:: Accio e Sara Cardellino: Chiarismo ieri e oggi sul mare sui poggi. Con Roussel e Leiris. |
Il “Più melodramma di così si muore” che sento dire da Sara Cardellino, mi fa ricordare il modo di dire che ascoltavo da piccino se veramente era così formulato: “più chiaro di così si mòre”… e cioè, traduco, la chiarezza massima è quella che oltre c’è soltanto quella definitiva della morte per sottolineare l’esemplarità del detto? Può darsi. Ci studierò. Il modo di dire mi ha rimandato a due fotografie scattate di recente molto virate chiaro con il semplice programma Picasa offerto da Google. Il più banale che ci sia. Rispetto a quelli in circolazione. Ma a me-mi basta e avanza quando raramente l’utilizzo. E anche quelli sull’iPhone sono portentosi a volelli usà. Ir mi cervello in corto-lungo circuito, che chiamo “scossa Raymond Roussel misto Michel Leiris”, mi à rimandato elaborando le foto al CHIARISMO LOMBARDO. Movimento anni Trenta. Colori tenui tenuissimi bianchi pallidissimi. Di Lilloni e compagni. I titoli han fatto il resto. CHIARISMO AI MONTI COL NERO BIANCO FAI I CONTI CHIARISMO AL MARE CON ALATO AFFARE Didascalie ironiche che riportano alla dialettica bianco e nero. Ma la seconda son stato tentato di titolarla in maniera ancora più umoristica perché Sara indossa una calda pelliccia: “Musicista con pelliccia scaccia piuma in maniera spiccia”. Però saltava il legame nel dittico a rovescio di bianco e nero. E ho lasciato perdere. Alé. Ecco realizzato a fiato il dittico fotografico. Omaggio ad un periodo in pittura del quale ho diligentemente cercato i quadri in musei e gallerie. E un piccolo olio che possedevo di Lilloni lo rivendetti per sostenere i viaggi londinesi, anni Settanta, con Margherita Stein. Compiuta questa veloce operazione che poi trova visibilità su FB e sull’OV, che uso come strumentario per verificarne esiti elettronici, sia chiaro!, cerco di fammi usà ir meno possibile, passo a quarche rifressione. Este sono foto facili. FO.FA. Tutti le possono fare. Ma voi té che se vai ar mare a treppià sabbia non s’arzi un gabbiano una gabbianella? Se-se n’arza più d’uno l’artri con Picasa li togli. Ma voi té che se nèvia non si arzi un volatile da quarche arbero? E se non è nero con un clik lo tigni scuro. Che ci vòle? E allora Sara Cardellino per dammi quarche merito mi dice: Sì, ma tu sai di Lilloni del Chiarismo; e poi continua… e citi i metodi creativi di Roussel e Leiris nel diario; non tutti hanno queste competenze! Competenze?, mi fa ridere, ma quali competenze! Casomai elaborazione del sistema nervoso. L’epoca telematica esclude la figura dell’Autore anche se in migliaia sui social nei siti si sforzano di esserlo. Addirittura Facebook concede l’etichetta pagina video storia come autori pensatori teologi. L’opera in scrittura e immagine su pagine web virtuali viene arbitrariamente privata di ogni consistenza, intendi? PIÙ CHIARO DI COSÌ SI MUORE!, l’operazione artistica è, diventa, semplice variante di tecnologia insita nel mezzo di produzione che ricava profitto anche da un dittico che puoi battezzare esemplare, ma non lo è, citando il Chiarismo o Leiris. Ogni soggetto che pubblica COSE ESTETICHE è un semplice emittente ingranaggio della macchina simbolica. Opera epperò reali connessioni intra-tecnologiche; e l’autore somiglia all’operaio massa nella catena di montaggio un tempo fordista. Il valore residuo autoriale non sta nei parametri tradizionali trapiantati scelleratamente dal ‘900 sulla Rete, cosa impossibile funzionino essendo scomparsa la differenza cartesiana tra res cogitans e res extensa, spazio e tempo e leggi chiare indubitabili che non valgono in schermo scherno fittizio. Il valore residuo, sua condensa, può stare nel personaggio che vive per conto proprio scomparendo nelle milioni di informazioni circolanti, dove le estetiche sono, coriandoli - toh il CARNEVALE -, e lambisce per chiarezza la morte ogni morte anche simbolica. Ci manca tu aggiunga, ribatte Sara Cardellino, che il rimedio a questa catastrofe estetica imposta dal capitalismo possa essere il comunismo! Taci questa aggiunta, per cortesia, già la so! Accio, restiamo a quanto vedo… ti rendi conto cosa hai ricavato da due scatti? Sì, mi rendo conto, che se non ci fossi tu a passeggiare sulla spiaggia con la pelliccia seducente col volatile piumato che poi sui monti diventa nero con noi che lo guardiamo dalla baita al caldo e tu senza pelliccia e spiumata… non inventerei un bel nulla! Inteso, Accio, pertanto se scompaio ancora ti tolgo la fatica residua di essere artista autore… Non lo dire nemmeno per scherzo!... Se affermo ogni tanto che “mi hai salvato” è anche perché posso vivere l’arte che mi abita ‘ome mi pare a mé per te. Roba facile in scrittura pittura fotografia… la possino fà in tanti se voglino apparì autori… si stampa un librino… s’espone in mostra… il difficile è avé una vita in amore e dramma e gioia ‘ome noi due. PIÙ MELODRAMMA DI COSÌ SI MUORE. PIÙ OPERA BUFFA DI COSÌ FINISCE IN ZUFFA. Ecco ridi, Sara, amore mio… che il tu’ riso è l’opera mia più bella… l’unìa che firmo come autore perché sei tu a permettila con le tue per me ore. |