:: Claudio Di Scalzo: L'Unico e la sua malmostosità . "Mi continui a scrivere del Nulla" |
(ovvero guai in amore e ideologia del professore supplente) Leggendo quanto l’ex fidanzata gli scriveva nel trafiletto elettronico in risposta alla sua richiesta di rimuovere le foto di loro assieme dalla bacheca Facebook: “Mi continui a scrivere del Nulla”; il professor Tarcisio, supplente anche se aveva 40 anni, nei licei di Pisa provenendo ogni dì da Carrara, proruppe in una risata che fece tremare i vetri. Tanto che su-mà, anziana parecchio e malata di cuore, ebbe un sobbalzo dal sonno pettoruto sulla poltrona dello scalcinato salotto. Gliè la tennia, dell’istèrica Linda, si disse, affibbiami ‘olpo di daga elettronio e poi mette ir brocco ‘ontro la mi' “intrusione”, a su’ di’, ricevuta. Non l’ha nemmeno scorsa intera la lettera, disse ad alta voce monologando dinanzi alla vecchia sarta sonnecchiante negli anticoagulanti, sennò avrebbe inteso che se scrivo in italiano forbito mica in vernaholo: “le foto danneggiano il mio presente in ambito familiare e sentimentale”, mi riferisco a mio fratello a mia sorella che magari curiosando on line possono capitare nelle nostre passeggiate un annetto fa a Viareggio tanto da imputarmi un altro fallimento sentimentale corredato da fotine, e, poi il “danno sentimentale” non era riferito a mia moglie, bensì alla latinista che frequento e che se la perdessi, gelosetta com’è der mi’ passato, mi butto in Arno con pietra ar collo stretta. Rilesse la presa in giro della ex: “E poi se credi che io possa rovinare il tuo rapporto matrimoniale, oddio, questa poi!” Due poi… poi le mucche fanno i buoi, si dice a Pisa. Insomma da una poetessa che pubblica presso Editori da Incubo (a quando una trasmissione dopo le cucine!) i poi son proprio degli oi oi. Si chiese se tanta sbrigatività sul filo di lama del “poi” diorama fosse dovuto alla Linda che se la tira e brinda presso editore di prestigio rispetto a me poeta visuale che dai segni storti più che altro ebbe male e voti corti. Ma poi fece spallucce. Ridacchio in rima mi smacchio. Se i poeti visivi son stati sterminati dalla pubblicità, anche l’ermeticità dura meno del baccalà nel piatto d’un livornese. Tossì compiaciuto per la battuta in rima. A quel punto il sogghigno si ridusse a mestizia dalla mestizia a nervoso dal nervoso alla filosofia adatta. Discretamente fiera e sovversiva, biascicò! ripetendo ben due volte, come i “poi” della Ex Linda,… Stirner Stirner!... IO Bestia! Ho scritto del Nulla per anni. Appunto come Stirner che afferma: “Ho riposto la mia causa nel Nulla”. A dire il vero nell’edizione italiana primonovecentesca, ahi il filologo der nulla testa brulla, venne tradotto “Brame”. Sarà brama inutile invaghissi d'una donna e poi scoprire che, non per colpa di uno o dell’altro, siamo più antitetici del giorno con la notte senza nemmeno il ricorso al crepuscolo o all'alba provvidenziale dopo il buiore? Domani spiego in classe Stirner a costo di ricevere nota negativa dal preside del Partito Democratico. E lo spiego in dialetto. Più o meno così.
‘ari i mi’ studenti pisani, vengo qui su e giù ogni mattina da ‘Arrara, oggi vi spiego un filosofo che ner vostro manuale non c’è, ganzi ir mi’ Vellotti e Conte stampati Laterza a dacci manuale solo la verza invece der companatio abbrustolito. Da induve parto!? Ma da qui: “Ho fondato la mia causa sul Nulla” ma posso divvi che l’interpreto pecché la mi’ ex fidanzata Linda m’à ditto a muso duro che: “scrivo del nulla da anni”, nominandomi parente di questo occhialetto conosciuto in un disegnetto fra l’altro der su nemio Engels. Stirner vaneggia, massì vaneggiare come blaterare sputare borbottare, un’insurrezione che s’annida nell’IO perché se si fonda ogni lotta lo si fa sul Nulla: allora ecco la I e la O saldate che rivendia tutto e l’UNIO ne ha proprietà. I rapporti tra i vari IO sono solo d’interesse di ‘attura di forza anche brutale. Ve l’annuncio: anco nell’amore va ‘osì. Sennò chiedetelo a Linda. Se fossi stato un poeta o scrittore di successo m’avrebbe lisciato meglio il pelo invece di trattammi come un pover’omo utile soltanto a taglia schiavo le ‘anne della poeticità. A mutilà l’Io ci pensano le istituzioni: famiglia scola pensatori teorici ‘attedre e istituzioni dello stato. La chiesa sul batacchio sul groppone ci à scritto Dio. La storia dell’homini osì ‘ombinati è una storia di sfruttamento stando essi mammiferi poo intelligenti a non rionosce lo gerarchia che li strozza nella ‘ondizione di mendicità, da mendianti 'appello in mano e inchino. Allora Stirner grida il su’ rifiuto, gran rifiuto di tutto stando ner su Nulla con ir su Io a falli da faro… “Non sono più un pezzente ma lo fui”. E lo grido anco all’Ex Linda poetessa astuta come na’ badessa… che “fui un pezzente a dattele tutte vinte, scrissi di nulla e per nulla, e ora son diventato ricco se ir mi’ io m’ammicco!” A questo punto, seondo te, mamma che ne dici?, un prof tanto malmostoso, gli studenti e le studentesse l'applaudono!? Ma certo bimbo mio, ber mi’ Tarcisino, lo diceva anco babbo, e non ti meraviglià, che s’era cavatore leggeva i libri dell’anarchia e me li spiegava, come?, pressapoo ‘osì: Stirnère ai borghesi gli fa il clistère! Ma questo non lo di’ agli studenti perché mi sembra troppo da grebani e tu sei persona fine! dal "ROMANZO WESTERN DEL NULLA. ANARCHICA BALLATA NEI SEGNI". (il racconto verrà inserito in "Amori a bassa quota" - Anticipazioni nell' Annuario Tellus. Febbre d'Amore. 2008) |