:: Eroma di Vecchiano: Dell'Amore perduto con filosofia. 1

 

 

 

Eroma di Vecchiano

 DELL'AMORE PERDUTO CON FILOSOFIA

(dalle origini a oggi, 1)

 

Una volta perduto il mio amore, Lavinia Grado, qualcuno deve avermi detto, degli amici vecchianesi, prendila con filosofia. Lì per lì stavo per rispondere in vernacolare empito. Senonché come una dinamo da bicicletta il ragionamento sfrigolante sulla pedalata della delusione amorosa ha preso a girare la ruota attorno al bigliettino: “Stammi lontano!”, vergato da Lavinia. Cosicché io - claudicante - m’allontano. La prendo con filosofia. M’allontano fino all’origine del cerebrale ragionamento umano. La Grecia. Da lì scendo. Filosofando sull'amore perduto al tempo delle susine. Selvatiche. Verso il mare. Luglio.

      

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Alla Scuola di Mileto consegno il segreto. Cercando nell’Arché cura e principio della misura.

Talete dice che l'inizio sta nell’acqua. Anche spuma fuggevole di Marina Pisa e dell’Arno in  foce ampia. Lì Eroma era capitato, di vene azzurrine scrisse, di striscio fu amato, solitario nutrimento predisse.

La terra amorosa galleggia sull'acqua delle lacrime. Il sostegno dell’amore è umido. Anche il caldo dei baci e degli amplessi si genera dall’umido e in umido finisce. Principio di tutto. Marina di Pisa. Con la filosofia di Talete vinco la paura, che l’amore perso è donna, medito sull’originaria struttura, palpo l’invisibile gonna.

L’importanza di Talete applicato all’amore perso, da prendere con filosofia, sta nella variegata impresa di giungere a una spiegazione unitaria dell'assenza. Fenomeno naturale. Ineludibile.

Vedremo nella prossima lezione (che mi do come una scudisciata in faccia) cosa mi suggerisce Anassimandro.