:: Jesse Accio James e Zerelda Zee Cardellino: John Fould per andare fino in fondo. Romanzo Western del Nulla. |
Passato gennaio che sempre ripropone a me il disastro del 9 gennaio 2017 con pistolettata della Robert Ford e l’incaglio negli scogli dell’Olandese Volante scoprendo che la Legge Poetica Pinkerton volevaa uccidermi e con me la Banda Segni Rivoltosi (BASER)… viene Febbraio che ricorda il mio cercato aiuto a Sara, Zerelda Zee, e la sua risposta: “Per la prima volta un Cardellino salverà un Falco ferito”; e sempre, magicamente, la produzione di coppia accelera. E scopro grazie al Cardellino compositori che non conoscevo. Me li fa ascoltare. Se ne ha fantasia ci scrive in didascalia… e io sono accanto alla felicità… l’ultima felicità!, lo so, fa parte del romanzo e della vita reale: l’ultima felicità quella per l’ex pistolero che invecchia scoprendo che le cicatrici e le ferite più non dolgono. Ch’erano in un certo senso la via… forse l’Ecclesiaste che assieme all’atmosfera tipo Jack London incontra saggezza indiana e poi buddista… chissà! Al Campo della Barra a un ex bandito non si può chiedere si sviluppi nel suo cervello più di tanto la teologia salvifica e la filosofia: resta più adatto a sapersi accendere l’ultimo fuoco a non farlo spegnere con il gelo del tempo attorno e le ossa che segnano l’età.
John Foulds da ascoltare, compositore del primo novecento inglese, per il suo sincretismo su musica europea e sonorità indiane mistiche confluite nei mantra; molto intressanti le sue escussioni nella musica leggera e folk. Per il suo sincretismo. Mi colpisce in Foulds l’inventiva l’eleganza con le quali intreccia suggestioni della cultura e della musica orientale soprattutto indiana nel contesto linguistico ed espressivo musicale colto europeo. Per poi scivolare, ma in alto, pure nella musica leggera e folk. Pertanto un antesignano di quanto accaduto nel secondo novecento e tanto più oggi nel mondo globalizzato. A parte i tatuaggi. Prendiamo i Three Mantras per orchestra e coro a bocca chiusa del 1919-1930, ad essi unisco a còre aperto tastiera aperta nel chiuso della soffitta cascinale tre preghierine sincretiste per il mio Jesse Accio James, stranamente saggio, questo febbraio ed anche un po’ malinconico per i segni del bianco sulle tempie.
Via si rivela nella specchiata radice mentre fonda il verde cuore-seno cavo della mano. Pieno.
2 Mare fede lucente Erba speranza fidente Luce carità sorprendente. Nel palazzo della sapienza coltivano queste aiuole.
3 L’io sciolto nella polla del deserto modella dune. Chi ci abbevera chi lo intorbida. Chi s’allontana con orme sabbiose bagnate dal riso. Tu che qui vieni che via scegli?
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