:: Claudio Di Scalzo: Diego Angeli |
Cimitero di Staglieno
Claudio Di Scalzo Diego Angeli VETRINA DELLE OCCASIONI (Glauco Viazzi: Dal Simbolismo al Decò, Einaudi, 1981) C’è qualcuno che ancora ricorda Diego Angeli? A cercarne traccia sulla Rete appare un libro dei Fratelli Treves del 1915 dove in tre lettere parla di un martirio avvenuto a Reims, poi appare di striscio in un saggio universitario sulla Roma Preraffaellita accostata ad atmosfere dannunziane e bizantineggianti. Forse in una via romana da verificare. Sta poi stabilmente in un’antologia mirabile di Glauco Viazzi: Dal Simbolismo al Déco dove infila due paginette-urna-tombina, in un cimitero di obliati simbolisti che facevano specchio ad atmosfere misto Francia-Fiandra e al villone dannunziano. Ci sono anche i nostri crepuscolari in questi due tomi. Viazzi è uno che sapeva come trattare i minori e i minorati del parnaso post-carducciano in empito epigonale neoclassicamente simbol-posticcio. Ma torniamo al nostro Diego nato nel 1869 che gli angeli li ha incontrati nel 1936 quando ormai il liberty era ricoperto di orpelli duceschi, per trascriverne la poesia “Notturno” e scolpirla come didascalia alla tomba “Il dramma eterno” dello scultore Giulio Monteverdi nel cimitero di Staglieno. Il buon Diego Angeli si era esercitato anche a scrivere “Sotto un disegno di Lancret” (pittore emulo di Watteau e di galanti feste) e, oggi, grazie a L'Olandese Volante, che pure festeggerà "i morti" nel novembrino mese, suoi versi li sposo con il “Dramma” della poesia che svanisce anche se composta col marmo. Decadente. Figurarsi quella che transita sul liquido oceano, compresa la mia, che resistenza può avere nel flusso temporale. Polvere di parole virtualmente vive. Morte senza saperlo? Ai visitatori del cimitero senza tombe del web la facile risposta.
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