:: Accio e Sara Cardellino: Andar per boschi pisani e lucchesi con Oberman di Etienne Pivert de Sénancour


Sara Boschiva - Foto Accio 







Accio e Sara Cardellino


ANDAR PER BOSCHI PISANI E LUCCHESI CON OBERMAN DI ETIENNE PIVERT DE SÉNANCOUR
 

 

LETTERA XVII

Vo ner bòsco prima ch’el sole rischiarisca; lo veggo levassi per na’ bedda jurnata; treppìo: nella felce umidiccia ne’ rovi; tra le cèrve, sotto i pioppi der monte Chuavet-Vecchiano; mi sballotta forzuto ir sentimento della possibile felicità; mi spintona mi pompa. Sargo scendu vo cume homo che intende godé; poi un fiatone un nervoso: e tout iurno miserabbile.

Je vais dans les bois avant que le soleil éclaire; je le vois se lever pour un beau jour; je marche sans la fougère encore humide, dans les ronces, parmi les biches, sous les bouleaux du mont Chauvet: un sentiment de ce bonheur qui était possible m’agite avec force, me pousse et m’oppresse. Je monte, je descends, je vais comme un homme que veut jouir; puis un soupir, quelque humeur, et tout un jour misérable.

 

 

Etienne Pivert de Sénancour (1770 – 1846). Lo ascrivo agli autori che mi hanno formato. I maestri segreti. Lui per il fuori. Francois Xavier de Maistre per la casa, la camera. Ambedue stanno nel “Canzoniere di Karoline Knabberchen”. Ma il richiamo a Sénancour, al suo personaggio che se ne va per i boschi da lui guidato o in complicità, come un doppio, lo pubblicai su “Lettera” (“3 rimorsi in casa del sopravvissuto – Sul viottolo di Sènancour” - Rivista trimestrale diretta da Spartaco Gamberini. N. 38. Settembre 1987)

Questa tecnica di versificazione non l’ho inventata io. Bensì Denis Roche del Gruppo Tel Quel. La sua poesia la conobbi in Francia. E dal cantante Franco Battiato. Nel suo LP “L’era del Cinghiale bianco”.

Quando si va a capo si mette qualcosa che ha attinenza con il verso precedente con i precedenti. Per assonanza analogia e altri appigli retorici o surreali, umoristici o tragici.

Di mio ci misi che tessevo. Scrivendo. Cucivo. Come figlio della sarta Nada Pardini (1927). L’intento di far conoscere alla fidanzata di Fabio Nardi, Karoline Knabberchen (1959-1984) i luoghi della mia crescita, in Val di Serchio, mare e monti travasati in ambienti europei, come la Montmartre con l’albergo di mio zio Lenino.

Questa tecnica, coi suoi risultati, forse può ascriversi al Postmoderno, la pensai adatta nel 2010 progettando L’olandese Volante, al Transmoderno di Rosa Maria Rodriguez Magda. Ricevendono assenso.

A volte riaffiora in giro, mi sembra, quando qualche teorico di nuovo conio pensa le parole i luoghi l‘Essere ormai simulacri. Da esporre sui propri blog o siti. Scoprono l’acqua calda l’ombrello.

Chi conta sono i Denis Roche, i Battiato. A lato i Nouveaux Réalistes che assemblavano oggetti e manifesti strappati. Erano gli anni Sessanta.

Il mio Senancour tradotto, e relativo Oberman, questo sanno. Ma può tornare come “Diario Intimo da cascinale” per Sara Cardellino in questo marzo al chiuso del 2020.

 


Il tratturo di Sènancour verdescuro - Foto Accio

 


 

A corredo testo nuovamente tradotto in vernacolo misto elettricità medievale. Adatto, rimanda ad escursioni sul Monte Castello di Vecchiano, con Santuario che risale ai tempi di Matilde di Canossa, e boschi devastati da antiche cave.

Aggiungo fotografia nel fogliame contrastato nel bianco nero catturato del gennaio 2020 sulle colline lucchesi; e foto del volto di Sara Cardellino lambita dalla luce mattutina sempre lo stesso giorno. Le fotografie scattate con l’iPhone non sempre hanno buona resa nei ritratti.

Segue ritrattino di Sènancour giovine e sfogliante foglioline disegnato stanotte.

Un disegno acquarellato-dattiloscritto del 1984.

L’altro dipinto è di una Sara Esserino boschiva perplessa è del 2010. Settembre. Andavamo sui Colli Pisani: c’era del rosso in giro nel trascolorare delle foglie negli abbracci dionisiaci boscherecci.

Il recente è di stanotte, 29 marzo 2020. Sara si è addormentata sulla poltrona. Domani si vedrà ninfa nel verde evocato bosco da camera. M presenterò Oberman pitturante di lei sveglia adorante… e confido perdoni l’amante dall’averla fatta dormì ‘osì rannicchiata mentre io tentavo la colorata scalata.