:: Karoline Knabberchen: Acquarelli parigini - 3

 

Karoline Knabberchen: "Brezza marina in maschera" - 1980

 

 

Karoline Knabberchen

ACQUARELLI PARIGINI 

Mentre correva non più bambina non ancora donna, la giovane Alcesti, lungo il breve promontorio che s'inerpica alle spalle di Iolco ventosa, per ammirare le navi dei commercianti d'olio e di lino che si allontanano alla volta di capo Artemisio, un brivido la colse. Giocava a intessere corone d'iperico giallo, macchiava la soffice tunica di garza col rosso umore degli arbusti, quando lo sguardo le rimase impigliato sul candido sperone di roccia che si getta a picco nei flutti, molti metri più sotto. E vide se stessa, ritta nel punto più estremo, ergersi senza pensiero in equilibrio sul baratro, la fresca brezza del mare che sollevava, strattonandola, la veste. Ebbe orrore di quella visione, il sangue le abbandonò le mani e la coroncina che aveva intrecciata per la madre ricadde gualcita ai suoi piedi.

Dovettero passare molti anni prima che ritrovasse il coraggio di tornare da sola in quel luogo.

 

 

 

 

 

Claudio Di Scalzo 

RACCONTARE GLI ACQUARELLI DI KAROLINE KNABBERCHEN

Nel marzo 1980 Fabio Nardi e Karoline Knabberchen, che hanno rispettivamente ventisette e ventun anni di età, sono per la prima volta assieme a Parigi. Ospiti di Lenino Nardi, zio di Fabio, che ha un albergo in Montparnasse: “La Belle Élisabeth”. Qui Karoline disegna degli acquarelli e ci scrive accanto, affidandosi a forme quasi astratte che le vengono suggerite sia dalle sue crisi, tosse e disturbi psicologici, sia dai suoi studi sull’orfismo, sia dal suo “rivaleggiare” con il fidanzato Fabio Nardi che s’interessa, fotografando, dell’astrattismo francese di Jean Bazaine, presente con vetrate in Saint-Sèverin nel Quartiere Latino. 

Nel marzo di quest’anno, nel mio caotico studio-labirinto vecchianese, cercando tra casse e tele accatastate e capienti armadi “mettitutto”, un catalogo sull’astrattismo francese del secondo dopoguerra, che non ho trovato, mi sono capitate tra le mani tre polverose tele, trenta per quaranta, con disegni ad olio dedicati ad esperimenti vagamente macchiaioli e fauves, dipinti quand’ero giovanissimo,… e sul retro, incastrata tra legno e tela, una cartelletta. Dentro c’erano ventuno acquarelli di Karoline Knabberchen. La mia infelice fidanzata mi faceva di questi scherzi. Nascondeva suoi scritti e disegni nei posti più incongrui. Ad esempio acquarelli astratti dietro tele con reali campicelli e campagne pisane. Al “ritrovamento” ha assistito mia madre. Ci è presa una grande commozione. 

A metà aprile sono stato impegnato con la scuola a Parigi. Quando sono tornato avevo scritto sulle mie prime visite parigine, anche come fotografo principiante, ospitato da mio zio Lenino Di Scalzo ("Con la Konica fotografia malinconica").

A Parigi, in questo frizzante aprile, sono tornato alla fotografia. E non sarà un episodio. Autore e personaggio Fabio Nardi hanno la protezione di Karoline Knabberchen, e sanno che senza di Lei si sarebbero perduti e non avrebbero vissuto l'amore. Né avrebbero avuto voglia e tempo di consegnarne la trama a quella che per comodità si definisce estetica o letteratura, ma che per loro due è una forma di religione. E ciò vale molto, ma molto di più!