:: Karoline Knabberchen: Acquarelli parigini - 1 |
Karoline Knabberchen ACQUARELLI PARIGINI Saint-Sulpice – e tu riderai di me – ricorda San Martino in Lucca. Ed è il campanile di San Martino a piegare il paesaggio acquarellato che dipingo per vincere il nero nascosto sotto le arcate di questo ionico che così poco ci convince: però il mattino ceruleo parigino gioca strani scherzi nel riverbero dell'acquasantiera-tavolozza. Il mio campanile nasconde al suo interno l'obelisco che divide in due il nostro tempo qui – quello vissuto assieme e quello che ci vedrà separati: – è la meridiana che hai visto all'interno della chiesa che ha perduto il globo glorioso del mondo e la cui punta ora sbreccia la carta ancora bagnata su cui deponevamo ad asciugare l'amore a mollo ad Asnières-sur-Seine: io per ripescare Seurat nei colori franti delle onde, tu per rivivere nella classe operaia che il pittore parigino ha voluto scomporre e ricomporre sulla tela. San Martino alza la spada verso questo luogo, nefasto per tutti i giovani amanti, dice. È comparso nell'ombra, lì accanto alla statua della Vergine: lo vedi?, fa il gesto di tagliare il mantello e ce lo porge nella speranza che sotto la sua protezione noi si riesca una volta per tutte a vincere questa fascinazione per i corsi d'acqua che il viaggio suggerisce. Crede che in noi si celi qualche bisogno da mendicanti. In me di certo.
"Statua che si cela alla preghiera supplichevole" - 1980
Claudio Di Scalzo RACCONTARE GLI ACQUARELLI DI KAROLINE KNABBERCHEN Nel marzo 1980 Fabio Nardi e Karoline Knabberchen, che hanno rispettivamente ventisette e ventun anni di età, sono per la prima volta assieme a Parigi. Ospiti di Lenino Nardi, zio di Fabio, che ha un albergo in Montparnasse: “La Belle Élisabeth”. Qui Karoline disegna degli acquarelli e accanto ci scrive, affidandosi a forme quasi astratte che le vengono suggerite sia dalle sue crisi, tosse e disturbi psicologici, sia dai suoi studi sull’orfismo, sia dal suo “rivaleggiare” con il fidanzato Fabio Nardi che s’interessa, fotografando, dell’astrattismo francese di Jean Bazaine, presente con vetrate in Saint-Sèverin nel Quartiere Latino. Nel marzo di quest’anno, nel mio caotico studio-labirinto vecchianese, cercando tra casse e tele accatastate e capienti armadi “mettitutto”, un catalogo sull’astrattismo francese del secondo dopoguerra, che non ho trovato, mi sono capitate tra le mani tre polverose tele, trenta per quaranta, con disegni ad olio dedicati ad esperimenti vagamente macchiaioli e fauves, dipinti quand’ero giovanissimo,… e sul retro, incastrata tra legno e tela, una cartelletta. Dentro c’erano ventuno acquarelli di Karoline Knabberchen. La mia infelice fidanzata mi faceva di questi scherzi. Nascondeva suoi scritti e disegni nei posti più incongrui. Ad esempio acquarelli astratti dietro tele con reali campicelli e campagne pisane. Al “ritrovamento” ha assistito mia madre. Ci è presa una grande commozione. A metà aprile sono stato impegnato con la scuola a Parigi. Quando sono tornato avevo scritto sulle mie prime visite parigine, anche come fotografo principiante, ospitato da mio zio Lenino Di Scalzo ("Con la Konica fotografia malinconica"). A Parigi, in questo frizzante aprile, sono tornato alla fotografia. E non sarà un episodio. Autore e personaggio Fabio Nardi hanno la protezione di Karoline Knabberchen, e sanno che senza di Lei si sarebbero perduti e non avrebbero vissuto l'amore. Né avrebbero avuto voglia e tempo di consegnarne la trama a quella che per comodità si definisce estetica o letteratura, ma che per loro due è una forma di religione. E ciò vale molto, ma molto di più!
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