:: Accio: Leggo Torquato Tasso per uscir dal lutto chiasso. 1981/2023. Con Sara Armida


Sara Armida che rincontrerà il "suo " Rinaldo il 20 III 2017 Domenica delle Palme
Foto Accio





Accio

 LEGGO TORQUATO TASSO PER USCIR DAL LUTTO CHIASSO. 1981/2023


CON SARA ARMIDA

 

Il titolo, allestito per l’oggi 2023, rivela una prassi che seguo da sempre.

Quando scrissi questo frammento di critica in dis-lettura su Torquato Tasso erano i tempi del Caso Dozier (inizio 1981, preceduto e seguito da altre aberrazioni di idiozia sanguinaria delle Brigate Rosse, una delle cause della crisi e perdita di identità linguistica della parola Comunismo in Italia, siano maledetti col loro stalinismo marca occidentale perfettamente inutile, che nei loro “pentimenti” “dissociazioni” e così via presto seguiti da TUTTA la Sinistra Extraparlamentare con a capo oggi 2023 Adriano Sofri, ma loro avrebbero avuto ruoli nell’industria nei media nei giornali nell’editoria, i furbi rivoluzionari piccoli borghesi, e dal battere quotidiano il chiodo dello Stato Democratico con le sue istituzioni illibate) e andavo a ritroso nella Storia della Letteratura, rileggendo la Gerusalemme Liberata (lo sto facendo anche in questi giorni di Lutto Nazionale) per trovare conforto-conferma che gli eventi tragici luttuosi le morti le battaglie gli scontri ideologici nel passato lontano avevano prodotto capolavori, di interpretazioni, e che l’oggi presentava un miserabile balbettio nei media nei protagonisti: spesso idioti. Senza Parola. Mediocri. Era così nel 1981 lo è oggi nel 2023 con la Guerra in Ucraina con la morte di Silvio Berlusconi. Questo “sciocchezzaio” in marcia, di “luoghi comuni” fatto passare per letteratura arte giornalismo poesia era stato fiutato da Flaubert e da Baudelaire col suo “Salon Caricatural”: la cultura un’immensa caricatura e da Laforgue con la scoperta che notte e giorno, festivi e feriali, feste comandate e rifiutate, poveri in canna e ricchi con la panna, portavano il Tutto semplicemente al Nulla.

Sara Cardellino sembra abbia capacità di divertita ricercatrice rabdomantica “tra i quintali di fogli carte disegni tele” delle soffitte del cascinale. Basta “tiri a me qualcosa che vengo immessa in una storia letteraria estetica politica che mi muove a gran curiosità e mi prende scoramento sapendo come tutto ciò un giorno andrà perduto.”

Il che mi costringe a illustrare, se me lo ricordo, e sennò invento, perché scrissi tal frammento. Che qui pubblico.

 



 

 TORQUATO TASSO TRA BELLO E MALE IL POETICO PASSO

1981 

 

Tasso inquieto perturbato folle fato lo diventa perché sta, da poeta, dentro la mischia dello scontro in quel di Gerusalemme. Con la poesia tenta, continuamente, di ridefinire gli schieramenti e le bandiere-emblemi delle fazioni contrapposte.

Leggere a tal proposito nella Gerusalemme Liberata la congiura contro Goffredo con lo stratagemma delle false insegne.

C’è dell’esemplare in questo espediente.

Tasso umanista nell’epoca della Controriforma, impone una perduta vista?, è dubbioso se in tale contesto valga la scelta di poeticizzare la perfezione dei valori morali dentro la forma classica della tradizione poetica.

I nervi diventano ballerini più delle frecce a grappolo.

La struttura della Gerusalemme Liberata ha il suo traguardo vittorioso perché la Virtù segue la perfezione che il rigorismo esige ma non con il viatico dell’idea di Bene bensì grazie all’idea di Bello.

Tasso conduce la sua personale battaglia per sanare il dissidio tra Mondo Morale e quello della Poesia fino a schiantarsi, crisi religiosa del 1575 e follia, concedendosi alla scissione, senza risposta, se sia la Poesia che lo inganna o la sua insufficiente fede.

Nonostante la biografia del poeta - benedetta sia questa autonomia vita-poesia - la Virtù è perfetta nella poesia della Gerusalemme perché è Bella.

Non vince l’esercito cristiano bensì la bellezza che lo ispira. E Torquato Tasso intuisce-scopre che se la Virtù è tanto Bella per protagonisti vicende lui stesso poeta è perché potrebbero essere in balìa del Demonio. Il movimento autonomo della Bellezza nell’opera scritta potrebbe in sintesi giocare una sua partita contro lo stesso poeta gli eroi trascinandoli in recessi inesplorati distogliendoli dai compiti appannandoli. I cieli sopra le teste sono limpidi ma nei cuori può albergare il buio.

Sa questo… Tasso sano di mente e perduta mente? Sì.

Lo conferma questo passo.

“Tal rabbellisce le smarrite foglie/ai matutini geli arido fiore, a tal di vaga gioventù ritorna/ lieto il serpente e di novo or s’adorna/”

Il mondo della bellezza del trionfo del successo s’intreccia con le trame demoniache. La natura e gli esseri sono dentro questa trama. Dove la morale cristiana poi vince ma il passaggio è questo.

L’episodio del ricongiungimento di Rinaldo con Armida questo testimonia.

Questo intreccio non compare più nella contemporaneità perché non ci sono poeti capaci di rappresentarlo. Né il Bene né il Bello né il Male né il Brutto.