:: Karoline Knabberchen: Lettera al compagno Nardinskij - Al mio fidanzato rivoluzionario, 1979 - Cura di Claudio Di Scalzo |
Karoline Knabberchen LETTERA AL COMPAGNO NARDINSKIJ
Compagno Nardinskij! In noi fiorisce la primavera rivoluzionaria. Sui bastioni lucchesi fino ai margini della pineta viareggina, Dalla Cappella degli Scrovegni fino al Borgo Stretto pisano: I nostri sensi comunisti palpeggiano la bella signora Poesia, E lei si concede alle nostre carezze. È osceno!, gridano in molti: E sempre più numerosi, origliando alla nostra porta, Batteranno i piedi a terra, Indignati Che lì vi abiti la Grazia. Perché in questo tugurio sordido, Perché proprio dove non v'è una tavola apparecchiata a modo, Un letto rifatto e lenzuola candide: Perché qui e non nella mia casa l'arte si concede Come una vergine e una prostituta?
Perché, balbettanti creature In cui l'immaginazione è un buio pozzo, La purezza non si sposa coi buoni costumi, Né s'accoppia con ladri e ruffiani. La purezza tiene in mano la pistola e può ammazzare, Ma solo quando l'uomo calpesta l'uomo. Ed è religioso quello sparo, che sia di carta o di pietra focaia: Oggi però l'unica rivoluzione, la più violenta È quella che si combatte nel deserto dell'editoria, Nell'intricato Nulla degli adulatori che si mescolano e camuffano Versi biliosi amari sputacchiati dall'anima tisica.
Noi compagno Nardinskij Abbiamo bombe d'inchiostro e poesie-baionette A illuminare la notte lunga del tracollo. Tu sei il mio comunismo, il cuore estirpato della rivoluzione, Gettato nella formalina della storia Perché chi lo studia si dimentichi da quale corpo Esso proviene. Tu sei il mio comunismo, che spiana la strada scabrosa Schiacciasassi di pixel e richiami per allodole. Qui, tra queste quattro mura, Distillata dal sudore delle pareti, L'arte è il nostro comunismo.
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