:: Claudio Di Scalzo: 22 febbraio in 6 foto

CDS: "L'angolo del discorso senza indicazioni" - 22 febbraio 2016 - 1

 

 

Claudio Di Scalzo

22 FEBBRAIO IN 6 FOTOGRAFIE

Il 22 ottobre è una data che ha, evidentemente, la sua funzione nella biografia del fotografo. Biografia della quale ben poco sappiamo. A parte che sei anni fa, un altro 22 di febbraio, per lui si materializzò un alto guaio. Quest’anno con la fotografia, usando la bridge FZ/Lumix 200, intende con delle fotografie evocare  una data in cui qualcosa di malvagio, di non previsto,  cominciò ad accanirsi sulla sua persona. Di quella donna, del suo volto,  neppure più ne ricorda i lineamenti; ma l’eco di quella paranoia che voleva portare morte nella sua esistenza, morte nella figurazione, imponendo l’espiatorio e il sacrificio della cancellazione alla sua estetica, ebbene, si dice, quel disegno, poi sventato, voglio rimanga segnato da sei fotografie. Una per ogni anno dal 22 febbraio 2010! Malvagità che disvelo in Camera Chiara.

Stamani svegliandomi, nella camera, ho accanto a me la Lumix FZ/200 che mi ha donato la mia compagna. La prima fotografia è un angolo della stanza. Bianco. Fantasma che ingenera nella porosità un luogo geometrico eppure mobile nell’aperta simbolicità. Dominatore di ragnatele, insetti in fuga, fumi in cerca di incrostazioni. Umido cruciale d’ogni luce. Artificiale o naturale.  “L’angolo del discorso senza indicazioni”.

Questo il titolo della foto. Una specie di prefazione psicanalitica che richiede altre fotografie adatte a esprimere l’inconscio che tende, negando il libidinale, a sprezzare travestendosi, in un dispendio di cattiveria, quanto ritiene fuori-piacere delle sue possibilità. Scrive sopra un taccuino il fotografo filosofeggiando con la sua cultura francese con la psico-analisi alle prese.  Occa è, credo, ancora questo. La donna si chiamava e chiama Occa. Una vita farlocca. Tesa a sbuonire, sorta di bruire, il bello negli altri. Occa investe il libidinale per portar Male.

 

CDS: "Cerchio estremo con mosche imbalsamate" - 22 II 2016 - 2

 

 

La seconda foto è il lampadario. Della mia camera. Che sempre contemplo accendendo la luce. Al mattino presto. Mentre l’alba ancora non filtra dalle tapparelle. Questo pallore sembra chiedere decenza agli oggetti che si rivelano.  Con lo zoom ingrandisco il vetro, come già ho fatto con la porosità del muro, e intravedo due mosche. Morte. Sono coppia essiccata d’una malvagità passata. La rima casuale sembra lo confermi. Occa aveva complici nel suo perverso disegno? Un’altra figura femminile?! Strumentalizzata in simil odio verso il fotografo; o cosciente e complice? Questo il vetro del lampadario non lo rivela. E neppure conta. Le pulsioni sadico-narcisistiche si rinnovano in chi le pregustò, ma ormai le mosche sono secche. Impiegheranno le due donne la loro ricreazione solcando altri corpi? corpi che riducono a frammenti per abitarli con la loro vita sociale. Di gusto. Magari estetica. Musicale. Ferro, esse, si credono! e sono burro nell’opacità di mattini sempre uguali.

La foto si chiama “Cerchio estremo con mosche imbalsamate”

 

 CDS: "Mare privato"  - 22.II.2016 - 3

 

La terza foto è il mare. Che trapela da un prato dove pascolano mucche e capre. Ma è il mare dell’erotismo  del mio io-in-gioco che fonde elementi di paesaggio esterni e da camera per servire la magia di un'apparizione. Il baluginio nella fotografia costruisce la simbolicità adatta all’infinità d’ogni associazione verbale che costituisce annichilimento verso chi la parola voleva annientare in me. La foto si chiama “Mare privato”.

 

CDS - 22.II.2016 - 4

"Soldato di napoleone portabandiera

 attraversa un ponte sul San Bernardo"

 

La quarta foto è la sommità dello scaletta con la quale raggiungo la parte alta dell’armadio dove conservo i miei antichi quaderni delle elementari. Pensa il fotografo. E’ bastato posarci il soldatino che tengo sul comodino. Unico sopravvissuto di un battaglione con cui giocavo. Perché esso, soldato nel lungo termine d’una fedeltà infinita alla fantasia, si trovasse sulle Alpi, con Napoleone, che scenderà in Italia per la sua vittoriosa campagna. Quando un soldatino può riassumere una campagna che per me dura da 40 anni, è chiaro, che questa fotografia da scacco ad ogni pratica malvagia reale e ad ogni marchingegno non verbale persecutorio. Titolo: “Il soldato di Napoleone portabandiera attraversa un ponte sul San Bernardo”.

 

CDS - 22.II.2016 - 5

"Astrazione con posizione del movente

spirituale e corporale"

 

La quinta foto mostra l’impronta del mio corpo nel sonno. S’articola su di un ordine e un tepore consegnato al mattino che traluce. L’esperienza del sonno  ha spinto il mio risveglio sull’otturatore della macchina  fotografica allo sperimentalismo del sentimento che somiglia alla conversione attesa dello Spirito. Stoffe impertinenti accoglienti un corpo pronto all’intuizione. Che matura nel sogno passato, il proprio naturalismo d’attacco a chi volle mettere in pericolo l’intimità della mia lingua del mio sesso con lo spirito biografico. La foto si chiama: “Astrazione con posizione del movente spirituale e corporale”. Quasi una  dedica a Bergson annota il fotografo compiaciuto.

 

CDS - 22.II.2016 - 6

"Il ruscello nel prato pisano dove bere stando

in una valle alpina"

 

L’ultima foto è il paesaggio in stile Fauves che dipinsi stando alla finestra della mia casa di Vecchiano. Scrive sul taccuino il fotografo.  Ci sono i campi del prete la chiesa e il campanile. E dietro il mare che mi ha visitato sui prati alpini. E nel porto la mia barca ferma e stabile che denota l’unità del mio fotografare una data nella discontinuità dell’eco interiore. In sintesi l’esperienza dell’ombra e della tornata luce. Poi, meditando, il fotografo, sembra dire alle fotografie trasferite sul pc che esse, vorrebbe fossero,  anche l’insorgere di quanto intravisto nel tessuto detto mondo che si fonda perché noi si concepisca di lasciarlo. Per altre avventure. Dove l’amore è la trasparenza della continuità dell’essere tanto libero da credere che il fossato nel campo del parroco sia acqua con cui lavarsi il viso. In camera. Il giorno 22 febbraio 2016.