:: Claudio Di Scalzo: Ti parlo da dove io sono da tanto. Anche Erbario Engadinese con Peonia. |
Foto norvegesi per Karoline Knabberchen - 1984 - Fabio Nardi
(Ad alcuni testi del Canzoniere di Karoline Knabberchen allego simbolicamente
Claudio Di Scalzo TI PARLO DA DOVE IO SONO DA TANTO (Karoline Knabberchen e Fabio Nardi) Ecco, mio caro Fabio. Ci risiamo, ed è la mia colpa il tuo vuoto. Ho lasciato uno spazio tra te e me, appena un pertugio da cui è filtrato il più nero dei mali. Neppure mi vedi, eppure è così sottile questa assenza di luce, così poco profonda. Ci credi? Non sono felice senza di te. Ma non comprendo dove mi trovo, dunque quali coordinate suggerirti, non so. So invece che in pochi centimetri d'acqua annego: li respiro come il più aperto degli orizzonti. E distesa, contemplo la vastità di ciò che non riconosco né come cielo, né come aperto pelago. La mia posizione, capisci, è per se stessa ambigua. Nessuna vastità mi conterrà, ma il tuo amore sì. E intanto un dolore cresciuto nell'ombra s'impadronisce giorno dopo giorno della mia vita. Si mangia il tuo amore, ti trascina via con l'onda: ogni cresta bianca è la vecchiaia che assieme non vivremo. Tu non mi vuoi più, perché non si desiderano i morti. Per loro ci vuole compassione e perdono, altrimenti è follia. E mentre scivolo (non so se più dentro nel cielo, o nel gorgo di qualche inganno marino) ti penso e se grido e ti chiamo, sono le mie lacrime che ingoio, e annego. Tu sei stanco di amare una morta. Lascia dunque la mia mano, che io comprenda se è verso l'alto o verso il basso che tende il destino. Ti amo, per sempre.
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