:: Claudio Di Scalzo: Scrittore con doppio storto Abele (e Caino) - Nota sulla fotografia

 
Doppio con fronte dita d'Abele

 

 

Claudio Di Scalzo

SCRITTORE CON DOPPIO STORTO ABELE
Personaggio con fronte rugosa
(v’appare il segno delle dita d’Abele)
Con dietro vegetazione rigogliosa
Predica poesia e le sue chele.
Porta basette slave
Eppur ha pisane tra le ave.
Questo personaggio ha qualcosa di storto
Pende occhiale naso capello rado
In Val Bregaglia dal prato con orto
Lo guardo una volta e me ne vado.

 

 


Doppio con fronte dita di Caino B/N virato per evidenziare le rughe

 

 

LA STALA BISTRO D'ARTE

Svizzera, Val Bregaglia, Coltura/Stampa
22 settembre 2014 - Foto Bruno Ritter

 

 

 Claudio Di Scalzo

SCRITTORE CON DOPPIO STORTO CAINO
Personaggio con fronte rugosa
(v’appare il segno delle dita di Caino)
Con dietro vegetazione rigogliosa
Predica poesia malvagia fin da bambino
Porta basette slave
Eppur ha pisane tra le ave.
Questo personaggio ha qualcosa di storto
Pende occhiale naso capello rado
In Val Bregaglia dal prato con orto
Lo guardo una volta e me ne vado.

 

 

 

CDS

NOTA SULLA FOTOGRAFIA IN DITTICO (ABELE, CAINO)

La fotografia me l'ha scattata Bruno Ritter il 22 settembre 2014, in val Bregaglia, a Coltura/Stampa, presso "La Stala Bistro d'Arte". Il giorno dopo su questa fotografia ho inventato versi facilmente orecchiabili a partire dalla fronte del personaggio o doppio dello scrittore. Non è la prima volta che uso la mia fronte, in fotografia, come pretesto per una narrazione. Ma stavolta le rughe date dall'età, molto profonde,  e vieppiù profonde se virate in un B/N  più incisivo, il tempo di un click nell'epoca digitale sul programma base Picasa (mentre negli anni settanta/ottanta come Fabio Nardi ci sarebbero volute sedute in camera oscura complesse e carta fotografica adatta), hanno prodotto in me la suggestione che fossero dita e le dita prima di Abele e poi di Caino. Questo espediente narrativo-fotografico rivela che alla mia latitudine imagista, la fotografia, è sempre espediente per una simbologia, un frammento diaristico, una surrealtà umoristico-tragica e così via (clikka: in FOTALE FATALE riflessioni teorico-romanzesche); insomma non ho dimenticato il mestiere del fotografo e il linguaggio si è molto arricchito in astuzie narratologiche. Questo dittico partito blandamente da due canzoncine è molto rivelatore. Direi quasi cuore rivelatore del mio stile a colori e in bianco e nero del rapporto scrittore/personaggio/doppio. E tutto dopo una bella mattinata, in val Bregaglia, con un amico pittore come Bruno Ritter. Che sia dentro la foto che fuori ringrazio di avermi condotto nella sua Svizzera.