:: Margherita Stein: Tocca a mé. Dal "Trittico sulla Morte quando ti tocca". III - 1980 |
TOCCA-A-ME. Voglio spingere all’estremo questo dramma, questa durezza, questa irriducibilità dell’esistenza tanto da farla solo mia. L’esistenza mi tocca, ossia mi compete, ma anche, non mi lascia, mi inquieta fino all’angoscia, fino alla disperazione; mi tocca e tocca me, proprio me; mi ha scelto, come il patibolo quando si tratta di salirne i gradini. Sicché quando tocca te, ebbene ti tocca, tocca proprio te e nessun altro; e tu sei solo in ciò che ti tocca, e non ci sono altri con cui dividerlo, e ciò che ti tocca in questo modo è solo il morire. “Quanto tocca... a té-tì tocca diceva mi pà”. Accio dice. Sintetizza il mio ragionamento filosofico nel modo proverbiale crudo del proletariato d’origine contadina. Simile al guaito o ululato di rabbia animale. Quando il Male o la Morte ti tocca al toccato spetta sopportarne, e solo a lui-te, il peso lo smacco l’ingiuria la volontà annientatrice. Il toccato, aggiungo, essendo per metà lucchese da parte di madre so il vernacolo, appare rimbecillito nel cervello, qualcosa compie cortocircuito, si rimane imbambolati senza pensieri: giunge il male senza requie che porta alla morte. E poi... seppure uno mantenesse razionalità pensieri poesia sublime riflessione ermeneutica… che cosa se ne può fare? No no… meglio l’intontimento la non-ragione su quanto del perché così TI TOCCA! NOTA
Quanto sull'OV pubblicato quanto qui collegato... venne scritto da una giovane donna ventenne. Stein e Knabberchen (che pure scrisse sulla Morte da ma un'altra prospettiva visione teologico-filosofica) mi furono e sono maestre. Perché questa scrittura nei tempi anche social di "Ciao Papà" o della raccolta sui parenti morti o moglie alla Milo De Angelis, è infinitamente ed esteticamente più forte. Punto. |