:: Accio e Sara Esserino: Biglietti Elettronici Postali B.E.P. Frementi Ali. 2009 |
FRANCA PALMIERI ha scritto-pubblicato a sua firma,
ACCIO e SARA ESSERINO BIGLIETTI ELETTRONICI POSTALI B.E.P. FREMENTI ALI (Tra Debussy e Mallarmé e D’Annunzio, tra me e te neoclassico nunzio qui)
PREFAZIONE Nel maggio 2009, dopo il loro incontro, Accio e Sara Esserino, giocano in atmosfere neoclassiche e simboliste, da Venezia a Pisa e all’incontrario. Spesso in rima. Sara Esserino accetta il divertimento rimato-ritmato con l’amato; così come Accio gli spazi classici e neoclassici in bella vista della musicista-latinista. Che sposta dallo spazio greco i miti nel mondo latino fino all’uso ironico di D’Annunzio e Mallarmé e Debussy. Accio pensa ad Arnold Böcklin e al Picasso neoclassico e al fotografo Edward Weston dei nudi; ma non lo dice alla Ninfa prima d’averla sotto dita forti da Fauno.
Legata al respiro mallarmeano assai pomeridiano qui su questi canali fuorimano con Debussy immagino tu giunga; ma (soltanto) in sogno. Tipo giungla. Lì dove son più delicata. I fianchi in ombra.
Sfioro il ricordo, come oro?, del bacio. Inumidisce l’aria intorno al letto: perché feroce intrusione lucente Canal Grande sopravanzi l’istante del risveglio. Mi tieni in mente? Ninfa Esserino ti piglio? Capelli, nodi doppi, ricci e lisci, tra cuscino e cuscino vispi, di fino?, nel perpetuo incanto neoclassico: “La tua malizia? L’acquarello delle ore veneziane sull'adorabili gote”, dico un po’ fico Fauno. Sorridi garrula voce: “Fauno manca il vino!”. Nel trasalimento irreale mordo reale mento. - "Tu sospingi la Ninfa al peccato! -"Non è pomeriggio ma c’è il mare, lo dobbiamo fare. Sarà portento, ho un certo mestiere: da tempo il peccato lo frequento. Mai nessuna però col tuo unguento".
(Ad Accio, mio peccaminoso Fauno, Venezia. Biglietto Elettronico Postale, 20 giugno 2009) Selvatico Fauno, mi sveglio nella flessuosa mattina, in attesa! Ho amato un sogno?, dimmi, amo un sogno neoclassico?
Grazioso prodigio attendo pelle vera su pelle, tua pilifera derisione dell’istante in cui mi sottraggo. Mi catturi spostata di pochi pensieri (più arditi): denti mandorla dannunziani mordono lobo tenero ferocemente, per quanto nascondo… Ti sorprendono queste labbra? Surclasso i (tuoi) tanti equivoci sulle ninfe che possedesti. Prima di me. Sarai mia scoperta ferinità? Che a pari selvatica a te di dà. Nei NO molti nei SÌ rari.
Ninfa ardita, mio stordimento! Vacillo nel viluppo caldo dei seni, come gocce piccole rose bevo, son lacerti ove brillo con baci spillo meglio del luppolo; m’infiammo dietro al collo-schiena, che trapunto con leccatine veloci. Balla ogni vena. Raggiunta!… giocando a mosca cieca col tuo profumo! |