:: Claudio Di Scalzo: Cronodramma paesano con Dino Campana |
Claudio Di Scalzo CRONODRAMMA PAESANO alla Nada Pardini a Dino Campana Ti sei tinto i capelli sul rosso od è la sera che abbiamo dietro le spalle a farmeli vedere così figliolo? Ma se li ho grigi con gli ultimi ricci mamma! È da un’ora che mi parli come un matto saltando di palo in frasca da come t’ho visto crescere alle vicende in quel di Marradi di te poeta che non conosco e che sta in questo momento in manicomio, li hanno riaperti? ma non l’avevano chiusi?, e poi torni il mi’ figliolo e dici che mi stai accanto, appunto con i capelli rossastri, con dei baffi che sembrano un coltello con due lame appuntite. Lui che non sei del tutto te dice che gli hanno cancellato un libro, insomma smarrito, che poi lui a riscriverlo c’è ammattito, e che lui che ora in parte è anche te, ma stai ammattendo?, sa cosa si prova a vedere cancellato un impegno durato anni perché ci sono in giro i nipoti di quelle merde, ha usato proprio questa parola!, di Papini e Prezzolini e Soffici!, che impediscono ad un libro-web di rivoluzionare la letteratura. Ma chi sono figliolo? Cosa sta accadendo? Chi sono le genti di questa discendenza? Ne conosco qualcuno? Che sciocca a chiedertelo, come potrei? Non ho frequentato intellettuali io in sartoria. Dovevamo starcene qui seduti, tranquilli sul bordo del letto, a guardare le foto di babbo che è morto, però sano di mente, e alcuni ricordini che mi hai regalato, pochi a dire il vero, tornando dai tuoi viaggi, a uno ho messo anche un cerotto, al cavallino, per tenergli le zampe in piedi, me lo dici cosa ci fai accanto a me come se tu fossi due persone in una? Mamma questo poeta che vive l'osmosi con me, a partire dai capelli, è Dino Campana. In questo momento sta in manicomio ammattito perché a volte i poeti ammattiscono, quelli grandi però, io non ammattirò non sono un grande poeta, stai tranquilla. Figliolo ma tu un libro lo hai scritto? No, mamma, nel senso che non ho mai pubblicato niente, ma Dino, ah è un bel nome davvero, breve e incisivo, vuol farti intendere che io sto soffrendo perché tutta la vita ho cercato di scriverlo un libro con chi amavo e poi quando sembrava che ce l’avessi fatta, i discendenti di Prezzolini, che sono intellettuali molto colti e con tanti lettori on line, hanno vinto culturalmente contro il mio anarchismo selvatico e quello ancor più matto di Campana, e allora il mio libro si è smarrito, s'è cancellato, perso insomma. Stesso destino che provò su di sé Dino. Ammattirai per questo? Perché se mi stai accanto con addosso il cappotto sdrucito e le scarpe fangose di questo Campana forse un po’ lo sei. E ora come ne usciamo? Da questa camera ancora in due, vero?, che mi sorreggi il braccio perché son malata di cuore e posso morire da un momento all’altro. Perché ho l’impressione che il tempo la sveglia abbia cominciato a misurarlo andando avanti non di ore ma di anni e decenni e decenni. Non ti preoccupare mamma, se io dico che scelgo il tuo alfabeto, originario, di silenzio, che starò qui con te a guardare a volte le foto di babbo e il cavallino di vetro di Murano azzoppato e la foto tua della Prima Comunione e mia di Cresima, io non soffrirò più non ammattirò perché il libro è stato cancellato prima ancora di essere pubblicato. E poi è meglio non pubblicare nulla se per questo si ferisce chi si diceva d'amare: il monello che fui che correva sull’argine posando i piccoli piedi nelle impronte degli scarponi di Campana. Non ci ho capito nulla, però come fa un professore come te, di scuola, a stare ad imparare da me che ho la quinta elementare? Mi sembra una follia bella e buona! No mamma non lo è, il Dino Campana che, un po’, sono in questo 8 marzo, dice che è la scelta giusta, perché prendo da te la linfa che m'ha modellato nascendo di sette mesi!, un po’ selvatico un po’ sempre diverso dagli altri che il tempo di nascita e sviluppo ha adattato alla logica della vita; e poi i libri cancellati anche se non pubblicati, che contenevano un grande amore, anch’esso cancellato, possono essere ritrovati. Anche se non esistono bimbo mio? Ma sì. Un po’ come il Cristo ci trova anche se facciamo peccati o siamo preda di colpe che neppure conosciamo. Tu hai una colpa da scontare? Sì! mamma ho pensato troppo in grande l’amore con le parole della letteratura e invece dovevo usare quelle che usi tu, naturali, innocenti, anche nel litigio con babbo, perché queste parole non si perdono, non scadono come il latte, sono "per sempre". Tu mi dici che babbo ancora mi ama anche se è morto dal 1995? Sì! mamma siete una coppia che mi garba tanto e anche piace a Dino Campana perché la Sibilla Aleramo una volta che lui ammattì e che era in pericolo lo lasciò al suo destino. E se Sibilla avesse letto meno libri e avesse amato meno gli intellettuali gli avrebbe portato un fiore in manicomio, l'avrebbe carezzato oltre le sbarre. Anche se era diventato, in certi momenti, un mostro di cattiveria e brutalità. Come lo definì, certamente esagerando. Per vincere il rimorso e giustificare le nuove frequentazioni. Tu a volte sei stato cattivo come lui, come Dino Campana? Sì mamma. Ed è per questo che sei solo? Sì mamma, è possibile che mi abbiano visto così. Allora non hai nessuna donna da festeggiare oggi. Otto marzo! Ci sei tu, e poi appena il libro tornerà a me anche se cancellato, forse, dato che in quel libro c’è più di un amore bello, chi lo visse, e ancora lo custodisce!, si rivelerà a me come la donna da festeggiare, in un futuro possibile, e festeggiare anche me perdonandomi se qualche volta sono stato un po’ cattivo ma in tutto candore. Mi fai piangere figliolo, e vedo che anche Dino piange, allora è vero che i matti capiscono i sentimenti alti più dei sani! Tu compreso! Ma certo mamma anche tu, intendi l'amore, nella sua assolutezza, anche con la quinta elementare. Anzi sai che dico che è proprio questo il diploma adatto per trovare un po’ di bene e di amore sulla terra. Siamo d’accordo tutti e tre! Confermato! Allora andiamo mamma fino al cancello verde di casa, un tuo braccio lo tiene Dino che è robusto e uno io. Sì mamma, la magnolia il noce e il pino non verranno mai potati, perché dovremmo?, neppure io e Dino mai ci siamo fatti potare. Ed è meglio ammattire che vivere sotto le cesoie dei giardinieri.
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