:: Karoline Knabberchen: Innocenza tua e mia. Prospetto Opera Canzoniere |
Karoline Knabberchen L’INNOCENZA TUA E MIA (lettera a Fabio Nardi con litigio e poi cacciucco) Caro Fabio… stamani qui a Vecchiano, dal salotto del pianoterra ti scrivo, mentre sei al primo piano a stampare fotografie in camera oscura. Ho fantasia tremore a rivelarti quanto scopro proprio qui, in questo cascinale, dove mi hai condotta e so che speri compia scoperte che non riesci ad “agguantare”. E che soltanto una Ranocchia bionda d’Engadina, Knabberchen, saltellante, un po’ filosofa, un po’ poetessa, secondo te, può scoprire. Mi preme dirti che l’innocenza tutta, anche la tua può coglierla solo Dio. Ancor più quando essa innocenza si associa a una innocente crudeltà o cattiveria. Che poi è il tuo caso. Lo fai anche con me. Ricorda solo Dio può capire l’innocenza in noi e distinguerla dalla recita, dalla finzione, e, permettimi di aggiungere, di distinguere anche quella innocenza che poi innocenza non è, cresciuta sui libri, sulle filosofie, sulla poesia. Tu stai al di qua di tutto ciò. Anche per questo ti amo, sappilo, di amore grande. La tua innocenza non è inficiata da alcuna letterarietà o teoria artistica. Quindi mi trovo come donna che ti ama, coinvolta pure dalle tue invenzioni, nella necessità di capire la tua innocenza. Tu stesso me lo chiedi. E proprio quando tu sei crudele e cattivo. Questo il compito del mio amore per te. L’amore si rivela per l’altro anche quando esso ti ferisce. È accaduto l’altrieri. Tu sai come e perché di questo attrito, che poteva diventare catastrofico. Stavo per chiamare un taxi e tornarmene in Engadina. Tu eri in piazza su di una panchina scontroso e furente. Capace persino di far ghiacciare il cacciucco preparato da Elvira. Che mi chiedeva ma dov’è andato? A quel punto ho pensato a te che mi porti a casa tua. Che mi fai vedere i giochi tuoi da bambino, sempre solo, perché troppo monello, perché scacciato come figlio dell’anarchico del paese!; mi hai messo tra le mani la fisarmonica che tuo padre ti aveva regalato tornando da Marsiglia. Piccola fisarmonica in madreperla. Che suonavi bambino, ammalato, in casa. Per farti compagnia. Ho ricordato il “povero Musicante” di Grillparzer che suona senza conoscere la musica. Tu eri come lui, soltanto eri bambino. Convinto che quella fosse musica. Così come quando mi hai fatto sfogliare i tuoi libri di Verne, Dumas, Salgari, London e Alain-Fournier. Ho capito che vivevi corsaro, trapper, viaggiatore negli abissi e in viaggio verso la luna esattamente come gli eroi che leggevi. Un eroe da libro, in un libro tutto pensato da un bambino e senza scriverlo. Poi il tuo cappottino con cui andavi a chiedere i crediti di tuo padre, in case ostili con la borsetta e dove ti prendevano in giro. Dandoti soldi se recitavi poesie in rima salendo su di una sedia. E dall’album le foto della tua Prima Comunione. Dove ti immagini “Posatore di Croci” nella vita che ti era dato di vivere.
Ho conosciuto dove stava la tua crescita, le tue giacche ben cucite, dalla madre sarta, i giornali delle rivolte a cui avevi aderito sentendoti un Bonaventura Durruti o un Majakovskij con i raffinati figli della borghesia pisana che tutto erano tranne che comunisti. Mi hai fatto conoscere le stanze della sarta, il cucito, gli aghi, le macchine da cucire così come gli attrezzi per il camion di Libertario Nardi. Le soffitte labirintiche. Ecco, lì, ho capito la tua innocenza, e perché a volte è crudele; ho inteso tutte le tue sofferenze, le ho sentite uguali alle mie, in un’altra casa, anche io innocente e a volte crudele. Sono allora corsa verso la piazza, e tu lo stesso lasciando la panchina correvi verso me. Che abbraccio, che bacio Fabio mio! Ci siamo proprio sposati oggi, hai detto, la chiesa di Sant’Alessandro è qui accosto a noi. Che sorriso che avevi, come eri felice che ti avessi perdonato e capito. Mentre mi tenevi per la vita con un braccio, ho pensato a questo amore così alla pari, così perfetto, perché la nostra innocenza ci salva. Poi tremando ho immaginato un momento, magari di mio scoramento, di dolore altissimo, per qualche incomprensione tra noi, o che pure temessi il tuo amore anche un grammo meno del mio, ho pensato alla catastrofe di una separazione. E mi sono detta che mai ti avrei lasciato per un’altra vita su questa terra senza te; e piangendo (ma tu non potevi sapere perché lo facevo ritenendolo commozione per il presente) ho pensato che se fossi morta, tu, per sempre avresti amato me, in attesa di incontrarci ancora. -Perché piangi amore mio?, ora basta, siamo due innocenti! E il cacciucco ci aspetta. -Sì, lo siamo. Ma se morissi? -Non morirai! Ma se accadesse troveresti il modo di tornare sulla terra con altro nome e altro volto, per starmi vicino mentre invecchio. -Sembra la trama per un melodramma o per un romanzo popolare. -S'impara più da questi generi che dai grandi libri dai grandi autori! -Forse è così! -Senza forse, il nostro amore resterà nella sua bellezza prima per gli elementi da Feuilleton e da Romanticismo e poi per le teorie che tu ci infili. -Infilo? Spiegati meglio Fabio. -Semplice! il Corsaro Nero sta sempre con Honorata, un po’ perché intende così l’amore assoluto, e un po’ perché lei assente, e ritenuta perduta nell’oceano dove l’ha abbandonata in una barca, ha letto Schelling. -Mi fai proprio sorridere!, il Corsaro Nero legge Schelling! - Ma sì! Per noi due che ci amiamo. Tanto non lo saprà nessuno. -Oh Fabio che bello star qui a Vecchiano con te! dopo mesi che non ci vedevamo. Mi porti al mare? -Dopo il cacciucco e il bagno lo faccio alle cinque. Sennò affogo. -Ti terrò sotto l’ombrellone abbracciato. Ma tu dovrai stare con mani e slip tranquilli. -Non lo garantisco. Soprattutto se nel cacciucco c’è il peperoncino.
PIANO DELL’OPERA E LEGENDA CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN
Claudio Di Scalzo IL CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN Il Canzoniere di Karoline Knabberchen, è un immaginario, per estensioni tematiche, che tiene in sé presupposti speculativi che sono anche carne e sangue, reale, di un’avventura poetologica e narrativa. Romanzo. Il personaggio di Karoline ha il cuore angelico oceanico, e può contenere anche altre firme, che ne dilatano il battito. Come per il fumetto e cinema e serie televisive auspico che altre firme ne scrivano un altro lemma, di questa partizione. Transmoderno.
La tensione nell’immaginario per Karoline è unificante. Come la paglia tagliata conserva l’oro e la recisione della falce.
PERSONAGGI PRINCIPALI KAROLINE KNABBERCHEN Poetessa svizzera che studia letteratura e filosofia all’università di Pisa e che si suicida venticinquenne alle Lofoten, Austvågøy, il 20 agosto 1984 FABIO NARDI Fidanzato vecchianese di KK e artista fotografo dalla vena eclettica LIBERTARIO NARDI Babbo sempre evocato senza tomba fissa ELVIRA SPINELLI Madre di Fabio, sarta in ogni luogo apprensiva ETEOCLE SPINELLI Nonna di Fabio ANDRI KNABBERCHEN Padre dei pomeriggi in barca GERDA ZWEIFEL Madre severa, signora degli incubi RUT ZWEIFEL Nonna dei garofani rosa UGO SENTITO Filosofo misteriosofico
PIANO DELL'OPERA Libro-Introduzione "Le età dell'angelo svizzero Karoline Knabberchen - Diario Bagnato" Ornitologia da banco vecchianese ed engadinese. Libro Terzo. Telegrammi sott’acqua. Candele spente. Libro Ottavo. Karoline disegna. Libro Nono.
Del “Canzoniere di Karoline Knabberchen” in trentasette anni sono stati pubblicati pochi estratti da “La freccia di sabbia”,
CDS cura il racconto illustrato in versi e prosa e fotografia: "Karoline e il fotografo" CDS cura il racconto illustrato in versi e prosa e fotografia: "Karoline e il fotografo" -
SULL’OLANDESE VOLANTE - Barra Rossa - ALCUNI CAPITOLI DEL CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN
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