:: Accio: Sara Cardellino Cinemascope. 2009/2017 |
SARA CARDELLINO CINEMASCOPE
A partire dal secondo semestre 2009 presi ad affidare foto di Sara al programma Picasa-Google opzione “Cinemascope”. Le foto del volto venivano racchiuse da due rettangoli neri e nel taglio interveniva la scelta di Picasa. Il volto di Sara si prestava presta a calchi dall’immaginario Hollywoodiano e dal teatro musicale (Sara Callas) Sara Cartellino ne ha ritrovate decine e decine nel vecchio pc in soffitta e alcune pure stampate. Con relativo brano in prosa o in poesia. Mi divertiva molto questo gioco estetico-fotografico. Per la casualità e per altro ch’è emerso in questi giorni del settembre 2022 pressato dalle domande di Sara. Alla quale ho risposto così. Intanto mi garba la tecnologia minimale che offre subito il prodotto ideato illustrato. L’idea di tanti fotogrammi come film. Le barre nere sul colore sono efficaci. Non ti basta? No, non gli è bastato. Allora devo confessare che, probabilmente, la mia predilezione per questa scelta suggerita da Picasa (utilizzata da migliaia-milioni di utenti-navigatori) si fonda sull’attrazione per il cinemascope che nacque quando andavo a vedere al Cinema Olimpia di Vecchiano i film americani d’avventura e sentimentali che trasmessi sul telo si restringevano rettangolo con strisce nere in alto in basso. Questo il Cinemascope che vedevo. Non so se questo accadeva perché il macchinario era vetusto. All’Olimpia vedevo pure, entrando di straforo, i film allora vietati ai 14 anni. Con belle attrici in primo piano o in abiti succinti e bikini. Praticamente il CINEMASCOPE PER SARA CARDELLINO nasce da questa vicenda adolescenziale. Ero talmente preso da certe attrici che mi facevo dare i tagli di pellicola in fotogrammi delle scene quando l’interruzione imponeva all’operatore qualche scorciamento della pellicola. Poi me li riguardavo controluce. Adesso, Sara, riguardo il cinemascope per te sulla luce schermo dell’iPhone o del pc. Ecco come, semplicemente, può nascere una serie fotografica. Poi uno può leggere l’estetica di Adorno o di Lukács o di Baudrillard, ma per me viene dopo. |