:: Sara Cardellino - Claudio Di Scalzo: Bacio a dicembre, l'Otto, con la Rapsodia n. 5 di Liszt. Zerelda Zee Cardellino e Jesse James |
Sara Cardellino - Claudio Di Scalzo BACIO A DICEMBRE, L’OTTO, CON LA RAPSODIA N. 5 DI LISZT Zerelda Zee Cardellino e Jesse James Dicembre rapsodia eco delle cose che accaddero e di quelle che dovrebbero accadere. Jesse James ancora in fuga con Zerelda Zee Cardellino vorrebbe vivere nella Piana del Serchio-Missouri. Nella casa degli avi dietro la chiesa. Contea di Clay. Non sa che a gennaio Robert Ford lo fredderà alle spalle con una pallottola alla nuca mentre guarda un quadro alla parete della sua camera. Un cavallo fermo e altero nel Campo alla Barra mentre attende il suo cavaliere. La Rapsodia n. 5 di Liszt inizia con un motivo dai toni sommessi, quasi un lamento (i singhiozzi di Zerelda accanto al corpo dell’amato Jesse ucciso a breve?), scorre lentamente enunciato dai bassi, mentre minaccioso, risuona in lontananza un ribattuto ritmico basato su di una nota puntata. Il tradimento sta prendendo forma, consistenza, la pistola con l’impugnatura di madreperla, tra un mese, punterà il bandito stanco di parole per rintuzzare la vendetta degli sceriffi della Legge poetica. Intenzionati a sopprimerlo. Avvicina le labbra alla sua Zerelda Cardellino. Il tramonto è infuocato verso la macchia, verso il Lago Puccini e incendia la marea sulla spiaggia di Vecchiano. La rapsodia consegna alla coppia, grazie a Liszt, un paesaggio unico irripetibile, scheletrico e abbandonato da tante speranze che un dì tra quelle mura e campi di frumento s’agitarono; paesaggio quasi lunare, senza tempo da consumare. Zerelda Zee dice al suo Jesse James: “Ti sarò sempre accanto, amandoti ti vedo intero per come sei nell’anima che pure hai insidiata dal male come tutti, che pure hai dolce e buona, anche se il destino fece di te un bandito. Ma ora è tempo che tu viva via da questa follia della guerra solitaria contro la legge. Ti uccideranno prima o poi. Promettimi che con l’anno che viene sarai un altro e senza più pistola”. La stringo a me, le tengo i fianchi, profuma di Laguna, ha occhi scuri come le notti veneziane, farò come mi chiede.
Si tratta di un contrasto formidabile, l’antitesi come motivo conduttore di tutta la rapsodia n. 5. Contrasto che alberga anche nel petto della coppia che intuisce la possibile tragedia. Preoccupazioni rafforzate dal violoncello che la intona solitario, quasi una voce sospirosa, di invocazione. Nella ramaglia attorno al cascinale la luce sembra una ferita rosa. I nidi sono disertati dagli uccelli migratori. L’infinito nasce senza curarsi dell’amore messo in pericolo dal piombo spietato. Ancora poche battute e la voce dell’orchestra si distende in un’ampia arcata, e per un attimo la tensione sembra stemperarsi. Si percepisce, tuttavia, che la preoccupazione è stata soltanto allontanata per un attimo e ben presto ritorna il triste motivo iniziale della prima sezione. “Oggi, l’Otto dicembre è il tuo compleanno, Jesse”, dice Sara Cardellino. “Cerchiamo di viverlo lontano da ogni pericolo”. Il bandito posa la fronte tra le mani di Zee. “Comincio ad avere troppi anni per la vita che conduco. Devo proprio cambiare!”. Zerelda passa le dita tra i ricci che mostrano fili grigi. Anche per questa tenerezza la rapsodia propone, ancora una volta, il rasserenante tema della seconda. Quando i celli riespongono in progressione la melodia dolcissima della prima sezione, l’orchestra si anima - la torre ghibellina vicino al cascinale accoglie il volo appassionato degli ultimi piccioni ritardatari al nido - prima dell’ultima discesa, che fa piombare tutto in un nuovo silenzio plumbeo. Il buio sembra crepiti un agguato. Zerelda si stringe a James tremando. Arriva la Coda finale: risuona il motto percussivo d’inizio su nota puntata, insieme ancora una volta il tenero tema dei violini, reso quasi irriconoscibile per la caduta del registro basso. Per qualche istante il tremolio degli archi rischiara appena la scena con qualche bagliore, prima che piombi un buio impenetrabile venato di rosso.
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