:: Karoline Knabberchen: Sono io... a Fabio Nardi |
1984 - Foto Fabio Nardi
Karoline Knabberchen FRAMMENTO ORFICO DI DATA INCERTA (nel silenzio leggero della promessa)
Sono io, sono sempre stata qui. Dove mi troverai chissà ancora tra una dieci, tra mille esistenze. La dura pietra della nostra chiesa non è scalfibile. Ho per te grande amore, non scordarlo!
Fabio mio, ho trovato, e credo non per caso, il giorno dell'Epifania, questo anonimo frammento scritto a lapis su di un poderoso volume di filologia che sto studiando per l’esame. Potrebbe essere sia originale sia una dolce e stremante imitazione. Che tu probabilmente attribuirai a me. Ma l'ho veramente trovato questo frammento. D'alto sentire. Misterioso. Struggente è che io vi senta l’eco della poesia di Apollinaire (qui tradotta da Giorgio caproni) Ho colto d’erica un rametto / L’autunno è morto non scordarlo / Non ci vedremo mai più in terra / Odor del tempo brullo rametto / E tu ricorda che t’aspetto. A questo punto ho cominciato a singhiozzare e tossire. Proprio non respiravo. E le parole per chiamare mia madre in aiuto uscivano a mozziconi. Mi sono vista lì a tossire e seduta sulla roccia fuori del paese di Guarda ad aspettare chi poteva aiutarmi. Ma ero anche nella mia camera piegata alla finestra e oltre i vetri mi vedevo accovacciata e indifesa ai margini del bosco. Dove mi troverai, se vieni, amore mio, nella stanza foderata di legno della mansarda? oppure intirizzita sulla roccia? Io preferirei che tu venissi a prendermi a Marina di Pisa sugli scogli. Dove c’è il mare. La ricordi la nostra mattina sul mare? Ti amo Fabio… e sarà per sempre! Tua Karoline Knabberchen (Engadina, Guarda, gennaio, giorno dell'Epifania, 1980)
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