:: Accio e Sara Esserino Cardellino: Pesci rossi e piccione con emozione. Giardino dei Boboli. 2011/2020 |
-Questa vasca con i pesci rossi m’incanta, Accio. -Se tu mi baciassi, Sara, incanterebbe anche me… -Stai fondando dopo la “Legge Pete Towenshed” quella dei Pesci Rossi? Secondo la medesima per ogni emozione che rivelo devo baciarti… mi sembra impegnativa! Quasi quasi preferisco stare nella prosa di Cecchi o in un dipinto di Matisse. -Cribbio!... che finezza… e ora dopo l’Emilio arrossato l’Henry pescato che fo per stupirti? E venir baciato?! Non ho speranze. -Sì che ce l’hai, Accio. Andiamo a cercare in Firenze un negozio dove vendono pesci rossi… -Faccio meglio Sara… andiamo al Luna Park alle Cascine… e vinco alla pesca miracoloso tutti i pesci rossi che vòi… e pure il ‘oniglio rosa al tirassegno… -Ma sei sicuro di potercela fare?
-Sara… guardami! Hai davanti a te il più forte tiratore di carabina e il braccio più fermo per agguantare pesci galleggianti in circolazione. Da piccino i padroni dei banchetti mi pagavano perché non gioassi… li sbancavo! -Diomio… ecco il Giamburrasca di Vecchiano… adorabile! Io mi sforzo ai Boboli di verdeggiare con lo scrittore dei “Pesci Rossi” con il pittore che dai pesci rossi in palla di vetro ricavò capolavori… rimarcando il fascino un po’ inglese delle vasche, vittoriano direi, e tu appari come un Billy The Kid irriverente…sei irrecuperabile! -Mi recuperi con un bacio? -No… non adesso, puoi disegnarli e basta, prima il pesce rosso vero da portare in albergo a Fiesole… e poi perché dovrei baciare un claudicante piccione che a breve imbraccerà la carabina?
(GENNAIO 2020 - Rivedo e rileggo, qui, a Venezia, nel gennaio 2020, scritti e disegni nati nel luglio 2011 al Giardino dei Boboli con Sara Cardellino allora Esserino. Ridiamo e scherziamo sul nostro romanzo illustrato. E sono un piccione pisano felice tra quelli veneziani che zampettano nei campi. Mentre ascolto l’impresa dell’Accio che ero dieci anni fa, raccontata dal Cardellino con particolari eroicomici, quando vincevo pupazzi al tirassegno e il pesciolino che l’avrebbe resa allegra. Dopo camminavi impettito come un pistolero che cinquantenne ancora mostra il suo valore, eri così bizzarro e buffo, che ho preso a baciarti e non la finivo più! E siccome sei Accio, sapevo che l’avresti detto, l’aspettavo mentre mi baciavi l’orecchio, hai sussurrato: “Con tutto il rispetto, Sara, secondo te Cecchi e Matisse avevano la mira che ò io al tirassegno?! Se la sognavano!”.
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