:: Karoline Knabberchen: Spille di filosofia ovvero filosofia da baita.


LEI


(Guarda, Engadina, Svizzera, 10 aprile 1959 - 20 agosto 1984 Norvegia, Lofoten, Isola di Austvågøy





Karoline Knabberchen

SPILLE DI FILOSOFIA OVVERO FILOSOFIA DA BAITA.
CON MANUALISTICA PER FABIO NARDI.
1979/1984

 


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OCCHI STREMANTE PASSIONE

Vedo sassi sul tratturo erboso. La giornata finita del filo d’erba. La notte prossima della pietra. Le mani distese sul grembo. Niente è mutato qui attorno.

Baita. Limitare della filosofia come ciglia dell’occhio mentale.

 

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VOLO SENZA NOME

Un volatile, ma non so riconoscerlo, svolazza dinanzi alla rupe indeciso se rubare qualcosa alla pietra. Dato che il volo ti salva, ogni volta che sfiori aguzze rocce, porta la magnificenza di sottili ossa in dono, a me, come collana portafortuna. O devo sempre stare con gli occhi verso l’alto a sperare?

 

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L’ECO ACERBO DELLA VISTA

Il badile affonda nella sera. L’effimero e l’eterno raggrumati sul percorso delle formiche. Nello specchio appeso fuori casa, tu Fabio l’usi per raderti ferendoti, ho lo sguardo ostinato del cucciolo femmina in cerca di calore. Voglia di te la provo quando sento che sta finendo una qualsiasi mia età dello stupore. In questi momenti l’incarnato sarebbe tenera preda dei tuoi morsi. Stremante godimento ne riceverei. Poi la solitudine e la filosofia cuoce la mortalità in affannosi pensieri da baita.

Rido nello specchio. Sono l’eretica del giocattolo d’amore. Tutto pensato, tutto salvato?

 

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SOLE CHE SI VA SPEGNENDO

Non c’è più nessuno nel grappolo di case che ho attorno. La felce sconta la meraviglia del sole pomeridiano svanente. Sia la pianta che io stiamo dentro al rimprovero di una storia indifferente a chi si nasconde. Ogni urgenza ha sempre la follia della devozione a qualcosa che declina. Illanguidimento. Amo il caso e la giravolta in baita vale quanto il vessillo dispiegato nelle strade del mondo. Di fronte a me le creste rocciose d’Engadina, per gli altri gli eserciti degli obblighi che cercano generali a guidarli.

 

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BOSCO CON DESIDERIO

Cuocio la mia mortalità nell’assenza dei tuoi baci. M’incalzano le castagne cadute al suolo e il dialetto delle foglie ingiallite consegnate al vento. Acquattata nel residuo verde infliggo alle mie gambe nude l’incognita dei graffi. Felicità è farsi domare dai pensieri incauti nell’amore che verrà.
 

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EDUCATA DALLA FERITA MORTALE NELLA SUA FINZIONE NARRATIVA

La morte per puro caso su questo prato. Ipotesi. Rovino in basso, mi ferisco alla testa, perdo sangue svenuta. Nella notte spiro. Responsabilità per la passeggiata sotto il nero inchiostro del cielo di maggio. Nel fieno occhi si velano la cenere dei singhiozzi si perde come il soffio morente della bestia in trappola. Ha bagliori di bottiglia vuota il mio viso. Muoio per caso sotto il ramo immacolato del ciliegio. Tutta la bellezza che mi apparteneva svanisce mi lascia saggia e brutta in questa località presso Ardez d’Engadina.


 



 

NOTA FABIO NARDI
 

Conosco il perché di questo titolo. “Con le spille la sarta tiene assieme il vestito che non è ancora vestito, tanto per farcelo vedere e conoscere a grandi linee, così faccio io con la mia filosofia-poesia”, disse la mia fidanzata.

Nessuna c’era allora che sapesse scrivere così ventenne. Nessuna c’è oggi.