:: Accio: Se Sara Cardellino ritrova l'aforistica nelle soffitte gioia e fitte. 2020 |
Accio La lunga presenza di Sara Cardellino a marzo-aprile (adesso ha raggiunto autocertificandosi per motivi di urgenza i genitori a Venezia ove ha residenza) nel cascinale vecchianese della sarta Nada Pardini vedova di Libertario Di Scalzo detto Lalo, bloccata dalle imposte leggi per combattere la pandemia, ha portato salti a molla ar mi'-còre ma anco quarche guaio. Per me catastrofico. Che poi affiderò ai personaggi che m'ispirò come Mara Zap o Rosa Mollica o Salata maretta. Tutti umoristici ed eroicomici. La sua curiosità impertinenza monelleria aristocratica, devo dire, molto diversa dalla mia proletaria, e difatti lei è socialdemocratica e io bolscevico o anarchico a seconda le giornate, l’ha spinta vagando per le soffitte, ad aprire casse bauli armadi smontare pacchi di fogli carte quaderni abbandonati. Così ha scoperto riviste dove son finiti miei aforismi razzi frammenti di quaderno intimo, journal che poco val rileggerlo, e, seguendo l'indagine, scoperte scatole con fogli manoscritti e dattiloscritti più secchi delle foglie di un erbario, trucioli limatura schegge, ha preso a leggerli, e già qui m'è montato ir nervoso; ma ir massimo l’ò raggiunto quando, m'à suggerito, caldamente, che poi son quasi imposizioni avendo come materia di 'onvincimento labbra 'orallo e ir profilo der su' collo e 'osa segue dopo l’incavo, a dar loro sistemazione. M’è preso un brivido. Sistemazione? Trascrivere ricostruire interpretare datare collegare al poco pubblicato in aforismi. Sudavo a pensarci. Ho maledetto il giorno che ne pubblicai alcuni su Zeta su Tellus sulla rivista engadinese Bloc Notes di Isella in Svizzera su l’alpina Quaderni Valtellinesi. Che l’hanno messa sulla pista. Mio passo falso che risaliva agli anni ottanta e seguenti. Maledizione. Ho taciuto confidando che le passasse. Macché. Non demorde. Neppure da Venezia con Watsapp. E sa dove colpirmi duro. Per convincermi.
“Accio tu sei un perdigiorno. Uno scioperato. Per stare al libro di Eichendorff. Che ti è caro. Ma non sei più un giovane per stare sull’albero a cantare mangiar frutti vagare di fantasia sul mondo che vedi. Sul ramo ci prendi i reumatismi! Devi scendere e dedicarti al Mulino che ha macinato farina in questi anni. Di casa tua. E sistemare i sacchi. Il lavoro che le macine han svolto per te. Che indifferente le hai lasciate girare come se non ti riguardassero. È il tempo della responsabilità. Imperdonabile scrivere belle partiture senza indicare la chiave che apre, i tempi i movimenti, non curare gli strumenti perché anche l’assenza di un timpano un triangolo può rendere il tutto incomprensibile”. Ci litigo. Nervoso che nun mi dà poso. Mi ribello alla fatina azzurra lagunare. “Me lo suggerì anco Tabucchi e Alessandro Fo addirittura sull’Indice dei Libri e non ho ascoltato perché devo dare retta a te cardellino?” – “Perché non ti invito a pubblicare bensì a sistemare il caos che amerei conoscere come una partitura che si ricompone nel suono adatto. Puoi darmi torto? Dai Accio fammi fare la emula di Mendelssohnn che riprese gli oratori di Bach. Sei un po’ bacato anche tu!” Ci rido. Mi dico che non ho scampo! Bacato scioperato! Forte neh la musicista! Devo darle retta. Che altro posso fare! Mettetevi nei miei panni! Mi son messo al lavoro come un nero in Alabama. E per sfuggire alla qualifica di vagabondo inconcludente, inaffidabile, scrivo pure altri “Apologhi per la sera muta”. Sono arrivato da ieri a 20. Giunto all’età der Cardellino mi fermo. Sperando non dica: “Accio perché non ne scrivi fino alla tua età di adesso. E allora sarebbe un lavoro a bestia!” Ho 25 anni più di lei! Quanto all’aforisma, al motto morale, all’apologo, al frammento caustico, journal, cuore messo a nudo secondo Baudelaire, i vari generi, compresi quelli consegnatici dalle avanguardie ottocentesche e novecentesche, sono oramai Tradizione. Che inizia fra l’altro nel medioevo. Si dilata con i Moralisti francesi. Nei giochi delle avanguardie novecentesche. I nomi stanno nelle antologie di settore. Il web, con blog e social, ha dilatato all’infinito questo genere. Ma esistono i padri fondatori. Da non dimenticare. Oggi pubblicare si finisce in ogni caso sul fondale acquoreo e stampato. Quanto qui rivelo, e pubblicato decenni fa, saltuariamente, con un progetto sovversivo rispetto alla feticizzazione ideologica del prodotto estetico che non poteva che fallire miseramente, ha il ruolo di paline ficcate nel lago di Massaciuccoli-Puccini. L’acqua sotto è pescosa c’è vita e movimento. Ma la rete lì non la butto. Salvo per darne “sistemazione” (e far contenta la Cardellina e non rischià di perde bei baci e ir su amore) e poi ributtà le speci nell’anonimato per loro per me che ficcai il palo nell’acqua. Piccola Antologia di Aforismi da “Apologhi per la Sera Muta” scoperta da Sara Cardellino
ZETA 9 1986 – "A COMINCIARE DALLA Z". Antologia a cura di Lamberto Pignotti. Ero nella Redazione della Rivista Campanotto Editore. Realizzai la copertina con qualcosa dedicato a Papini e al don Giovanni. Non trovo più l’originale né una foto né il volume. Cardellino ha ritrovato l’appunto manoscritto che qui trascrivo. Estremizzazione del Postmoderno. Calcare variare in malora tutto far andare. Mi sembra ancora ipotesi sovversiva. Se non fosse apparso il Web a tutto eternare. La corsa lungo le mura della letteratura ha concluso il suo primo giro: andare avanti significa anche tornare indietro: a molti spiace a me no: siamo usciti a pezzi dall’esplosione del laboratorio avan(ti)guardia: l’epitaffio è IN NOVA IN VANO. Io ricalco dunque: ho iniziato sui cornicioni della camera di De Maistre e il viaggio anocra dura, ho visitato il pazzo palazzo palazzeschiano, ho spartito San Sebastiano con Kafka, ho acceso il mio cuore con il respiro di Louis Philippe, ho aggrottato la fronte di Diotima e cercato Yvonne con meaulnes: senz’altro ho più letto che scritto: tutto è stato scritto, poco combinato, pochissimo riscritto, niente calcato perché si perdesse: sono una lunga estesa sanguinante sottolineatura. Nota: vano come vanamente, vano come camera stanza gabbia chiusa.
ZETA 10 1987 - Antologia a cura di Lamberto Pignotti sulla narrazione breve. Micronarrazione. Un sotterrato vivo si aggirava per le strade della città cercando una via d’uscita nel volto di alcune persone. (1980)
RIVISTA DI GEOFILOSOFIA TELLUS 18 - 1997 Entrai in casa tua con la testa mozza del personaggio che avrei voluto impersonare posata su di un ridicolo vassoio per torte. Anzi a guardare meglio è proprio quello che usa mia madre per le crostate. La testa mozza contro ogni previsione disse: “I tuoi occhi neri, neri come il carbone, bella mia, non li tengo più nel gozzo”. E fu a sentirequelle parole, altrimenti mi sarei trattenuto, che cantai, grazie a Tony Renis, dal buio caramelloso del mio sonnambulismo: “Quando quando tornerai… dimmi quando quando…”. (1986) TELLUS ANNUARIO 27 "Dalla Torre pendente alle Alpi" - 2006 FIDANZAMENTO ROTTO -Vi aspettereste di vedere una foglia tenere dritto un albero? L’Ex fidanzato rivolto alla fidanzata e ai suoceri leggermente discosti, davanti a facce dure come selciato, fece confessione della propria debolezza. (10.10.1982)
Il mio Cuore per metà è quello di un lupo che gode nell’azzannare l’altra metà che è tenera e innocente come petto di rondine (1985) BLOC NOTES 53 – HANE a cura di Gilberto Isella - 2006 MIRACOLI Miracoloso che un numero si porti dietro un bus arancione con tante persone che hanno un numero come nascita e nel loro futuro un numero come morte: ogni giorno accade l’evento e nessuno, in strada, se ne accorge. (10.6.2001)
TELLUS 30 – 2009 – NOMI PER 4 STAGIONI - "Dall’Illuminismo a Internet" “FINE MIO CONFINE” - III - 1982 – Tecnica mista con testo su fotogramma di fumetto Il monologo dell’uomo che sta scrivendo una lettera attinge al tragico romantico come il musicista che si affida a una melodia musicata da altri. La notte è sorda e le parole fresche d’inchiostro lo illudono che esse, giunte a destinazione, avranno la forza del fermaglio che tiene in un legame invincibile le perle, perché ogni parola scritta, che assume l’incisività dell’interrogativo perenne, attenderà l’essere amato dove la felicità non si consuma, il sogno non si squama, l’emorragia della dimenticanza si sana. Forse allora prendendo il viso di un personaggio del fumettista Domingo Mandrafina, di nome Cayenna, m’immaginai in attesa che qualche parola riuscisse a varcare un confine di paese. La fuga. E allora scrivevo alla donna amata. Però a chi?, mi domando oggi. varcare “l’inizio della fine?” ha anche reinventato il mio tempo, il fermaglio non ha retto, la cancellazione ha fatto il suo mestiere, molto più del buio che circonda quel me stesso di allora dentro i lineamenti occultati di un fumetto non mio, mentre restano parole inutili sospese nella mai scontata notte.
APOLOGHI PER LA SERA MUTA APRILE 2020
1 Sotto le lenzuola abito in capanno di canne come vivessi in riva al mare. Gioco con le ossa dei gabbiani per ricavarne segnali sul futuro. Laforgue che a volte passa da qui mi consiglia di giocare con ossi di uomini. Secondo lui più efficaci sotto la luna sotto ogni lenzuola per intuire il futuro che in ogni caso va verso il Nulla. Conscio o inconscio come gli suggerisce il suo filosofo di riferimento. Karl Robert Eduard von Hartmann. Gli rispondo con una battuta interrogativa sul nulla: “Jules ma ‘osa sotto il cilindro ti frulla?” Poi faccio il bagno in Serchio e non sto a chiedermi se sogno o son sveglio. Cerco la sirena che risalga la mia solitaria vena.
2 Il vantaggio di essere scemo è che non stai a chiederti se somigli più a mamma o a babbo.
3 Chi starà montando in questo momento una donna un uomo un’altra donna un altro uomo dove terranno le mani? Ecco perché i coiti per gli altri animali sono più semplici. Non è mai una questione di mani, tantomeno a peggiorare l’atto di parole, ma solo una questione di muscolo.
4 Se allestisci il teatro sotto il tappeto per i topi poi i gatti vogliono starci sopra e s’intromette la capra che canta, vorrebbe cantare sopra e sotto, e tutto diventa un delirio anche perché l’intreccio è di un tipo sopra il tappeto e un altro sotto e la voce della capra non può, per quanto valente, legare un libretto teatrale tanto contraddittorio. Dove non c’è dialettica che porti a sintesi. Da ciò il mio fallimento come uomo di teatro domestico.
5 In genere rispondo a quanto non riesco più a ricordare che mi chiesero anni prima. Le domande si ignudano. Le palpo. E offro risposte che valgono come la masturbazione rispetto all’atto sessuale con l’altro. Non ne trae beneficio l’interrogante non ne trae beneficio duraturo il rispondente. Ma tutto vale come un male passato al dente. Non ricordi più nemmeno la gengiva che lo fece sanguinare. Figurarsi l’ente. (…) 21 Il nervoso esultante che manifesto non viene inteso dai miei interlocutori la domenica pomeriggio. Loro non hanno mai vinto una gara all’ippodromo quando dopo lo slancio della criniera gli zoccoli scheggiati il sudore che ti cola sotto la coda il merito va tutto al fantino.
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