:: Sara Cardellino: Beethoven e Knabberchen e Nardi negli "Addii". |
Mi preme davanti a questa fotografia, e altre due ne incornicio con musica di Anton Webern, immaginare che se il fotografo Fabio Nardi fu segnato dalla dedizione a Beethoven, è perché intuiva che il maestro di Bonn trasferiva, più di ogni altro compositore, le tensioni ideali ed emozionali della sua musica sul piano della struttura, e partendo, il fotografo, da questa scoperta dell’orecchio giunge a identificare, con l’occhio, contenuto esistenziale destino nella forma della fotografia a Karoline Knbberchen di spalle accovacciata sulla riva con davanti acqua ignota. Beethoven nella sonata op 26 , “Les Adieux”, ottiene risultati impressionanti per il suo tempo valicando ogni limite di quanto era allora concesso in materia di creazione per afflato utopistico teso e forte. In questa fotografia c’è l’utopia della Bellezza elevata nella sua semplicità e posa dinanzi all’elemento acqua sul crinale di rocce che s’intuiscono scivolose e traditrici, il terrestre malfido del male; la giovane donna quasi s’inginocchia nel vento leggero: s’espone fragile e indifesa. Fabio Nardi intuì tutto ciò? Non lo credo possibile. Ratificò una separazione dall’amata fotografandola: meglio avrebbe fatto sostituire la bellezza della fotografia possibile con un abbraccio tenendola di spalle: dirle: se tu scivolassi io sempre sarò pronto ad agguantarti o annegare con te! Questa fotografi con Beethoven, pertanto, suggella la sordità allora del cuore del fotografo. Il maestro si spinse oltre ogni limite Karoline farà lo stesso: l’uomo che la fotografa non ci riuscì. Questa fotografia per quanto rimandi alla Bellezza suggella pure un’inadeguatezza.
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