:: Claudio Di Scalzo: Cielo stellato sul petto. Sulla Mail Art

 

CDS - Autoritratto con cielo stellato sul petto - 14 febbraio 2017 (Primavera 1975)

 

 

 Claudio Di Scalzo

CIELO STELLATO SUL PETTO

(con notizie sulla Mail Art)

La Mail Art è stata  l’ultimo movimento comunistico-comunitario alternativo al sistema delle arti. Sviluppatasi negli anni sessanta e in Italia negli anni settanta secondando a volte i movimenti della contestazione studentesca e dei movimenti estremisti di sinistra.

Ho iniziato a praticarla attorno al 1968. E negli anni seguenti. Sulle cartoline proponevo collage, scritture, irriverenze, metafisica a basso voltaggio, fotografia, insomma tutti i lacerti dei movimenti dell’avanguardia storica (Dadaismo Surrealismo Lettrismo Situazionismo). E poi riversandovi Body Art (usando il mio corpo oggetto-artistico, la serie Duchamp-Duchampoo con lo shampoo appunto);  Land Art con cartoline che macerate sotto l’acqua poi partivano con un segno spray aerosol;  Letteratura alta e sublime trovavano sulle mie cartoline un rovesciamento ironico;  poesie pennute, poesie con granaglie, poesie scolorite, poesie ammattite e così via.

Ma anche qui, apparvero i curatori. Gli antologizzatori,  i critici, vil razza dannata, che con la scusa di sistemare un’interpretazione critica del movimento, e spesso mail artisti anche loro ma mediocri, presero a organizzare mostre in gallerie private, a pubblicare autori in ordine alfabetico. Interpretando le varie tendenze. Anch’io a mia insaputa sono stato antologizzato ed esposto.

Ma ciò mi convinse a venire via dal movimento. Come? Semplice non spedivo più Mail Art a riviste o ad artisti. Bensì a persone che dell’Arte Postale non avevano mai sentito  parlare. Amici e amiche, in Italia e all’estero, che poi o le buttavano via o se ne avevano voglia le conservarono. Poi rubricai la mia Mail Art a Poesia Visuale Casalinga. PIC. La spedivo a mio padre alla Nada Pardini, mia madre, al Pazzo barbiere di Nodica. E su queste cartoline operavo una traslazione di motivi poetici da camera. Per circuito interno. Alla mia biografia. Alle variopinte amicizie popolari

In questo mese, febbraietto corto e maledetto, che m’è venuta fantasia e voglia d’andare in visita di cortesia a quel mio estremismo estetico, degli anni  fine sessanta-settanta; ho ritrovato il “Cielo stellato portatile”. Che inventai  a metà anni Settanta.

 


CDS/1977

 

 

Dalla carta da presepe, per il cielo stellato, ne ricavai un frammento, lo incollai su di una cartoncino. Vi aggiunsi il frammento “Chi porta con sé un un pezzettino di cielo stellato non conoscerà mai l’oscurità”. Lo dedicavo a una compagna, spesso tanto malinconica, e portata a rinchiudersi sotto al sole nero. A volte soffriva per amore ricavandone stremanti giornate di solitudine. Allora per lei inventai questa cartolina. Era disposta a farsi bastonare dal V Celere ai tempi della morte di Franco Serantini, resistere al carcere, ai fascisti… e poi si faceva maculare nei sentimenti da uno sciocco marito. Che non capiva la sua disperata delicatezza. Sentìì tutto ciò come un’ingiustizia enorme. Ma non potevo porvi rimedio se non con questa cartolina.  Che però funzionò. Perché la coppia trovò le risorse per cambiare e superare equivoci e durezze.

Di questa cartolina poi ne feci  altre copie perché il comunismo-comunitario lo imponeva. Non doveva esistere il pezzo singolo  E a volte l’ho usata anche in amore. Perché mi sembra ancora un bel dono. L’immagine è stata pubblicata anche in catalogo e ha avuto traduzioni. Però non ho con me le pubblicazioni artistiche. Non le conservo. E per rivederle devo andare dal gallerista Roberto Peccolo. Nel suo archivio.

In questo febbraio tanto arduo. Sono passasti quaranta anni. E vado su e giù sull’autostrada della Cisa per raggiungere mia madre. Nada Pardini ammalata grave di cuore. Che poi quando venivano artisti a trovarmi e le chiedevano se abitava lì il mail artista della Fabbrica degli Oggetti Utili che editava le cartoline e se potevano vederlo, lei non capiva. Chi era il mail artista? Ma se dicevano Accio. Il soprannome con cui mi firmavo allora intendeva e li mandava nel mio studio, al primo piano. Del cascinale. Che ancora è come allora. Oppure diceva loro: è con Lalo col camion ma torna presto. Se tornate all’una mangiamo assieme. Tornano sempre perché son d’appetito.

E anche a loro donavo cartoline di Mail Art come mia madre donava i suoi tortelli. E i suoi limoni. 

Dicevo dei tempi ardui. L’oscurità è in agguato nelle mie giornate. Sì, febbraietto corto e maledetto. E per farlo diventare un gocciolino benedetto mi son spedito da solo la cartolina che inventai. E ha raggiunto il mio petto. Lì l’ho fotografata. Lì dove una donna pose la sua mano per salvarmi dal dolore che allora provavo. Tanti anni fa. A questa figura salvifica va oggi, 14 febbraio, il mio pensiero riconoscente. E questo è un tassello, come la cartolina, di un romanzo atipico che non verrà mai pubblicato. Ma resterà lo stesso. Perché cartoline e ricordi e bellezza non scompaiono,  e proprio perché non sono  editati o pubblicati o messi in mostra, essi vanno e vengono, un andirivieni, in certi mondi paralleli che forse sono la Poesia eterna, o forse la Religione, o il Comunismo libertario; e questi capitoli stanno accosto al mio reale di ogni giorno, e vanno postini di sé stessi dove sono cercati. O attesi.