo dell’intellettuale in Provincia: nel tempo presente tutto è provincia tutto è metropoli, e pertanto il tempo che l'accolse che l'accoglie non può che essere temporalità spasmica. Non c’è nulla di lineare in Boine. Questa linea che piegata agli angoli diventa stanza, per lui della tortura! È quanto hanno allestito per il Centenario della morte a Imperia nel 2017 poi 2018 in ritardo. Stanza in cui non sono entrato nel maggio di 4 anni fa, detto meglio anche se invitato, non ci sarei entrato. Pure se firmai una riedizione con semi-inediti de “I Discorsi Militari” per i tipi della Fondazione Museo Storico del Trentino. Firma che ho cassato perché, appunto Boine, in scomodo Averno da centenario allegramente vario stanzato non era da Olandese Volante intemerato ove Boine transmoderno era nato. Boine nel suo posto in questa temporalità che il destino gli dà che lui come malattia prese sul groppone a portà, agisce come rottura di ogni ordine simbolico del tempo e lui soggetto sta sempre altrove rispetto anche a quanto scrive non solo vive. Sano e malato. Coerente. Vaglielo un po’ a spiegare alla lista dei presenti alle celebrazioni: universitari e studiosi della domenica, collezionisti di centenari e cartografie teoriche somiglianti a infantili disgrafie. Entrare nel posto nella vita spasmica di Boine è arduo perché, lo si sappia, se poeti, molti del suo tempo, e scia venuta dopo, anche tra i celebratori di Boine 2017 ci sono poeti e poetesse che vivono per questo, Boine evitò sempre, proprio non gliene fregava niente, di essere commentato, interpretato, di fatto ricevere sigillo d’autore. Ciò non l’ha mai cercato da vivo e da morto. Basterebbe leggere il Carteggio - come trucco e recita e fantasma a posteriori di uno spasmo bizzoso un po’ fantasma con la tisi invece che con l’asma per capirlo - senza costruirci poetiche a posteriori per indossar belletto da conferenza. Se non ha sistemato la sua opera, aveva tempo per farlo, è perché non ha voluto fornire un corpo lineare ai critici futuri: e del tempo da calendario da lui vissuto vario reo rio. Tanto sapeva che avrebbero reso il suo corpo malato morto incassandolo in assi stretto per tenerlo dritto lui che scivolava tra le pietre dell’uliveto sinuoso come biscia. Che spaventava ma non aveva morso velenoso. Incassato in stanza per grattarsi còlta panza. Ohibò! La vita spasmica, al culmine di minuscola bica esistenziale, sinuosamente bisciante tra collina e mare imperante ad Imperia, Boine la correda, in essa trema ovvio!, con l’appassionata lettura del mistici. Inizia con Jacopone da Todi. Un solo Dio tanti modi per batterselo sul petto mentre lo scuoti. Per forza intende Rebora come nessuno. Jacopone è lo spasmo in evidente chiasmo. E mettendo da parte il chiasmo retorico letterario prendiamo il chiasmo biologico. Come scambio in biologia, di materiale genetico durante la meiosi. E allora dal posto porto spasmo Boine parte, in cerca d’altro materiale che sa di avere addosso tasselli per completarlo, e cioè viaggi. Fuga, abbandono, porti figurati figurativi immaginati. Mitici. Favoloso Oriente. Da dove tornare col pacchettino esotico ninnolo. Soltanto critici da burletta e accademica favoletta o della critica merendina consumata in fretta sulla balaustra di Boine a Imperia, per Convegno ove aver per un dì regno, possono pensare che per conoscere l’oriente, o qualsiasi altro posto, necessiti raggiungerlo fisicamente e fare il turista sulla poetica pista. Ridicolo! In epoca transmoderna poi cercare i tamburelli dove ci sono iPhone e alberi parlanti quando a parlare sono i video girati davanti a pasti freddi e immagini sinopia mitiche indossate come i pantaloni a mezza gamba dai turisti yankee ad Atene e Roma e Nuova Delhi, è, semplicemente idiota.
A fine marzo 2011 io e Sara Esserino (oggi Cardellino) raggiungemmo Imperia/Porto Maurizio Sara Esserino mi scattò alcune fotografie apponendo didascalie che stemperavano, nell’umorismo, Poi, Esserino, sapeva, sa tutto della mia vicenda, compreso che qui ero già stato, 30 anni prima,
Boine va verso Oriente, in “Veggio al di là” senza muoversi dalla terrazza sopra casa sua che guarda i pescherecci. Dove pur’io son stato, cercando complicità negli unici informati su Boine: piccioni. Ciclamini. In “Veggio al di là” Boine scappa ma non tappa la cornice di convenzioni, impegni, rapporti a pressa sempre aura stessa, che vive col corpo a Porto Maurizio.
Non è, Boine, come gli sprovveduti poeti e poetesse che viaggiano a oriente per obliare stanze e panzane occidentali maledettamente tecnologiche. Come se in quest’oriente di carta o luoghi mitici desunti dai libri decadenti non esistesse l’iPhone o il supermercato. Fra l’altro questa truppa turistica colta si pensa alternativa al sistema nascondendo a sé stessa la materialità dell’esistenza; Boine non lo faceva, e così, gli idioti, rovinano ogni reale possibilità di lotta ideologica e materialista efficace per il Comunismo. Ciò è in auge da metà anni Settanta col “Riflusso” dietro droghe reali e droghe per lo spirito. Lo conferma il veloce viaggetto on line, e oh sì VEGGIO al di là, cosa incontro? riassumo: astrali compulsioni animali baciati sulla bocca viaggi mistici pensando d'incontrar Ulisse o qualche deità sul Gange stando al sole pingue o il monaco Zen che ti consiglia pan allo zenzero. Al massimo Boine s’inventa il tempo spastico andandolo a vivere col corpo illusorio in una fantasticata adolescenza. È il caso di “Deserto” Il sogno illusorio qui vien sparso con l’aspersorio laico da ulivo e fico. Resta il problema di come entrare nei luoghi di Immagini e Parole di Giovanni Boine. Se Boine visse e vive in un mondo fisico e uno verbale, col costato che gli tarla il male, compreso il male che gli portano nei centenari medici vari con pozioni avariate, l’unica possibilità, è quella di invitarlo, se ne ha voglia, a stare in un posto ove la sua vita spasmica trova casa. Inventare una sorta di Materialismo operativo. Tra i piani resi visibili dal poeta, dagli scritti che pubblicò, da quelli ritrovati, come in giornali pubblicati mai più menzionati (nel libro ricordato Accio cassato) e quelli invisibili, perché l’opera boiniana può soltanto vivere in questa intersezione, pure di materiale biologico in chiasmo e spasmo, accostarci alla realtà fisica di Imperia ieri e oggi. Qui agiranno leggi che pur infilate nella materialità esistenziale operano su piani più metafisici illusori. Possiamo spostare Boine in altre epoche, farlo incontrare personaggi incongrui col suo vissuto, metti Wild Bill Hickok o Pippo o entrare nella camera dove muore nel maggio 1917; esplorando altri spazi performativi. A me interessa particolarmente oltre il fumetto e il western l’epoca di fine ottocento inizio novecento con tutte le fantasmagorie in circolazione da Belle Epoque anche in provincia che la guerra spazzerà via assieme alla cincia sull’ulivo. Allora, per il centenario 2017, avevo immaginato di esporre un banchetto, “Ornitologia mistico-poetica da banco con piccioni”. Con reali piccioni e reali medicine per tisi e altri ninnoli da Body Art variati in Disc’Art episodica per offrire le linee della febbre in spasmo di Giovanni Boine. Questi “Banchetti per poesia da banco”, che rimandano alle fiere d’inizio secolo di paese ed ai banchi di vendita on line, sono a mio avviso adatti per il poeta Boine che in vita visse ogni inganno ( autoingannadosi. Il CARTEGGIO è anche questa vicenda teatrale e prima o poi mi ci dedicherò) da parte dei gruppi intelelttuali. Altra “Poesia da banco” progettai per Boine in amore, peccando e libertinando, ma ciò sta in qualche files che devo ritrovare o presto o chissà quando! Anche perché intendo festeggiare, il 103esemo anniversario della morte. Mi son detto, infatti, che escluso dai festeggiamenti del Centenario avrei festeggiato ogni anno, quando non lo fa più nessuno perché non c'è cadrega dove apparire in smilza giornata epocale, qualche evento della biografia di Giovanni Boine avrei ricordato. E ciò mi sembra adatto alla mia corporatura e biografia ch'è sovversiva. Ed è giusto che così appaia e viva.
CDS: "BOINE POP" - 2020
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