:: Ettore Petrolini: Battute. Dalle Alpi allo Ionio

 

 

 

 

Ettore Petrolini 

BATTUTE IN NUMERO DI UNDICI

 

Il critico sentenzia: Abbiamo visto la solita cosa! Lui però fa la soli­ta critica.

 

Ho spesso sentito dire: “Ma questa, non è arte di prim'ordine”. Ma l'ho sempre sentito dire da colui che non ha fatto mai nulla, né di primo, né di secondo, né di terzo ordine. L'ar­te, poi, non ha ordine: è arte o non è arte.

 

Fortunato l'attore cui nessuno ha in­segnato a recitare: perché così, non sapendo recitare, reciterà benissimo.

 

Il critico va sempre a vedere una co­sa bella proprio quando gli piacereb­be di vederne una più bella.

 

Io ho una paura terribile di colui che mi dice: io sono abituato a parlar chiaro. Per me sono pa­role di colore oscuro.

 

Una signora prova tutti i sistemi per dimagrire. Le consigliano certe acque in un certo paese. La si­gnora ci va.

Dopo venti giorni il mari­to riceve una lettera. “In tre settimane son dima­grita della metà. Che debbo fare?”. Risposta telegrafica del marito: “Resta per altre tre settimane”.

 

– Cos’è l’uomo?

– Un pacco postale che la levatrice spedisce al becchino

 

Le opinioni dei critici teatrali sono come le ricette dei medici specialisti. Ognuno ha le sue.

 

Il padre al figlio:

– Dal giorno che sei nato non mi hai dato che dispiaceri.

– Ma prima di nascere?...

 

La critica, anche maligna, serve a qualcosa visto che il veleno non sempre nuoce. L’arsenico, per esempio, preso a piccole dosi fa bene alla salute.

 

Se tutti al mondo dovessero non fare ciò che non sono capaci di fare, ci sarebbe ben poco di fatto.

 

 

NOTA

Con le sue beffarde macchiette romanesche (Ciggi er Bullo, Gastone, Er sor Capanna), ma anche con le indelebili figure di Salamini o di Mustafà, Ettore Petrolini (1886-1936) seppe fon­dere all'inizio del secolo il gusto popolaresco con l'espressione dell'avanguardia e concorse non po­co a svecchiare il gusto teatrale degli italiani. Ma Petrolini redasse anche memorie autobiografiche come Modestia a parte (1932) e Un po' per ce­lia un po' per non morire (1936), e fu anche un osservatore della vita e delle sue piccolezze, contro le quali non esitava a scagliarsi. Proponiamo dieci polemiche battute contro la critica e barzellette provenienti dal volume Al mio pubblico che apparve a Mila­no nel giugno del 1937. Petrolini era scomparso esattamente un anno prima, non senza aver pro­nunciato la sua ultima battuta: "Che vergogna morire a cinquantanni!". (Claudio Di Scalzo)