:: Claudio Di Scalzo: Lebbroso ad Aosta mostruoso

 
CDS: "Lebbroso dorato mostruoso dannato"

  Incisione su vassoio da torta - 2010

 

 

 

Claudio Di Scalzo

LEBBROSO AD AOSTA MOSTRUOSO
 

In questo fine novembre, tra ghiaccioli alle finestre della mansarda che mi danno del Tu, m’è tornato in vista François-Xavier de Maistre (1763 Chambéry - Pietroburgo 1852), le sue pagine intendo. Ho riletto “Il Lebbroso della città d’Aosta”, ed è stato come scoprire la luce che combacia sulle vette con il ghiaccio, si sa che non si scioglierà alcuna neve, ma i nostri occhi possono sciogliersi ad altra vista. Quella sulla mostruosità!

Per me finora era l’autore, soprattutto, di “Viaggio attorno alla mia camera” e del seguito “Spedizione notturna nella mia camera”. Questo viaggio, di giorno, di notte, lo scoprii diciassettenne, nei libretti della BUR. Una lira a pagina. Acquistati sopra una bancarella dell’usato a Lucca. Anch’io passavo settimane in uno studio di pittura trasformato in camera, a Vecchiano, quando non giravo da mattina a sera lontano da ogni parola scritta o disegnata. Una delle mie prime presenze, sulla rivista, “Lettera Internazionale”, fu con un racconto in poesia dedicato alle camere che abitavo. Era il tempo dei giochi linguistici. E forse ero postmoderno senza saperlo.

Questo racconto in versi era un “viaggio” tra libri e personaggi e vite conservate in biblioteca. Nella biblioteca veramente vasta allestita nelle tante stanze di un cascinale di campagna. Tra scatole e mobili da cucina riadattati: dalle pentole alla carta alle madie passate a custodire  il pane dei classici e di piccoli classici come, appunto, il "Viaggio attorno alla mia camera". 

Nel 2006, sempre legandomi a François-Xavier de Maistre, pubblicai, in collaborazione con Margherita Stein, una nuova traduzione  e commento, della “Spedizione notturna attorno alla mia camera”, sull’Annuario Tellus: “Dalla Torre Pendente alle Alpi, viaggi e altri viaggi”.

Adesso è il momento del “Lebbroso”. Alcune risposte del Lebbroso all’Ufficiale, che poi è De Maistre stesso, che va  a visitarlo in una torre dove vive isolato-rifiutato con la sua lebbra, sono frammenti che mi scuotono. Che impongono li disegni. Forse mi verrà voglia di tradurli, dall’originale in nuova veste, anche se Margherita Stein non vuole compiere questa traduzione a braccetto. E se ne sta a Monaco. E mi mancherà la carburazione filologica adatta. E parte del lessico. Il Lebbroso apre al rapporto Male/Croce-Dolore/Salvezza. E Salvezza fa rima con purezza. E vita da isolato con uomo forse salvato. Chissà se esiste una lebbra poetica, che magari non si vede come quella data dal batterio Mycobacterium leprae, che porta a recludersi.

Il piacere, un tempo del testo, ora è gioia di toccare i riflessi del Vangelo in letteratura. Sto vaticinando con testi tratti da "Il Lebbroso della città d’Aosta” di inventare esempi di narrative Art. Ideandoli secondo la mia fantasia e calcata biografia mostruosa. A una certa età, mentre incombe il compleanno dell’otto dicembre, tirare a sé i fili, della mostruosità, in una sorta di auto-storicizzazione dei moti perduti dello spirito colorato e annerito, lebbroso?, non può che essere esercizio di ri-velazione. 

28 novembre 2010