:: CDS: "Oinochoe Instagram - Febbraietto in greco detto - A Medea Topino Virgolina |
CDS: L'Oinochoe di Afrodite - china acrilico cartavelina collage - 26.1.2017
Claudio Di Scalzo FEBBRAIETTO IN GRECO DETTO
1 L’OINOCHOE INSTAGRAM Città nel fulgore son tale e quale colombe nel buio senza l’ale - - -
- - nascere protetti da Afrodite in prossimità dell’agorai con la sua tunica mi strofinai – Instagram divora l’abbandono dei mesi anni secoli –
Cicatrice tristezza in me della dea
CDS CORNICE TESORETTO A FEBBRAIETTO GRECO DETTO Ogni classicismo che ri-appare in scrittura o disegno o fotografia dovrebbe, in “maniera transmoderna”, certificare - carta canta tavola illustrata canta fotografia canta altrimenti non più incanta! - che non siamo dinanzi ancora una volta a neo evolutivi o calcanti ma dentro una inattualità cercata che smonta il temporale flusso della citazione. Non conosco il greco, però mi sono segnato questa parola Diapherein, che poi il Traduttore Automatico mi ha rivelato: e cioè alterità nello spazio. Ideare una distanza che rende l’inattualità attualità - Accettare, anzi coltivare, ogni groviglio rissoso tra i segni accumulatesi nei secoli che ci separano dall’Olimpo e dalle città greche - dove eroi simboli miti stavano raccolti comprensibili come la liquirizia con i denti di un bimbo goloso – per accettare che non c’è più una traiettoria definita del messaggio, un orientamento, nella parola nel cromatismo pittorico, nel bianco nero della fotografia. Scrivere classicamente, raccontare il mito, deve partire dalle città disperate nelle periferie con resti di fabbriche e piloni che reggono autostrade e solerte pubblicità! altro che bighe dorate! Classicismo orfico che maneggia l’andirivieni tra parole scoppiate in un grumo di significanti aniconici. Gli eroi, se ripescati, con i loro nomi, dal Parnaso, sia esso Agamennone o l’eroina di Sofocle, vivono compulsivi in più luoghi reali e liquidi (anche dell’immaginazione ubliqua e connettiva) ma accecati, vilipesi, feriti, e non c’è niente di eroico in ciò, in corpo e anima, perché il flusso è quello dello spettacolo del marketing. Ogni orientamento è perso e se libertà viene trovata o missione... essa è spaesante. Non fa accedere a nulla che non sia la conferma che un orizzonte non c’è. L’impresa di nominarsi neo-greco ed orfico si può tentare. A chi interessa e ne ha risorse. Ma senza filosofie a comporre armature che poi se traversi il liquido duemila affoghi nella banalità e sul fondo trovi barattoli di conserva pomì e dentiere risparmiose cinesi. Classicismo e orfismo perché venga riconosciuto che il non-finito rivelato dalla citazione, dal mito, ha ancora la sua misura degli atti umani, rivelarla può servire al presente, e soprattutto che il linguaggio trovi una sua riserva potenziale inespressa ancora da apparire. Segni nuovi. Mutuati dalla tecnica da cui ricavarci novella nave eroica affinché dopo aver marcato ogni perdita, anche quella dei miti, prolunghi l’avventura o l’illusione d’essa che c’è ancora uno spazio libero nel linguaggio dove l’opera, scritta o disegnata diventa negazione di quanto fu. Perché ora ci sei tu con il segno o qualcosa che gli somiglia suppergiù.
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